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I podcast de Il colpo della strega: 24novembre2014

In occasione del 25 novembre, abbiamo scelto di tornare a parlare di violenza maschile contro le donne. Prendendo spunto da alcuni articoli usciti in rete che raccontano l’escalation inarrestabile di violenze, abusi, femminicidi dal Messico all’Africa, dagli Stati Uniti all’Italia, abbiamo cercato di delineare il contesto sociale, culturale e politico che fa da sfondo a eventi che non hanno nulla di episodico, ma sono da tempo, quotidiano bollettino di guerra.

Qui alcuni degli articoli che abbiamo utilizzato.

Il Manifesto, The Post Internazionale, Il Fatto Quotidiano, Pagina99

E qui trovate uno scritto nostro dell’anno scorso, che abbiamo ripreso per continuare il discorso di risoggettivazione della violenza maschile e contro le retoriche di vittimizzazione delle donne. A questo link invece potete rileggere la storia del 25 novembre, ormai ingurgitata dalle istituzioni e dalla burocrazia internazionale, ma che in realtà è nata su spinta dei movimenti femministi e delle donne latinoamericane.

In quest’ottica “postvittimista”, di riappropriazione della violenza e di ricostruzione di pratiche di autodifesa, abbiamo pensato anche il recital che la radio ha ospitato la sera successiva e che nel corso della trasmissione abbiamo presentato: “Non mi pento di nulla, storie di donne che si sono ribellate alla violenza maschile”. A tal proposito trovate altre informazioni e ragionamenti anche all’interno della diretta che abbiamo realizzato con la redazione informativa di Blackout nella stessa settimana.

***

Per la rubrica “Storie di donne” la seconda intervista, dopo quella con Carla Quaglino mandata in onda la settimana scorsa, sull’occupazione dell’Ospedale Sant’Anna di Torino (novembre 1978) e sul movimento delle donne di quegli anni, realizzata con Margherita D’Amico, femminista ed ex militante di Lotta Continua.

Per riascoltare la puntata:

 il colpo della strega_24nov2014_primaparte

il colpo della strega_24nov2014_secondaparte

il colpo della strega_24nov2014_terzaparte

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I podcast de Il Colpo della strega: 17novembre2014

*** Una lunga intervista a Carla Quaglino, femminista e protagonista del movimento delle donne torinese dagli Anni Settanta, oggi animatrice della Casa delle donne di Torino, che ci ha raccontato l’occupazione dell’Ospedale Sant’Anna (novembre 1978, anno dell’approvazione delle Legge194 sull’interruzione volontaria di gravidanza) e l’esperienza, importantissima per la nostra città, dell’Intercategoriale Donne del Sindacato. Grande conquista per le donne, furono i Corsi 150ore sull’autodeterminazione e la salute delle donne, a cui le lavoratrici (operaie e impiegate) poterono partecipare durante l’orario del lavoro venendo ugualmente retribuite. Un’occasione incredibile di confronto, crescita, condivisione, di vissuti, esperienze, problematiche personali e politiche, talmente forte da fare saltare moltissime contraddizioni interne alle famiglie di provenienza, al sindacato e al movimento stesso. Pensate cosa significarono, in termini di libertà, autodeterminazione, presa di coscienza, eventi come quello dell’occupazione del reparto del Sant’Anna, dell’Intercategoriale e delle 150ore. Carla Quaglino cerca, raccontando e raccontandosi, di restituirci quelle atmosfere e quelle vicende, oggi quasi inimmaginabili, partendo da se stessa e dalla sua esperienza personale, che attraverso la parola e la narrazione si fa storia collettiva e prassi politica.

***L’intervista in diretta con Monica del gruppo delle donne valsusine dell’Alvà della Clarea che ci ha presentato l’iniziativa che si svolgerà venerdì 21 novembre nel salone polivalente di San Didero, dedicata a come affrontare un fermo di polizia. Quando si ha a che fare quotidianamente con la repressione, come in un territorio militarizzato quale è la Valsusa, è utile dotarsi di strumenti concreti per poter gestire nel modo più consapevole possibile situazioni che sono all’ordine del giorno e che possono colpire tutte e tutti. Qui tutte le info.

***Alcune anticipazioni sull’iniziativa che bolle nella pentola del Colpo della Strega per il 25 novembre prossimo, Giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne. Qui la locandina e le info sulla serata.

il colpo della strega_17nov2014_primaparte

il colpo della strega_17nov2014_secondaparte

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Le Alvà della Clarea: saper affrontare il fermo di polizia

Le Alvà della Clarea , un gruppalvào di donne della Valle di Susa, tornano a riflettere e a far riflettere su come chi vive un territorio in conflitto possa dover affrontare, nel suo percorso accidentato, situazioni complesse.

Dopo l’evento Voci di donne sulla violenza di Stato, questa volta verrà proposta una serata dedicata al fermo di polizia.
Ci si interrogherà su ciò che accade quando, esprimendo il proprio legittimo dissenso, si è di fronte a momenti di estrema tensione che possono culminare con un fermo di polizia.
Attraverso le testimonianze di alcune persone che hanno subito (ma anche gestito) le 72 ore di fermo,si cercherà di capire come affrontare in modo consapevole la paura, la rabbia, la solitudine, l’impotenza che abitano quel “mondo capovolto” e che rischiano di far dimenticare a donne e uomini di essere persone e in quanto tali portatori di diritti.
Per una maggiore comprensione saranno presenti una psicologa e un avvocato.
Perché tutto questo può accadere ad ognuno/a di noi ed ognuno/a di noi deve sapere come affrontarlo.

 

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Non mi pento di nulla! Storie di donne che si sono ribellate alla violenza maschile

bozza spettacolo 25 novembre copy

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I podcast de Il colpo della strega: 10novembre2014

Torniamo in Kurdistan, per la morte di Kader Ortakaya, uccisa la scorsa settimana al confine con Kobane. La donna ha perso la vita dopo essere stata colpita alla testa quando le truppe turche hanno sparato pallottole vere e un gran numero di lacrimogeni contro gli artisti dell’iniziativa Free Art che aveva formato una catena umana al confine Suruç-Kobanê. Kader Ortakaya era del distretto di Siverek della provincia di Urfa e stava facendo un master all’università Marmara di Istanbul dopo essersi laureata al dipartimento di sociologia. Ortakaya aveva partecipato alla veglia di resistenza nei villaggi di Mehser e Miseynter per circa 25 giorni. Aveva preso parte anche ai lavori dell’accademia delle donne ad Amed, alle proteste di Gezi dello scorso anno, ed era una donna conosciuta per essere sensibile alle questioni sociali.

Continued…

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Camminata solidale contro violenza sulle donne e stupro

Riceviamo e condividiamo.

CI INCONTRIAMO SABATO 15 NOVEMBRE ALLE 18 IN PIAZZA S. FRANCESCO (Bologna).
La sera del 9 ottobre una donna, dopo un aperitivo di lavoro presso “Fish and roll” con alcune colleghe, si dirige verso un altro locale gestito da alcuni amici, “Il circolo vizioso”. Dopo avere bevuto un altro bicchiere offertole da un frequentatore del bar, la donna si risveglia il giorno dopo nel letto di quel porco, che ha abusato del suo corpo ormai incosciente per tutta la notte. Lei non ricorda nulla dopo quel bicchiere, ha un vuoto nella memoria di circa 10 ore. Ancora sconvolta e sotto shock scappa dalla casa del violentatore… Sempre più spesso si sentono storie sulle droghe da stupro, ma in genere si pensa che siano leggende metropolitane . Purtroppo sono numerose e molte provocano, oltre all’amnesia, anche atteggiamenti nella donna che possono essere letti da uno sguardo esterno come un consenso al rapporto. Quindi va tutto a vantaggio del violentatore, che conta anche sul senso di colpa che prova la donna per avere bevuto e per l’atteggiamento di disinibizione che le raccontano gli altri/e il giorno dopo… Infatti, difficilmente qualcuno interviene se vede atteggiamenti compiacenti da parte della donna, anche se questi non sono consoni al suo carattere o che possono essere pericolosi per lei.
MA NOI DONNE LESBICHE FEMMINISTE POSSIAMO CAMBIARE QUESTO STATO DI COSE!
Scendiamo in piazza a urlare con forza il nome di chi approfitta di una donna in stato di incoscienza,per fare in modo che non si ripeta, per farli smettere di stuprare impunemente, per farli vergognare, perché sono loro a doversi nascondere, perché sono loro che devono avere paura di quello che pensa la gente e non le donne, perché le donne devono avere la possibilità di andare fuori a bere un aperitivo senza rischiare la vita! Andiamo a volantinare in tutti i bar, perché NON ESISTONO SPAZI SICURI PER LE DONNE, finché non c’è elaborazione e attenzione di tutte/i su queste pratiche infami di porci vigliacchi. Siete invitate a portare foto, racconti, cartelli e quant’altro da distribuire nei bar e nelle strade. Ricreiamo spazi di sole donne, gli unici veramente liberati dalla violenza maschile e che ci mancano tanto !!!!!

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I podcast de Il colpo della strega: 27ottobre2014

* Perchè il supplizio di Reyhaneh possa avere memoria

La condanna a morte di Reyhaneh, giovane iraniana impiccata sabato scorso dopo 7 anni di carcere per aver ucciso l’uomo che aveva tentato di stuprarla. La sua storia, la vicenda giudiziaria, il suo testamento inviato per lettera alla madre. La sua vicenda inquadrata nel contesto geopolitico iraniano più generale dove è in atto un fortissimo braccio di ferro tra cosiddetti progressisti e conservatori. Solo una decina di giorni fa l’approvazione di una legge “sulla virtù” secondo cui ogni cittadino è chiamato a fare il delatore e dunque a denunciare comportamenti non islamicamente ortodossi e corretti di cui venisse a conoscenza. Non si contano inoltre le aggressioni e le violenze contro le donne “colpevoli” di non indossare in maniera idonea il velo, che vengono punite e sfregiate con l’acido. E ancora i negoziati sul nucleare tra i G5 con l’Iran con una convergenza sempre più forte tra Usa e Teheran.

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I podcast de Il colpo della strega: 20ottobre2014

Per quanto riguarda l’attualità, (un’attualità che non delude mai in quanto a buone notizie!) ci siamo occupate (udite udite…) del “rivoluzionario” test che permette di scoprire se una donna sia stata vittima di violenza! Non ne avevate sentito parlare? Eppure La Repubblica, in data 18 settembre 2014, ha dedicato una bella pagina in cronaca cittadina al convegno, ospitato nell’Aula Magna dell’ospedale delle Molinette, dal titolo “La salute della donna vittima di violenza: la prova dei maltrattamenti e le conseguenze psicologiche”. Il convegno è stato organizzato da Patrizio Schinco (responsabile Centro Demetra dell’ospedale Molinette), dall’avvocato Beatrice Rinaudo (figlia del noto pm con l’elmetto, recentemente candidatasi con Fratelli d’Italia e presidente di una fantomatica Associazione Italiana Vittime della Violenza), e sono state coinvolte anche le operatrici del Centro Soccorso Violenza Sessuale dell’ospedale Sant’Anna di Torino.

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Dalla rubrica “Storie di donne”: la vita di Bartolina Sisa

Nasce il 24 di Agosto, giorno di San Bartolomeo. L’anno esatto della sua nascita non si conosce, però si suppone abbia avuto tra i 20 ed i 25 anni durante el cerco – l’accerchiamento – di La Paz, nel 1780. El cerco è una tattica militare che si presta particolarmente alla morfologia del territorio della città della Paz: quest’ultima, infatti, è situata su una conca, a 3600 m di altitudine, ed è completamente circondata dalle impervie Ande. Per questo motivo è possibile isolare la città scendendo dalle montagne: la storia delle resistenze indigene in Bolivia ha visto ricorrere vari cercos de La Paz. Il più recente risale alla guerra del gas, nel 2003, quando gli abitanti di El Alto, città appendice di La Paz,  hanno bloccato i rifornimenti alla capitale. Il presidente ha utilizzato l’esercito per reprimere le proteste. Il bilancio è stato tragico: 56 morti tra gli insorti. La sollevazione si scagliava contro la privatizzazione del gas, ed è terminata con la fuga del presidente Sanchez De Lozada a Miami e la nazionalizzazione successiva delle risorse energetiche con Evo Morales.

Ma, tornando a Bartolina Sisa, l’ àillu – il villaggio – che le dà i natali è Coire, paese di Caracato, vicino Sica Sica, nella zona andina della Bolivia. E’ lavandaia e tessitrice. Julian Apaza, che successivamente diventerà Tupac Katari, si sposa con Bartolina dopo la morte della sua prima moglie. Lui è un commerciante di coca e per lavoro viaggia in continuazione; questo gli facilita l’organizzazione della rivolta india nell’altopiano.

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La carta del Rojava come primo bersaglio delle milizie dell’Isis. E lo sguardo pruriginoso dei media occidentali sulle guerrigliere curde.

I podcast de Il colpo della strega: 13ottobre2014

“Donne vendute al bazar per cinque dollari. Esposte come buoi, con il cartellino del prezzo al collo, condannate a essere oggetto sessuali per i militari dell’Isis: schiave del Califfato”. È la denuncia di Nursel Kilic, rappresentante internazionale del Movimento delle donne Curde. “Secondo le stime ufficiali le donne rapite e vendute nei bazar sono 3,000, in realtà sono molte di più. 1200 poi giacciono nelle prigioni nella zona di Mosul e lì vengono violentate, torturate, subiscono ogni genere di violenza.”

“Il genocidio in atto colpisce in maniera particolare il diritto alla vita e la libertà delle donne. Come è già avvenuto in altri recenti conflitti, dal Kosovo al Rwanda, le pratiche di genocidio includono atti sempre più visibili ed estesi di violenza nei confronti delle donne come gruppo. I femminicidi di massa perpetrati da ISIS possono essere considerati crimini di guerra e contro l’umanità, non solo perché costituiscono una strategia politica dello “Stato islamico”, ma anche perché sono rivolti a colpire in maniera specifica e sistematica donne e bambini. Gli atti di femminicidio sono utilizzati dalle milizie dell’ISIS come strumento di dominio patriarcale e come arma di guerra, funzionale allo sterminio delle minoranze etniche e religiose e per la distruzione del modello del Rojava”. Barbara Spinelli

Uno straordinario esperimento di comunità altra che da più di due anni il popolo del Rojava – regione a maggioranza curda nel nord della Siria – sta portando avanti, liberando il proprio territorio e sperimentando una vera e propria rivoluzione sociale, fondata sulla partecipazione dal basso, l’uguaglianza tra uomini e donne e il rispetto dell’ambiente.

La carta del Rojava è un testo che parla di libertà, giu­sti­zia, dignità e demo­cra­zia; di ugua­glianza e di «ricerca di un equi­li­brio eco­lo­gico». Nel Rojava il fem­mi­ni­smo è incar­nato non sol­tanto nei corpi delle guer­ri­gliere in armi, ma anche nel prin­ci­pio della par­te­ci­pa­zione pari­ta­ria a ogni isti­tuto di auto­go­verno, che quo­ti­dia­na­mente mette in discus­sione il patriar­cato. E l’autogoverno, pur tra mille con­trad­di­zioni e in con­di­zioni duris­sime, esprime dav­vero un prin­ci­pio comune di coo­pe­ra­zione, tra liberi e uguali. E ancora: coe­ren­te­mente con la svolta anti-nazionalista del Pkk di Öca­lan, a cui le Ypg/Ypj sono col­le­gate, netto è il rifiuto non solo di ogni asso­lu­ti­smo etnico e di ogni fon­da­men­ta­li­smo reli­gioso, ma della stessa decli­na­zione nazio­na­li­stica della lotta del popolo kurdo. Basta ascol­tare le parole dei guer­ri­glieri e delle guer­ri­gliere dell’Ypg/Ypj, per capire che que­sti ragazzi e que­ste ragazze hanno preso le armi per difendere la loro terra, ma soprattutto per affer­mare e difen­dere que­sto modo di vivere e di coo­pe­rare.

Lotta contro il patriarcato e contro il capitalismo/fascismo finalmente insieme. Lotta di genere e lotta di classe che camminano insieme, simultaneamente. Non dopo, non poi, ma qui e ora, si sperimenta una comunità altra, nuova, rivoluzionaria, nel farsi e nel darsi della lotta quotidiana. Questo ci pare essere l’elemento di assoluta rilevanza di questa resistenza, che vede le donne curde in prima linea a combattere, a difendere la propria terra e il proprio popolo, ma soprattutto ad affermare un principio di autodeterminazione personale e politica in totale conflitto con l’esistente.

E sulle guerrigliere si posa lo sguardo dei media occidentali, pronti a spingere un trend che fa innalzare le vendite delle tutine mimetiche messe prontamente in commercio dalla multinazionale H&M e a trasformare il protagonismo delle donne in gossip da cartoline patinate. La storia è lunga a questo proposito e la conosciamo bene. Dalle partigiane della guerra al nazifascismo, passando per le donne che parteciparono alla lotta armata, fino alle compagne NoTav della Valsusa. L’attenzione dei media si concentra troppo spesso e non a caso sull’estetica, su fatti privati e sulla narrazione da rotocalco, mistificando e togliendo senso e sostanza al protagonismo e alla capacità di autodeterminazione di queste donne.

Al fianco delle donne del Rojava.

Per riascoltare la puntata:

il colpo della strega_13ottobre2014_primaparte

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