Sono la mamma di Chiara. Voglio ringraziare tutte le persone che ho conosciuto in Val Susa per la emozionante accoglienza. Fino ad ora non ho scritto niente da quel terribile nove dicembre. So di aver vissuto questo periodo chiedendomi tanti perché sulle scelte difficili di questa speciale e coraggiosa figlia. La risposta a queste mie domande mi è arrivata da questa poesia di Josè Saramago: “Un figlio è un essere che ci è stato prestato per un corso intensivo per imparare come si ama una persona diversa da noi stessi, cambiando i nostri peggiori difetti per dare i migliori esempi e imparare ad avere coraggio. Proprio così! Essere un genitore è il più grande atto di coraggio che si può fare, perché significa esporsi a tutti i tipi di dolore, in particolare, l’incertezza di agire correttamente e la paura di perdere qualcosa di così caro. Perdere? Come? Non è nostro, ricordi? Era solo un prestito!”
Un forte abbraccio a tutte le mamme e a tutti voi.
Maria Teresa Brazzelli
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– 06/16/2014
Puntata dedicata all’autodeterminazione del corpo delle donne ai tempi della società dello spettacolo. Abbiamo discusso di libertà, autodeterminazione, del concetto di sovranità sui nostri corpi, di dispositivi di controllo, di endosorveglianza e di nuovi processi di soggettivazione tesi a creare corpi e soggetti liberi ma docili. Siamo partite dal caso scoppiato sul web dopo la pubblicazione a fini elettorali della sua foto “di culo” da parte di Paola Bacchiddu, responsabile della comunicazione della Lista Tsipras, per arrivare a confrontarci su alcuni concetti chiave per il femminismo (e non solo!). Dopo la pubblicazione della foto si sono levate molte voci discordanti e dubbiose, tuttavia per dimostrare solidarietà alla candidata, c’è stata/o anche chi ha lanciato e condiviso sui propri blog la campagna “Ce lo chiede l’Europa”. Tra i vari interventi abbiamo segnalato quelli di Ida Dominijanni, che potete leggere qui e qui e quanto ha scritto Cristina Morini, intervenuta (anche ai nostri microfoni) con l’articolo “Libera sarai tu?”, mossa dal desiderio di decostruire la falsa dicotomia tra femminismo moralista e femminismo libertario – che se certamente esiste va individuato altrove – e di esplicitare come oggi la libertà e l’autodeterminazione siano elementi anch’essi necessari e funzionali alla realizzazione ri/produttiva. L’arte di governare non consiste nel trasformare un soggetto in puro oggetto passivo ma “nel portarlo a fare ciò che accetta di voler essere e fare” (Pierre Dardot, Christian Laval, 2013). Chi plaude al gesto della Bacchiddu come gesto politico teso a ridefinire e difendere la libertà individuale femminile, di fatto associa il mito femminista dell’assoluta proprietà del corpo alla precettistica neoliberale dell’autoimprenditorialità e dell’autosfruttamento del proprio capitale umano, corporeo e sessuale…con il rischio – ovvio – della completa sussunzione della libertà femminile nella libertà di mercato. ”Il corpo è mio e lo gestisco io”, slogan inventato quarant’anni fa per esprimere la volontà di riappropriarsi del corpo femminile sequestrato dal patriarcato, può servire oggi a legittimarne spensieratamente la prostituzione nel post-patriarcato?
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– 05/27/2014
AFFIRMATION
Credo nella magia delle mani e nella saggezza degli occhi. Credo nella pioggia e nelle lacrime, e nel sangue dell’infinito.
Credo nella vita e ho visto il corteo della morte marciare sul torso della terra, scolpendo corpi di fango nel suo cammino.
Ho visto la distruzione della luce del giorno e visto vermi assetati di sangue implorati e riveriti. Ho visto il gentile diventare cieco e il cieco diventare escluso in una sola semplice lezione.
Sono stata rinchiusa dai senza legge, ammanettata da chi odia, imbavagliata dagli avidi.
E, se capisco qualcosa, so che un muro non è un muro e nient’altro. E può essere abbattuto.
E credo che una nave smarrita, guidata da marinai stanchi, col mal di mare, si possa ancora condurre in porto.
Questa che sentiremo è la sua voce, in una rara registrazione del 1998. Assata racconta della sua vita di afroamericana, dell’attivismo politico, del suo ingresso nelle pantere nere e la repressione fortissima che subirono da parte dell’Fbi e della giustizia degli Stati Uniti.
https://www.youtube.com/watch?v=nvYqYlvboEg (dal minuto 2.12 al 3.31)
Il 2 maggio 1973, la Black Panther Assata Shakur (nome da “schiava” JoAnne Deborah Chesimard), giace in un ospedale del New Jersey, in fin di vita, ammanettata, sorvegliata a vista. Agenti della polizia statale e federale cercano di interrogarla, per lo scontro a fuoco appena avvenuto e in cui ha perso la vita un poliziotto.
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– 05/27/2014
Seconda parte dell’approfondimento sull’aborto clandestino iniziato nella puntata precedente. L’attenzione si è concentrata soprattutto su Torino e sulle mobilitazioni che si sono date nella nostra città rispetto alla questione dell’aborto, della violenza sessuale, degli anticoncezionali e non solo.Il Coordinamento dei consultori autogestiti e dei collettivi femministi è stato sicuramente tra i protagonisti principali della lotta e ha tenuto insieme una rete molto capillare sui territori, in particolare nei quartieri operai e popolari. Attivo dal 1974 al 1978, successivamente il coordinamento ha dato al vita al Movimento per la salute della Donna e si è fuso con la cosiddetta “Intercategoriale Donne”, composta dalle attiviste e/o delegate di Cgil-Cisl-Uil, organizzando corsi per le 150 ore.
Molto attive anche le donne dei gruppi del movimento e della sinistra extraparlamentare, da Lotta Continua ad Autonomia Operaia, gruppi che non avevano però colto la portata rivoluzionaria della parola d’ordine dell’autogestione nel dibattito intorno alla legge sull’aborto, limitandosi a sostenerla e non cogliendone i limiti rispetto alle aspirazioni di autodeterminazione delle donne. La rivendicazione di libertà di scelta e di critica nel partito/gruppo, d’altronde, era un tutt’uno con quella che le femministe come movimento collettivo portavano avanti nella lotta sia contro lo stato e le istituzioni che volevano arrogarsi il diritto di scegliere per conto delle donne, sia contro le condizioni in cui veniva praticato l’aborto clandestino.
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– 05/21/2014
12 maggio 1977: muore Giorgiana Masi. Oggi apriamo la trasmissione con la sua storia e a lei dedichiamo la trasmissione.
Giorgiana, studentessa diciottenne del Liceo Scientifico Pasteur di Roma è stata ammazzata il 12 maggio del 1977 in piazza Belli, intorno alle ore 20.00, dalle pallottole esplose dalle squadre speciali del ministro degli Interni Francesco Cossiga, al termine di una giornata di mobilitazione, e scontri, che aveva visto in Piazza Navona il sit- in organizzato dal Partito Radicale per celebrare il terzo anno dalla vittoria del referendum sul divorzio, iniziativa cui si era unito tutto il movimento a sfidare il divieto imposto da Cossiga ad ogni tipo di manifestazione pubblica a Roma ad eccezione di quelle delle forze politiche dell’arco costituzionale, per tutto il mese di maggio.
Puntata dedicata all’aborto clandestino prima dell’approvazione delle Legge 194.
Parlare di aborto, e di aborto clandestino in particolare, cioè parlare di cosa era prima della legge 194, significa rintracciare le prime narrazioni che le donne hanno fatto su se stesse, partendo da sé per diventare soggette pubbliche a tutti gli effetti.
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– 05/12/2014
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– 05/11/2014
a cura de IL COLPO DELLA STREGA
La pillola contraccettiva è entrata in commercio come tale il 9 maggio 1960 negli USA, dopo anni di ricerche in laboratorio, in vitro,su piante, e sperimentazioni su animali e su umane; dal ’56 era già in vendita, ma l’indicazione era per il controllo delle anomalie del ciclo mestruale.
La storia di quello che è stato un vero strumento di emancipazione per le donne, permettendo in modo certo ed efficace la disgiunzione, la separazione tra il rapporto sessuale e la riproduzione, racchiude in sé, tutte le contraddizioni,gli sfruttamenti, i soprusi, le competitività della società capitalistica in cui ci ritroviamo a vivere noi nate/i per sorte nel XX secolo.
L’onore e il merito della ‘scoperta’ ma più precisamente direi della elaborazione,realizzazione – avendo utilizzato,usufruito di risultati,studi,sostanze prodotti da altri ricercatori negli anni – è stato attribuito a Gregory Goodman Pincus biologo sperimentale alla Harvard University e poi alla Clark University in Massachusetts,che sin dagli anni ’30 si era occupato di fertilità animale in vitro e in vivo e successivamente s’interessò di ricerche sugli steroidi, importante classe di ormoni di cui estrogeni e progesterone, i principali ormoni prodotti dalle ovaie, fanno parte.
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– 05/09/2014
Puntata dedicata alla contraccezione. Abbiamo invertito la consueta scaletta e siamo partite dalla rubrica “Storie di donne” perchè nel mese di maggio, precisamente il 9 maggio 1960, iniziò la commercializzazione della prima pillola contraccettiva negli Usa. Vi abbiamo raccontato la storia della pillola, ovvero di ciò che é stato un vero strumento di emancipazione per le donne – permettendo in modo certo e efficace la disgiunzione, la separazione tra rapporto sessuale e riproduzione – che racchiude in sè, e ovviamente non può essere diverso, tutte le contraddizioni, gli sfruttamenti, i soprusi, le competitività della società capitalistica in cui ci troviamo a vivere noi nate e nati nel XX secolo. Dalla sperimentazione sulle donne rinchiuse nei manicomi e sulle proletarie portoricane, fino all’arrivo negli anni Settanta nella cattolicissima Italia: che cosa ha significato l’arrivo della pillola, soprattutto nella gestione e nella scoperta del proprio piacere e della propria sessualità finalmente scissa dall’incubo di rimanere incinte.
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– 05/06/2014
Dalla condizione delle donne in epoca fascista affrontata nella scorsa puntata, passiamo a discutere di Nuove Destre dal punto di vista delle militanti donne. Si tratta di un passaggio chiave per “capire” la destra oggi, nell’occidente industrializzato piegato dalla crisi, attraverso la lente di ingrandimento del ruolo e del significato attribuito alle donne dal punto di vista sociale, culturale ed economico, ruolo che si configura probabilmente come l’indicatore più potente e puntuale per la lettura della contemporaneità, anche a prescindere dal colore politico.
Dalla Grecia, con Alba Dorata che ha intensificato la propria presenza nei quartieri di Atene, e non solo, con particolare attenzione alle aree che maggiormente soffrono le politiche di austerità imposte al paese dall’Unione Europea: a bussare alle porte delle case dei greci sono soprattutto militanti donne che alle donne si rivolgono. Offrono aiuti e sostegno concreti: abiti, medicine, libri di scuola e cibo, e chiedono una partecipazione alle attività di assistenza e soccorso organizzate nel quartiere.
Da un lato, quindi, rintracciamo il riconoscimento di un valore forte attraverso un compito notevole che viene affidato alle militanti: prestare il proprio corpo di donna ad incarnare una sorta di biglietto da visita dell’organizzazione di riferimento, nonché dei valori e degli ideali che la reggono, assicurando in questo modo la visibilità concreta della stessa organizzazione sul territorio; dall’altro il riconoscimento del valore che ha la donna al di là della cui porta si bussa: individuarne ed accreditarne la mansione di amministratrice della casa, e potenzialmente della comunità di prossimità, di fondamento della famiglia e di dispensatrice di aiuto tangibile in un momento epocale di crisi. Un risalto fittizio e del tutto illusorio che lega i movimenti di destra in tutto il continente europeo, e che spiega anche, non completamente certo, l’ingresso massiccio delle donne in essi, soprattutto nel Nord e ad Est.
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– 04/29/2014
Riceviamo dalle compagne della Consultoria Autogestita di Milano e volentieri condividiamo.
Con tempismo davvero singolare – che sia dovuto a recenti contestazioni? – l’ospedale di Niguarda scopre di avere un problema col servizio di Interruzione Volontaria di Gravidanza. A quanto emerge da un articolo comparso il 26 aprile su La Repubblica, l’ospedale sta fronteggiando una “emergenza aborti”: i medici non obiettori si sono ridotti a due, cosa che ha portato i vertici dell’ospedale a chiedere una collaborazione all’ospedale Sacco, in modo da “garantire” il servizio di IVG previsto dalla legge 194/78. Dall’articolo, sembra che questa scarsità di medici non obiettori sia il frutto di contingenze non meglio specificate, regalandoci un’immagine della proverbiale caduta dal pero dei vertici dell’ospedale.
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– 04/29/2014