Avevo comprato questo “petit livre” – come lo chiama la sua autrice – in dicembre, ma l’avevo lasciato a decantare sullo scaffale della mia libreria come spesso mi capita quando ho troppi libri da leggere contemporaneamente…finisce che qualcuno ha la meglio o che tutti, senza distinzione, subiscono gravi rallentamenti…
Fatto sta che l’altro giorno l’ho ripreso in mano e me lo sono letto tutto d’un fiato. Il libro si chiama “Tunisian girl” ed è scritto da Leena Ben Mhenni, una giovane tunisina che con il suo blog è stata tra le fonti più importanti di notizie e informazioni durante il processo di trasformazione e di lotta del suo paese.
Leena non si è limitata a scrivere e raccontare, ma è stata protagonista sul campo, partecipando attivamente alle manifestazioni, alle battaglie, alla cacciata di Ben Alì da parte della piazza. Un’attivista della rete che non si è accontentata di osservare, ma ha voluto toccare con mano, provare sulla propria pelle.
Già il racconto è stata un’impresa, visti tutti gli ostacoli che si è trovata davanti, lei come tutti gli/le altri/e bloggers e/o frequentatori della rete. Il governo ha fatto di tutto per oscurare siti, incarcerare attivisti e giornalisti, impedire a chiunque di raccontare la storia in modo differente dalla versione che il regime avrebbe voluto imporre.
Per quanto la situazione sociale ed economica qui in Italia sia disastrosa, è difficile immaginare cosa significhi davvero essere private/i della libertà di circolare in rete, visitare siti, scrivere su un blog, aprire un profilo su facebook, postare immagini e video. La tenacia e la forza della popolazione tunisina è stata ammirevole. Né la censura, né la violenza cieca della repressione poliziesca hanno fermato la lotta per un paese migliore. La strada è certamente ancora lunga. Ben Alì è stato cacciato, ma continua purtroppo a resistere più o meno esplicitamente il sistema che lo ha appoggiato e difeso in questi decenni.
Forse per la prima volta, la storia della rivoluzione tunisina ha posto agli occhi di noi tutte/i quanto la cosiddetta controinformazione abbia un ruolo centrale e fondamentale nei processi di trasformazione e lotta contemporanei.
Oggi ciò che non si vede, non esiste. Nella società dello spettacolo i rapporti sociali fra gli individui sono assolutamente mediati dalle immagini. Il potere dei media è grandissimo e difficile da scalfire.
I blog, ma soprattutto i social network si sono invece dimostrati strumenti indispensabili per comunicare velocemente e agilmente con il resto del mondo. La gente ha potuto rendersi protagonista attiva della dimesione informativa, veicolando notizie e informazioni dal basso, senza censure.
Certo i social network meriterebbero un ragionamento più complesso e approfondito. Per certi versi si sono trasformati (o sono sempre stati?) in strumenti di controllo sociale, in luoghi di consumo (non solo di relazioni), in mondi paralleli dove tutto è più reale del reale…ma non è questo il contesto per spingere così lontano la riflessione.
In questo caso sono stati utili se non fondamentali strumenti di controinformazione diffusa, dal basso. Ci hanno costretto a guardare e in molti/e abbiamo guardato nella speranza che quella voglia di resistenza e rivoluzione ci contagiasse tutte/i.
É un “petit livre”, che si legge facilmente, tutto d’un fiato. Se vi capita di imbattervi in questa Tunisian Girl, non lasciatela sullo scaffale e provate a conoscerla attraverso le sue parole semplici, chiare, che arrivano dritte alla testa, alla pancia, al cuore.