Riceviamo e pubblichiamo.
Per il nonno di Antonio, che ogni giorno fa un giro a Porta Palazzo mentre smontano i banchi del mercato per cercare tra le cassette di frutta e verdura qualcosa da portare a casa.
Per Laura, che alla fine dell’ennesimo colloquio di lavoro si è sentita dire “lei è giovane e carina, avrà sicuramente un’altra opportunità”.
Per Elisabetta e Luca, che hanno tre figli piccoli e andranno in giro a piedi tutto l’inverno perché la macchina non se la possono più permettere.
Per Monica, che è partita per gli Stati Uniti con la sua laurea e la sua malattia, stanca di essere considerata una categoria protetta.
Per Sandra, che si fa tutti i giorni quattro ore di treno per andare a lavorare, sedili luridi e mai in orario, e pensa che se fanno la Tav un pacco di biscotti viaggerà più comodo di lei.
Per Felicia, che cura e ama i figli di un’altra donna mentre i suoi crescono senza di lei dall’altra parte del mondo.
Per Gregorio, che lavora tre giorni al mese e probabilmente si farà tutto il 2012 in cassa integrazione.
Per Augusto, che arriva dal Cile e passa la giornata sulle panchine dei giardinetti a giocare coi cani degli altri, che mangiano meglio di lui, e non chiede mai un centesimo a nessuno.
Per Alessia, che studia all’università e a vent’anni è convinta di non avere alcun futuro.
E infine per Maria, che era semplicemente una ragazzina palestinese, non bianca, non bionda.
Non aveva un mantello celeste. Non era una statua di gesso.
C.
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