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Une affaire des femmes?

Riceviamo e molto volentieri condividiamo sul nostro blog.

Seguo le attività di Telefono Rosa da alcuni anni, dopo aver contattato l’associazione a seguito di un episodio di violenza subito da una cugina, allora giovane donna di 20 anni il cui compagno, sempre piuttosto prepotente, era arrivato a un livello di aggressività intollerabile.

Per questo vi segnalo la pubblicazione, giovedì 16 giugno, dell’ultimo rapporto di Telefono Rosa relativamente a stalking e violenza di genere: si tratta di dati interni, frutto di un’indagine che ha preso in esame le donne che nel 2010 hanno chiesto aiuto all’associazione, quindi fotografano un  ambito di analisi piuttosto parziale e numericamente non ampio, ma ritengo che alcuni dei dati appunto diffusi siano significativi, in particolare quelli relativi alle dinamiche più profonde che regolano una relazione violenta e che, seppur taciute, spesso costituiscono oggetto di non detto sociale e culturale o di implicito giudizio: perché una donna non reagisce? perché subisce per anni? perché non si difende, non scappa, non parla?

Alcune percentuali confermano quanto già emerso dai rapporti Istat, e non solo, in materia, vale a dire che la violenza di genere è un fenomeno in continuo aumento e non solo perché le donne denunciano di più, che riguarda tutte, indipendentemente dalla classe sociale, dal lavoro svolto, dall’età e, infine, che nella stragrande maggioranza dei casi le violenze, fisiche morali sessuali avvengono entro la relazione sentimentale o comunque in ambito noto alla vittima: nel 2009 erano il 23% le donne che avevano subito violenza fisica, oggi il 40%… nel 2009 erano il 31% le donne che avevano subito violenza psicologica, oggi il 38%…  nel 2009 erano il 13% le donne che avevano subito minacce, oggi il 19%… e nel 79% dei casi tutto avviene entro le mura di casa.

La violenza si scatena durante il matrimonio, per il 36% di casi di cui Telefono Rosa si è occupato, nella convivenza per il 13% , nel 3% durante la gravidanza, nel 6% alla nascita dei figli e, nuovo ambito di attenzione, per l’ 11% dopo la separazione o la fine del rapporto sentimentale, circa il 4% in più rispetto all’anno 2009.

Preciso che l’83% delle donne che si rivolge a Telefono Rosa, 1.749 in totale nel 2010, è di nazionalità italiana, quindi vi è, presumibilmente, una lacuna nell’analisi del fenomeno per quanto riguarda le migranti residenti in Italia, spesso ostacolate da problemi di lingua, di reperibilità delle informazioni o dei luoghi utili e sicuramente ancor più in difficoltà se senza documenti in regola.

In base alle denuncie l’autore della violenza è un uomo tra i 34 e i 54 anni nel 59% dei casi, ha un lavoro dipendente nel 36% , è un dirigente di fascia alta per il 5%.

Classe media, italiano, coniugato.

Non è lo straniero, povero e clandestino, ad aggredirci di notte per strada, il lupo non è in agguato nel buio, ma ha le chiavi di casa…

Trovo però importanti e significati, e mi fanno riflettere non senza una punta di tristezza, i dati relativi alla durata degli episodi di violenza: per quanto tempo una donna riesce a sopportare?

Anni.

Il 37% delle donne seguite da Telefono Rosa subisce anche fino a 5 anni, il 16% fino a 10 anni, in silenzio.

Paura, per sé e per i figli, vergogna, nei confronti della propria famiglia ma anche della società, dipendenza emotiva e, spesso, economica, sono tra le cause che le stesse donne che si occupano di violenza di genere, femministe, psicologhe, mediche, sociologhe, hanno più volte individuato e cercato di indagare a fondo, ma c’è un dato di questo rapporto annuale di Telefono Rosa che, nella sua essenzialità, e brutalità, vale mille parole, mille libri, mille dibattiti: solo il 9% chiede aiuto nell’ambito della propria rete familiare o di relazione, perché tutte, tutte riconoscono come la violenza, agita da chi ti è più vicino e dice di amarti, non solo terrorizza ma distrugge il senso di sé, della propria identità e soprattutto isola, separa, allontana.

E mi torna in mente una frase che mia cugina pronunciò anni dopo e che penso abbia un valore politico culturale e simbolico ancor più che personale:

… credevo di essere sola, e la sola a prender botte senza reagire, ho capito che non è così e che insieme noi donne possiamo fare tutto…

M. e C.,  Torino

Posted in autodeterminazione, pensatoio, resistenze, storie di donne, violenza di genere.