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A prescindere…

Comune di Correggio, circa 25.000 abitanti, 18 km da Reggio Emilia… alcune di noi ricordano che era la città di uno scrittore molto amato, Pier Vittorio Tondelli, l’autore di Altri libertini, scomparso nel 1991, altre che ci vive il “papà” di Lupo Alberto…ma perché MeDeA se ne occupa? Che cosa è successo a Correggio?

Accade che nel corso del 2010 un’amministrazione di centro sinistra, guidata da un sindaco giovane, giovane secondo gli standard comuni della politica italiana, beninteso!, Marzio Iotti, decida di istituire un Tavolo di lavoro coordinato dall’assessore alle Politiche Sociali, Maria Paparo, con la partecipazione di tutti i soggetti istituzionali e del Terzo Settore, con lo scopo di elaborare un progetto di sostegno, della durata di un anno, alla maternità.

Accade che il frutto del lavoro di questo Tavolo divenga Protocollo d’Intesa tra Comune di Correggio, Azienda Sanitaria di riferimento, e, attenzione!, Servizi Sociali, Caritas, Croce Rossa e, naturalmente, Movimento per la Vita, con lo scopo dichiarato di rafforzare coordinamento e sinergie tra i soggetti pubblici e quel privato sociale, che si prefiggano come obiettivo la rimozione delle cause di tipo socio economico che porterebbero all’interruzione volontaria di gravidanza.

Accade che il Protocollo venga assunto con Deliberazione della Giunta Comunale nel febbraio del 2011 e approvato all’unanimità il giorno 28, come concreta realizzazione di uno degli obiettivi strategici dell’amministrazione comunale, ufficialmente il sostegno, appunto, alla maternità, di fatto il tentativo di ridurre il ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza non solo impedendo alle donne una scelta reale, consapevole e libera ma costringendole, quando decidono di abortire, nel ruolo di soggetti deboli da seguire, assistere e soccorrere, anzi, e citiamo il testo della delibera, segnalare.

Come spiegare altrimenti il coinvolgimento dei Servizi Sociali? O quello di Caritas e Croce Rossa, con i loro pannolini e vestititi e latte?

Ma andiamo con ordine…

Il paragone con la Delibera Ferrero è d’obbligo, del resto l’impianto generale è il medesimo, a partire dalla legittimazione all’ingresso del privato sociale nell’ambito del servizio pubblico per arrivare al concetto di presa in carico della donna, ma vi sono alcuni passaggi che consideriamo interessanti, nonché preoccupanti, e che è importante esaminare a fondo in quanto riteniamo che possano costituire una sorta di scenario intermedio, e magari anche più praticabile, tra quanto già sperimentato in Lombardia, e Piemonte, pur se in attesa del pronunciamento del TAR, e quanto si prevede nel Lazio col via libera definitivo a quell’aberrazione che è la legge Tarzia.

La Delibera del Comune di Correggio individua infatti immediatamente ed esplicitamente come soggetto interessato il Movimento per la Vita, e come possibili destinatarie del progetto le donne entro il 3° mese di gravidanza che si rivolgono al consultorio familiare con richiesta di IVG… quindi, sottolineiamolo, non donne che, legittimamente, ancora non hanno preso una decisione circa la gravidanza o non sanno cosa fare e non hanno le informazioni necessarie per poter decidere serenamente, ma donne che hanno già scelto e per le quali, davvero, si prevede, da quel momento, una vera e propria gogna.

Infatti, a prescindere dalla scelta fatta, vale a dire non voler avere a che fare con Il Movimento per la Vita o con la Caritas, i soggetti citati lavoreranno comunque in sinergia con il consultorio per progettare insieme ogni intervento utile a risolvere eventuali problemi socio economici che impediscano il proseguo della gravidanza.

Che non si possa volere un figlio e basta, non è contemplato.

E dato che una donna che vuole abortire, o non vuole figli, è quanto meno un po’ strana, ecco che parte la segnalazione ai servizi sociali e avviene la trasformazione della donna da persona a oggetto da valutare e infine a progetto sociale e sanitario: colloqui, sostegno, incontri uno dopo l’altro, fino alla stesura di un progetto, appunto, da parte del consultorio e degli eventuali altri attori coinvolti, ossia MpV e compagnia, che, bontà loro, verrà condiviso con la donna.

Tutto questo, ripetiamolo, a prescindere.

A prescindere dal tempo che passa e scadono i tre mesi utili per rientrare nei termini previsti dalla 194, a prescindere dalla volontà, anche se esplicitata, di non desiderare il coinvolgimento dei servizi sociali o del volontariato,  a prescindere dalla disponibilità a raccontare di sé e della propria situazione familiare economica o sociale ad un ente, pubblico o privato che sia, in un momento così delicato e privato.

A prescindere anche dalla scelta che alla fine la donna deciderà di fare, infatti anche se continua la gravidanza, il consultorio familiare darà immediata informazione ai servizi e al Movimento per la Vita della scelta fatta alla fine.

E le segnalazioni, attenzione, sono a doppio binario: a sua volta l’associazione continuerà a informare consultori e altri Enti del modo in cui va avanti il progetto di aiuto e sostegno.

Una rete, davvero, anzi, una gabbia.

Naturalmente nel pieno rispetto del principio della riservatezza, con attenzione ai tempi, considerazione della volontà della donna e bla bla bla… parole vuote per una sostanza che una sola parola può rappresentare: agghiacciante.

E sostanza vuol dire anche, ovviamente, fondi e stanziamenti di bilancio e contributi.

Dal momento che, secondo delibera, si decide di abortire anche e soprattutto per problemi di tipo economico, vediamo qual è il formidabile aiuto che si offre alle donne in difficoltà: 10.000 euro per l’intera sperimentazione sul territorio del Comune per un anno, da destinare ai singoli contributi di entità variabile, non cumulabili con altre forme di sostegno economico e, incredibile, erogabili solo dal 4° al 9° mese di gravidanza!

Giusto per non farti abortire, e dopo?

E dopo Movimento per la Vita, Caritas e Croce Rossa, con i pannolini, il latte, i vestitini e altri generi di prima necessità. Elemosina. Carità(s).

Evidentemente manca a Correggio la percezione di ciò che qualunque donna, e mamma, sa bene ovunque, e cioè che i figli crescono, le spese anche, e le prime necessità fanno presto a tramutarsi in seconde e terze e quarte!

Ci fermiamo qui e lasciamo la rossa Correggio perché ben più ampio è l’ambito territoriale, e non solo, che ci interessa: segnalata, esaminata, indotta e monitorata, debole e insicura, mai consapevole, mai libera, mai indipendente: questa è la donna della Delibera Ferrero in Piemonte, della Legge Tarzia nel Lazio, del Progetto Nasko in Lombardia, del Protocollo di Correggio, per quanto riguarda il suo corpo e le sue scelte, di cui è totalmente espropriata… e questa donna si guarda a un certo punto allo specchio e vede la donna del Libro Bianco di Sacconi e del Collegato Lavoro, precaria o disoccupata, sola tra le quattro pareti di casa ad occuparsi di anziani, bambini e lavori domestici vari, gratuitamente, a vita.

Se c’è una cosa che abbiamo imparato dalla lettura di questi testi, leggi, protocolli, delibera, è che le donne devono, devono dare una risposta forte e farlo in fretta e senza timori, perché non esistono colori politici amici quando si tratta dei nostri corpi e del nostro insindacabile diritto a decidere di noi stesse, perché il rischio è che si voglia arrivare a una legislazione nazionale in materia, che renderebbe il principio di autodeterminazione un concetto del tutto svuotato di senso e pratica reali, perché il ricordo di cosa voleva dire aborto clandestino è ancora ben presente alle donne, perché, infine, il nostro destino lo scegliamo noi, fuori o dentro casa, con o senza figli.

PER QUESTO VI ASPETTIAMO TUTTE A TORINO, L’8 GIUGNO!

Ringraziamo le compagne di Novara e Vercelli per averci procurato il testo della Delibera del Comune di Correggio e per averci segnalato analoghe iniziative a Forlì e in Toscana, che intendiamo approfondire e condividere sul blog.

Vi segnaliamo anche questo link molto interessante:  http://riprendiamociconsultori.noblogs.org/post/2011/05/12/legge-194-e-legge-sui-consultori-il-caso-della-delibera-di-correggio/

Posted in autodeterminazione, consultori, corpi.


One Response

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  1. elisa sgobba says

    ma le donne di Correggio che fanno? scusate, ma la domanda è d’obbligo… o sono in difficoltà perchè la giunta è di centro sinistra? davvero… SE NON ORA, QUANDO???