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By me-dea
– 03/03/2015
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– 03/03/2015
Una sera una donna uscendo in quartiere San Paolo per l’aperitivo, dopo aver condiviso alcuni bicchieri con un “frequentatore di bar”, ha subito uno stupro. Quest’uomo ha approfittato dello stato di alterazione della donna, legittimato da una cultura sessista che considera le donne a disposizione degli uomini. Scegliamo la denuncia sociale per dire NO ALLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE! Così come hanno fatto le compagne di Bologna il 15 Novembre, per un episodio simile.
IL SESSO È TALE SOLO SE CONSENSUALE, SE E’ UN ATTO DI COMPLICITA’ , SE IL CONSENSO NON È CHIARO NON È SESSO MA STUPRO!
Se una donna dice NO, ti devi fermare! Se ha detto di si ma poi VUOLE SMETTERE ti devi fermare! In ogni caso, se continui E’ UNA VIOLENZA!
La violenza di genere spesso non viene riconosciuta (“Se l’è cercata”, “Cosa si aspettava???”, “Ci stava”, “E’ suo marito”), perché la cultura patriarcale continua a pervadere la società in ogni suo aspetto, nutrendoci di immagini stereotipate che ostacolano pensieri e sentimenti di giustizia, di solidarietà e di empatia. Abusare di una donna in stato alterato di coscienza è una strategia sessista.
Negli ultimi tempi, i centri antiviolenza di varie città denunciano l’uso delle così dette “droghe dello stupro” che causano amnesia e un aumento incontrollato della libido così la donna è più indifesa e tutti i presenti hanno l’impressione che lei sia “disponibile”.
In questo modo non c’è più una relazione fra due persone ma la donna diventa un corpo, un oggetto da usare, manipolare, sfruttare, dominare…questo non è sesso ma è STUPRO!
A chi frequenta e gestisce i locali diciamo che non bisogna stare attent* solo al rischio di risse ma anche al rischio di molestie e stupro. E’importante riconoscere anche in queste la violenza. Se pensate che siano fatti normali, che non siano gravi o che non siano affari vostri, diventate anche voi complici.
COMINCIAMO A CAMBIARE QUESTA MENTALITA’. Creiamo reti di solidarietà e una cultura dell’attenzione reciproca! Non pensare che siccome non sta capitando a te non ti riguardi. Noi donne vogliamo goderci la nostra libertà . Vogliamo uscire , viaggiare anche da sole, frequentare locali, divertirci come ci pare senza rischiare violenze o stupri. Le molestie e le violenze sono il prezzo che questa società ci fa pagare quando decidiamo di vivere liberamente?
Non siamo vittime ma donne capaci di reagire e di autodifendersi!
Denunciamo pubblicamente la violenza e spostiamo la vergogna sugli stupratori e su chi li legittima, perché sono loro che devono temere quello che pensa la gente e non le donne!
CI VEDIAMO IL 7 MARZO alle 15:30 IN PIAZZA SABOTINO (mercato via Di Nanni) .
Assemblea Antisessista
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– 03/03/2015
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– 02/18/2015
dal sito di RadioBlackout.org
Da giorni molti quotidiani italiani trattano con estrema superficialità il tema della “prostituzione” a Roma, in particolare nel quartiere dell’Eur, dove il sindaco Marino vorrebbe creare una o più zone in cui il lavoro sessuale è tollerato. Sappiamo naturalmente che ciò che interessa agli amministratori della città – democratici e non – è spostare questo mercato poco “decoroso”, ma molto esteso, dalle zone residenziali. Le parole di Marino suonano ancora più ridicole e ipocrite quando parla delle condizioni di vita (e di lavoro) di chi offre prestazioni sessuali a pagamento. Allo stesso modo Chiesa e associazionismo vario appiattiscono la questione, tra lezioni di morale e consuete rappresentazioni della “donna prostituta” (poco si parla invece di sex workers transessuali) come vittima assoluta, passiva, della tratta e del racket.
Per andare oltre questi facili posizionamenti e per analizzare un po’ più nel dettaglio la proposta di “zoning” romana abbiamo cercato di guardare al fenomeno prendendo in considerazione alcuni aspetti che rimangono spesso inespressi sia sulla stampa scritta che in qualsiasi genere di dibattito.
Ascolta il contributo di Bia delle Cagne Sciolte di Roma e di Valentina del Collettivo Medea di Torino
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– 02/18/2015
1974, Rivolta Femminile
[…] Alle donne è stata imposta una coincidenza tra meccanismo di piacere e meccanismo di riproduzione che non c’è – come invece nel maschio -nella sua fisiologia…comunicano ma non coincidono. Si tratta di un gesto di violenza culturale che non ha riscontro in nessun altro tipo di colonizzazione. Questo gesto di violenza culturale è l’imposizione del coito eterosessuale come norma e in esso, l’imposizione dell’orgasmo vaginale come unico proprio di una donna che ha completato in modo normale la propria crescita e maturazione psico-fisica.
Un colmo nella colonizzazione, è stato raggiunto quando alla donna , privata dell’espressione della sua propria e autonoma sessualità, si è vietato di ricorrere a soluzioni abortive. Con il modello sessuale imposto dall’uomo alla donna, privata della scoperta e della manifestazione della sua propria sessualità, acquisisce la rinuncia e la sottomissione come caratteristiche del suo essere femminile.
Godendo di un piacere come risposta al piacere dell’uomo la donna perde se stessa come essere autonoma, esalta la complementarietà al maschio, trova in lui la sua motivazione di esistenza.
La cultura sessuale patriarcale, essendo rigorosamente procreativa, ha creato per la donna un modello di piacere vaginale.
Continued…
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– 02/18/2015
DUE PUNTATE (22dic2014 – 12genn2015) INTERAMENTE DEDICATE AL TEMA CHE VI PROPONIAMO IN UN UNICO SPECIALE APPROFONDIMENTO.
Visto il grande interesse suscitato, continuamo a parlare di maternità a partire dai recenti casi di madri accusate di aver ucciso il proprio figlio. Funzione riproduttiva e “istinto materno”, costruzione dei ruoli e dei generi, maternità e infanticidio, costruzione mediatica del mostro, il ruolo del mostro come autoassoluzione sociale…questi alcuni dei temi che abbiamo trattato.
Naturalmente, la storia di Ragusa come le altre che offre la cronaca, non ci interessa per trattarla in sè, come caso ( giudiziario, psichiatrico, giornalistico), ma per l’analisi dei discorsi che essa solleva, come fatti culturali.
Quale idea della maternità (e del femminile) sta alla base dei discorsi di media, magistrati, psicologi e psichiatri, del discorso della medicina e del discorso penale e del senso comune? Quale idea di donna e di madre è costruita culturalmente e socialmente? Come, quando, perchè e a cosa servono i “mostri”?
L’idea di maternità e più in generale il genere è da sempre culturalmente e socialmente costruito in modo funzionale al sistema produttivo vigente. Ogni società da sempre costruisce i suoi uomini e le sue donne. La filosofa Elizabeth Badinter, (“L’amour en plus”, 1981) storicizza ciò che viene chiamato istinto di maternità e mostra quanto questo sia una costruzione sociale che è cambiata nel tempo così come il ruolo e la funzione delle donne.
Continued…
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– 01/20/2015
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*** Le Malmaritate, un progetto di musiciste catanesi sponsorizzato da Carmen Consoli: un esempio di de-politicizzazione, strumentalizzazione e marketing spudorato della violenza maschile sulle donne. Qui l’articolo da cui abbiamo tratto la notizia.
***Una diretta con le donne di Acerra che ci raccontano delle loro mobilitazioni sul territorio e di come sia cambiata la loro vita e la loro quotidianità attraverso le lotte contro gli inceneritori che le hanno viste protagoniste negli ultimi anni.
Per riascoltare la puntata:
il colpo della strega_15dic2014_primaparte
il colpo della strega_15dic2014_secondaparte
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– 01/13/2015
In occasione delle mobilitazioni dell’8 dicembre in Valsusa la diretta a conclusione e bilancio della giornata. Mitzi, della redazione informativa racconta di come si sia mosso il movimento NoTav nonostante l’enorme militarizzazione della valle, con il blocco delle statali, delle stazioni e alcuni momenti di fronteggiamento con la polizia nei pressi della Centrale di Chiomonte, che non ha lesinato nel lancio di lacrimogeni e nell’uso degli idranti contro la popolazione.
Sanità di genere e ospedali con il bollino rosa: la grande beffa e il grande business della salute “al femminile”.
Per riascoltare la puntata:
il colpo della strega_8dic2014_primaparte
il colpo della strega_8dic2014_secondaparte
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– 01/07/2015
Maternità e lavoro. Una breve rassegna stampa di alcuni articoli usciti nelle scorse settimane che hanno stimolato una serie di riflessioni e di ragionamenti sul tema.
Il primo riguarda l’annuncio di Facebook e Apple che hanno deciso di offrire alle loro dipendenti la possibilità di congelare i propri ovuli per permettere loro di far carriera. Cosa significa pretendere di fare figli a 50 anni? Di voler essere madri a tutti i costi?Quanto e quando la maternità è una scelta libera e consapevole e non un bisogno/desiderio indotto? La realizzazione di una donna passa per forza attraverso l’essere madre? Quanto è stigmatizzata la scelta di non fare figli? E quanto dolorosa e inaccettabile l’opzione di non poterne avere?
L’altro articolo presenta la maternità come un master che agevolerebbe le donne nel farsi strada nel mondo del lavoro e nel gestire il proprio ruolo di leader. La maternità sarebbe una sorta di palestra di leadership al punto che le presunte “supercapacità materne” potrebbero essere usate anche al di fuori del contesto privato/famigliare. Esperienze personali che vengono dunque messe a frutto per essere inserite pienamente nel processo di valorizzazione capitalistico, in un discorso che pretende di includere l’istinto materno in una dimensione innata e biologicamente/naturalmente appartenente alle donne.
A questi link trovate gli articoli.
http://www.wired.it/scienza/2014/10/15/facebook-apple-congelamento-ovuli/
http://www.lastampa.it/2014/11/18/societa/la-maternit-vale-un-master-scoprite-i-suoi-superpoteri-MjkmeprM524uF6kSELvILO/pagina.html
Per riascoltare la puntata:
il colpo della strega_1dic_primaparte
il colpo della strega_1dic_secondaparte
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– 01/06/2015