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Due giorni con le DonneInMovimento NoTav

donne no tav

Posted in 25 novembre, comunicati/volantini, iniziative, no tav, resistenze, violenza di genere.

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Lettera e proposta dalla sezione femminile nuovi giunti del carcere di Torino

Questa lettera arriva dalla seconda sezione Nuovi Giunti femmile del carcere delle Vallette. Racconta le condizioni a cui sono costrette queste detenute e un episodio drammatico che hanno vissuto, censurato dall’amministrazione penitenziaria. Con coraggio e collettivamente propongono un momento di lotta il 4 dicembre, a cui è doveroso dare voce. E’ importante diffonderla il più possibile tra gli uomini e le donne detenute in altre strutture carcerarie.
A margine della lettera viene specificato che la loro protesta non è per chiedere l’amnistia o l’indulto, ma per ottenere qualcosa di molto più vicino alle loro necessità e potenzialità di auto-organizzazione: lottare per la propria dignità e contro la quotidianità assassina che sono costrette a subire.

Stralci di una lettera dalle Vallette. 04/11/2013

(…)Mi trovo tutt’oggi ancora ai Nuovi Giunti. Sono stata trasferita il 22 luglio. Io come altre detenute, siamo al livello di non ritorno dalla quasi pazzia. In teoria nei Nuovi Giunti puoi starci massimo 15 giorni.

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25 nov 2013. Impariamo a…

giornata-violenza-donne-contro-violenza-donne1Eravamo tentate di non scrivere nulla, quasi a voler ignorare questa giornata ormai divorata e svuotata di qualunque senso.

La violenza maschile sulle donne è diventato un brand, utile a vendere e comprare qualunque cosa. Abiti da sposa, biancheria intima, consenso popolare, audience televisivo. “Sono vittima di violenza, quindi valgo”… e se necessario me lo rivendico pure con un bel coming out pubblico.

Le donne sono sempre oggetto, prima, dopo, durante…ma quel che continua a sconvolgerci è la rimozione pressoché totale del soggetto agente di quella violenza…

La violenza è domestica, come se una mattarello o un ferro da stiro potessero prendere vita propria e volarci sulla fronte per spaccarci il cranio.

La violenza è di genere, di uno qualunque, di tutti, di nessuno, chi lo sa…forse alla prossima meriterà pure una bella “degenderizzazione”  attraverso l’asterisco *

La violenza non è mai esplicitamente maschile. Il soggetto non viene nominato. E ora che anche la parola femminicidio è diventata così trendy, ci si può tranquillamente dimenticare di menzionare il soggetto e omettere questo piccolo e insignificante particolare…

La donna sì, viene nominata ma allo stesso tempo spogliata di qualunque capacità di presa di parola e di azione. La donna è sempre e comunque oggetto del discorso. E se dovesse sfuggire a questa definizione, allora non merita interesse, attenzione, compassione.

La donna viene imprigionata immediatamente in uno stereotipo sessista, di donna vittima, soggetto debole da tutelare e difendere.

Certo che la donna in quel frangente, in un contesto di violenza subita, è la parte debole, ma ben altro cosa è costruirle addosso un immaginario di fragilità tout court.

Debolezza non solo fisica, vista la disabitudine alla reazione fisica (ci hanno insegnato che le donne non menano!), ma anche psicologica perché le botte distruggono non solo il corpo e la dipendenza “psicoeconomica”  è un dato assolutamente reale.

Ben altra cosa è legiferare sui corpi delle donne e strumentalizzare quella violenza per militarizzare un territorio, per criminalizzare i/le migranti, per controllare le persone attraverso la paura.

Se ti ribelli, se alzi la testa, in casa, come fuori, sono mazzate.

Se dici no, a tuo marito, al tuo compagno, a tuo padre, al tuo ex…

Se dici no sul posto di lavoro…

Se dici no manifestando il tuo dissenso in piazza…

Se dici no.

Allora diventiamo tutte insieme  l’eco infinito di quei no.

Impariamo a difenderci, a solidarizzare tra donne, ad autodeterminarci.

Impariamo a pretendere dagli uomini che abbiamo intorno, mariti, figli, compagni di vita e di lotta, un’attenzione e una consapevolezza maggiore rispetto alle relazioni, ai ruoli.

Impariamo a esigere che certe questioni – anche dentro il movimento  – non siano più la politica di serie B.

Impariamo a dire no, a dirlo insieme e a dirlo sempre più forte.

Impariamo a pensare di essere forti, potenti e capaci di reagire.

Impariamo a ribellarci. Impariamo l’autonomia.

Trasformiamo la paura in rabbia, la rabbia in forza, la forza in lotta.

E’ una via faticosa, ma indispensabile.

Le compagne di MeDeA

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Quando si dice “femminicidio”…

dal libro ” Femminicidio. Dalla denuncia sociale al riconoscimento giuridico internazionale”

di Barbara Spinelli, Ed. FrancoAngeli.

Femminicidio si ha in ogni contesto storico o geografico, ogni volta che la donna subisce violenza fisica, psicologica, economica, normativa, sociale, religiosa, in famiglia o fuori, quando non può esercitare “i diritti fondamentali delluomo“, perchè donna, ovvero in ragione del suo genere.
Femminicidio è stata la caccia alle streghe, è la persecuzione delle donne lesbiche, sono le mutilazioni genitali femminili, è l’aborto selettivo in Cina, sono le vedove bruciate insieme al marito in India, le donne indù acidificate dalla famiglia del marito per la dote poco consistente. Femminicidio è in alcune contee degli Stati Uniti, e in altri Paesi dell’occidente globalizzato, la legalizzazione dello stupro del coniuge, non punibile; femminicidio è la morte delle donne costrette a praticare l’aborto clandestino perchè tale pratica è penalizzata, o perchè, come in alcune regioni italiano accade, gli obiettori di coscienza rappresentano quasi il 100% del personale e dunque l’aborto è impraticabile.

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Il 25 novembre delle DonneInMovimento

bussoleno

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25 novembre 2013 dalle Coordinamente di Roma

Riceviamo dalla Coordinamenta femminista e lesbica di collettivi e singole – Roma.

25 novembre 2013, Giornata contro la violenza maschile sulle donne

RIFIUTARE LA NORMA E LA LEGALITA’, NESSUNA LEGGE SUI NOSTRI CORPI, SMASCHERARE LE STRUMENTALIZZAZIONI

Oggi assistiamo ad un proliferare di leggi, leggine, ordinanze varie -anche comunali- che hanno la pretesa di normare ogni aspetto della nostra vita.

Una miriade di comportamenti fino a ieri leciti sono diventati perseguibili penalmente e amministrativamente. La società neoliberista si arroga il diritto di decretare quello che è bene e quello che è male, quello che è ingiusto e quello che è giusto, in ogni momento e nelle sfere più intime della nostra vita: dallo Stato di diritto siamo trascinate/i in uno Stato etico.

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Ma quali basi naturali della legalità? Noi abbiamo solo geni ribelli!

Riceviamo e volentieri diffondiamo!

geni-ribelliSabato 16 novembre nel palazzo della provincia di Perugia, nell’ambito del progetto “Educare alla legalità” che si svolgerà per tutto il corrente anno scolastico, si è tenuto un incontro, organizzato dalla Provincia, dall’inquietante titolo “Le basi naturali del nostro bisogno di legalità – il ruolo decisivo che Darwin ha attribuito alla femmina umana nello sviluppo della nostra civiltà”. A tenere la conferenza è stato un docente di medicina legale, Prof. Marchetti, dell’università del Molise. Tra i promotori, l’Uffico Pari Opportunità della Provincia. Il collettivo Bellaqueer è intervenuto a contestare il primo incontro del corso.  Ecco il comunicato.

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Scheda territoriale: sanità e servizi Torino/Piemonte

Torino, novembre 2013, a cura del Collettivo femminista MeDeA

Su sollecitazione delle organizzatrici della campagna solidale “In camper per Helleniko”, proviamo a mettere insieme alcuni dati e riflessioni rispetto alla situazione della sanità e dei servizi nel nostro territorio.

Il servizio sanitario nazionale in Italia- La Delibera Ferrero- La proposta di legge 160 per il controllo e la gestione dei consultori pubblici piemontesi- La 194 e l’obiezione di coscienza

qui la scheda scaricabile in PDF: scheda territorio sanità servizi torino-piemonte

L’obiettivo di questa seconda fase della campagna è collegare infatti lo stato dell’assistenza sanitaria in Grecia, danno collaterale e punto finale allo stesso tempo della crisi e dei suoi presunti rimedi, con quanto sta accadendo e accadrà in Italia, alla luce della prevista e ulteriore riduzione della spesa sanitaria entro il 2017.

Si prospetta il peggioramento di una situazione già caratterizzata da licenziamenti, chiusura di reparti o di interi ospedali, allungamento delle liste d’attesa, abbassamento della qualità delle cure, aumento del ticket, esternalizzazione dei servizi e ritmi insostenibili per il personale, con conseguenze facilmente immaginabili per malati e malate.

I soldi pubblici sono consapevolmente dirottati altrove…le grandi opere, per fare un esempio che coinvolge da vicino il nostro territorio..o ancora le spese militari, milioni di denaro pubblico regalato all’industria bellica…

Sono questi nodi che come donne, femministe, antagoniste e, soprattutto, anticapitaliste conosciamo bene, sono punti cruciali di una riflessione che inevitabilmente e logicamente coniuga il dato economico con quello di genere, soprattutto ora.

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Violenza maschile ed autodeterminazione delle donne

da Radio Blackout

Mentre lo Stato utilizza la violenza sule donne per far passare dentro al decreto sul femminicidio una serie di  norme in materia di sicurezza per lo sviluppo, di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica, per la prevenzione e il contrasto di fenomeni di particolare allarme sociale, norme in tema di protezione civile e di commissariamento delle Province, le donne No Tav si sono incontrate sabato a Bussoleno per discutere dal basso su come combattere realmente la violenza maschile sulle donne.

Ne abbiamo parlato con Valentina di MeDeA

clicca qui per sentire l’audio: http://radioblackout.org/2013/11/violenza-maschile-ed-autodeterminazione-delle-donne/

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Assemblea DonneNoTav

locandina donne notav copy

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