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L’8 marzo delle donne NoTav della Valsusa

Riceviamo e volentieri condividiamo

Anche quest’anno portiamo il nostro contributo alla giornata dell’otto marzo, storica data che ci ricorda il prezzo che le donne pagano  quando diventano protagoniste della loro vita e attive nelle lotte sociali.

In quell’otto marzo degli inizi del novecento, un centinaio di operaie bruciarono all’interno di una fabbrica occupata: chiedevano migliori condizioni di lavoro, diritti.

A più di cento anni di storia molte cose abbiamo cambiato provando ad uscire dallo schema madre-sposa e conquistandoci sempre più spazi, in quanto persone con una propria testa e propri desideri.

Riteniamo inaccettabili il tentativo di modificare la legge 194 che regolamenta l’aborto, la mafia degli obiettori, la difficoltà di accesso alla procreazione assistita.

Così come consideriamo un attacco all’autodeterminazione delle donne anche la mancanza assoluta di sostegno economico e servizi a quelle che scelgono di avere figli, la mercificazione della sessualità , l’impossibilità di scegliere la propria sessualità fuori dai modelli culturali imposti , il femminicidio…

Tutto questo è la conseguenza di un sistema che si impone con l’autoritarismo e la violenza.

Continued…

Posted in 8 marzo, autodeterminazione, comunicati/volantini, no tav.

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Per liberare il tuo corpo in catene, devi spezzare chi te le tiene

Riceviamo e volentieri condividiamo da ogo.noblogs.org

Come ogni primo sabato dei mesi dispari, anche oggi il comitato cattolico integralista No194 si è ritrovato a Milano per pregare contro aborto ed eutanasia davanti al Niguarda – ospedale dove la percentuale di obiezione di coscienza arriva al 90%. Sebbene questa volta i preganti fossero ben protetti da un folto cordone di agguerriti poliziotti, siamo ugualmente riuscit* a disturbare lo svolgimento della maratona di preghiera con canti, slogan e ironia. Ci siamo anche pres* più spazio bloccando il traffico a momenti alternati con  uno striscione che diceva “Fuori dagli ospedali obiettori, cav e preganti” e abbiamo creato un po’ di confusione fra le forze del disordine. Di fronte ai cartelli dei preganti che equiparavano l’aborto all’olocausto, all’omicidio e al femminicidio, abbiamo ribadito il nostro rifiuto alla morale cattolica che vorrebbe colpevolizzarci, inculcarci vergogna e senso del peccato, come anche alle leggi dello stato che vorrebbero sottrarci il potere di decidere della nostra vita e della nostra morte. Nel volantino distribuito abbiamo rivendicato la depenalizzazione dell’aborto e spiegato che non vogliamo più difendere la 194, una legge che permette a medici, assistenti sociali e giudici il controllo sui nostri corpi e che introduce l’obiezione di coscienza per il personale medico e paramedico. Ma quale stato, ma quale dio, del mio corpo decido io!
Segnaliamo che il pomeriggio del 12 aprile i cattolici integralisti faranno una marcia contro l’aborto nel centro di Milano – questa cosa ci disgusta e ci auguriamo che neanche lì  riescano a pregare indisturbati con le loro litanie! Speriamo pure che venga data autorizzazione alla pioggia di infradiciare i preganti  anche questa volta !!!

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TANA LIBERA TUTTE! STANIAMO GLI OBIETTORI!

La situazione dell’obiezione di coscienza nel nostro paese è sempre più allarmante. Non basta gridarlo a gran voce, non basta invocare la difesa della 194.

Vogliamo tentare di fare qualcosa in più, vogliamo provare a spingerci oltre…vorremmo farlo con tutte voi.

TANA LIBERA TUTTE!

Questo il nome della campagna che abbiamo pensato per liberare le nostre scelte e le nostre possibilità di autodeterminarci davvero.

STANIAMO GLI OBIETTORI!

Nominiamoli, spargiamo la voce su dove lavorano, su come si chiamano, diciamoci chi sono e rendiamo pubbliche e accessibili a tutte queste notizie.

Chiediamo il vostro aiuto e sostegno nella raccolta di queste informazioni.

SE LI CONOSCI, LI EVITI!

Raccontateci le vostre storie e le vostre esperienze negli ospedali, nei consultori, nelle farmacie. Pubblicheremo sul blog le vostre testimonianze, in forma anonima naturalmente, in modo che altre donne possano sapere dove, come, quando accedere all’IVG senza incappare in questi personaggi…

***Qualche anno fa il Collettivo femminista Maistat@zitt@ di Milano aveva promosso una campagna dal titolo “Obiettiamo gli obiettori”: in rete circola ancora il loro manifesto. Ad oggi di fatto la situazione è andata peggiorando e le percentuali di obiezione sono in costante aumento.

Scrivevano nel 2008 le Maistat@zitt@ …

“L’obiezione di coscienza all’interruzione di gravidanza per medici e farmacisti aveva un senso all’entrata in vigore della legge e alla messa in vendita delle pillole antiabortive: c’erano persone che altrimenti si sarebbero trovate a dover fare, per legge, qualcosa che la loro coscienza gli vietava. Giustissimo. Da subito, però, doveva essere predisposto un meccanismo secondo cui le nuove leve, ginecologi e farmacisti, che avessero deciso di intraprendere la carriera non avrebbero avuto più questa possibilità: se la tua coscienza te lo impedisce, fai altro. I testimoni di Geova sono contrari alle trasfusioni di sangue: se vogliono seguire la loro fede, intraprendono professioni che non li mettono di fronte all’obbligo di venirle meno. L’obiezione di coscienza per i ginecologi oggi andrebbe semplicemente abolita, per tutti i futuri ginecologi. […] Pretendiamo dalle Asl, dai Consultori e dagli Ospedali l’elenco del personale medico-sanitario che pratica l’obiezione di coscienza.”

SCRIVETECI QUI SUL BLOG, AL NOSTRO INDIRIZZO MAIL (noi.medea@autistiche.org), SUL NOSTRO PROFILO FACEBOOK (Medea Torino).

RACCONTATECI LE VOSTRE STORIE E INSIEME…STANIAMO GLI OBIETTORI!

GRAZIE AI VOSTRI CONTRIBUTI CERCHEREMO DI COSTRUIRE UNA MAPPATURA DELL’OBIEZIONE DI COSCIENZA DEL NOSTRO TERRITORIO E NON SOLO.

 ***

La legge n. 194 del 22 maggio 1978 (Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza) è da anni sempre più a rischio di disapplicazione. La difficoltà di accedere all’IVG rischia di implementare la zona grigia degli aborti clandestini, anch’essi in crescita, nel nostro paese. Si tratta tuttavia di un collasso annunciato a causa di carenze originarie della legge stessa, che non norma la pratica dell’obiezione limitandosi a prescrivere l’ovvio e – almeno per ora, sulla carta – l’indiscutibile: il dovere, anche per gli obiettori, di prendere parte alle pratiche di assistenza antecedenti e seguenti l’interruzione e comunque la non invocabilità dell’obiezione in situazioni di pericolo per la vita della donna che è ricorsa all’IVG (art.9 l.194/78)

Lo stesso articolo 9 si limita a prescrivere l’obbligo, per gli enti ospedalieri, di assicurare il compimento delle IVG anche a fronte dell’obiezione di coscienza del loro personale e affida alle regioni il compito di controllare e garantire l’attuazione della legge anche attraverso la mobilità del personale.

Ma la possibilità dell’odierno, progressivo dilagare dell’obiezione di coscienza tra medici ed anestesisti, che oggi persino il restio Ministero della Salute non può non registrare con preoccupazione, si inscrive proprio in quella legge, e nel cattivo compromesso, denunciato già all’epoca dalle donne, su cui la legge riposa. La 194 infatti ascrive l’aborto alla sfera penale, facendolo rientrare nell’ambito dell’opposizione legalità/illegalità, con ciò, di fatto, negando, rimuovendo e depotenziando le competenze femminili, i saperi e le pratiche delle donne sul proprio corpo e sulla procreazione. Da un lato rappresenta dunque una tappa importante nel vasto processo a un tempo sociale, culturale ed economico di medicalizzazione del corpo, che caratterizza l’Europa e l’Occidente almeno a partire dal XIII secolo (quando, con sempre maggior frequenza, il medico compare da protagonista sulla scena del parto, insieme all’ostetrica) e che ha di fatto espropriato gli individui dei saperi diffusi, collettivi e sociali sulla vita (i corpi e le loro trasformazioni, dalla nascita alla morte) a favore dello Stato e, nell’ultimo secolo, delle multinazionali globali del farmaco. Dall’altro, come evento storico, rappresenta il compromesso – è sempre bene non scordarlo – tra le istanze clericali, conservatrici, democristiane del paese sede dello Stato Vaticano e quelle laiche e progressiste.

L’obiezione di coscienza è quindi in forte aumento, secondo una curva che negli ultimi 30 anni non ha cessato di crescere: + 17,3%.

Il dato nazionale rappresenta la media del fenomeno nelle singole regioni, e a livello locale si sfiorano cifre che di fatto, da tempo, costringono le donne che scelgono di interrompere la gravidanza  a migrazioni forzate, in corsa contro il tempo, tra le singole ASL o al di fuori della propria regione, basti pensare al Lazio, dove l’obiezione registra un inquietante 91%.

A Sud le regioni a più alta percentuale di ginecologi obiettori di coscienza. Punte in Basilicata (85,2%), Campania (83,9%), Molise (85,7%), e Sicilia (80,6%). Mentre a Nord si distinguono provincia di Bolzano (l’81.3%) e Veneto (76.7%). In tutta la penisola la percentuale non scende mai al di sotto del 50%, tranne per la Valle d’Aosta (16,7%). Simile situazione tra gli anestesisti obiettori e personale non medico.

Per avere cifre più dettagliate, provincia per provincia, si può fare riferimento alla relazione annuale del Ministero della Salute, facilmente reperibile in rete.

A Torino e provincia la presenza di obiettori tra i ginecologi/he è preponderante: rappresentano infatti l’84,6% nella ASL TO1, il 69,2% nella ASL TO2, il 61,53% in TO3, il 68,96% in TO 4.il 61, 20% in TO 5, dati sostanzialmente simili a quelli degli/delle anestesisti/e nelle stesse ASL.

Ma nelle altre province si registrano situazioni ancora più critiche, in particolare nelle ASL di Novara, dove 1 solo medico è attivo, di Alessandria (2 medici) e di Cuneo (3 medici)…una mappa che delinea, in generale, la crescente difficoltà di portare a termine l’interruzione di gravidanza per le donne che la scelgono, e, nello specifico, una mobilità interna tra ospedali sempre più frequente ed obbligata che rappresenta, di fatto, una grave limitazione alla libera scelta delle donne.

Spesso poi la scelta dell’obiezione deriva più da scelte opportunistiche di carriera che non da reali convinzioni religiose o morali. I pochi obiettori/trici vedono di fatto molto limitate le proprie opportunità di avanzamento professionale e allo stesso tempo molti medici/he che obiettano nel pubblico, praticano poi le IVG a pagamento. Chi non obietta è dunque costretta/o a impiegare la maggior parte del proprio tempo a praticare aborti per sopperire alla scarsità di personale non obiettore.

***

Famiglia, ruoli sessuali, aborto, lavoro sono alcuni dei temi delle canzoni che tra il 1972 e il 1975 furono scritte e variamente interpretate, messe in scena e cantante nelle piazze dalle donne del Movimento Femminista Romano, per culminare nell’incisione del 33 giri “Canti delle donne in lotta”, della metà degli anni ’70: la tradizione maschile non offriva o non esprimeva compiutamente quanto le donne, le compagne, avevano dentro e così si cominciò a cantare femminista …

Vi proponiamo, filo rosso di una lotta per l’autodeterminazione che attraversa i decenni e che ancora ci trova attente protagoniste, il testo di “Abortire”, canzone dedicata al tema dell’aborto clandestino e soprattutto, dell’obiezione di coscienza di certi medici, allora come oggi,  obiettori di comodo e per convenienza sulla carne viva delle donne …

Si faceva chiamare dottore

Perché aveva la laurea ad onore

Era lui che faceva abortire

Le compagne per centomila lire

 

Ma se negli occhi tuoi c’è paura

La sua voce si fa più dura

Se la paura diventa grande

Se hai bisogno di una voce umana

Per abortire tu devi tacere

Come una lesbica o una puttana

 

Lui ti sta facendo un piacere

Tu stai solo scontando un errore

Così per te non c’è che umiliazione

Tanto non hai mica pagato un milione

 

Anche se poi l’avessi pagato

Neanche quel prezzo sarebbe bastato

Minimamente a negare il riscatto

Di chi è schiavo e accetta il baratto

 

Per liberare il tuo corpo in catene

Devi spezzare chi te le tiene

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Autodeterminazione e criminalizzazione: il nostro contributo per il 22 febbraio a Torino

Il volantino che distribuiremo domani in piazza in occasione della giornata nazionale delle lotte in solidarietà con il Movimento NoTav.

NESSUNA CRIMINALIZZAZIONE PUO’ FERMARE LE LOTTE! 

  • CIRCA 600 IMPUTATI ED IMPUTATE
  • PIU’ DI UN MIGLIAIO DI INDAGATI/E
  • DECINE DI PERSONE SOTTOPOSTE A RESTRIZIONI DI VARIO TIPO: carcere, arresti domiciliari, firme, obbligo o divieto di dimora, foglio di via
  • RISARCIMENTI PENALI DI CENTINAIA DI MIGLIAIA DI EURO
  • UN PROCESSO CONTRO 53 NOTAV CONDOTTO IN UN’AULA BUNKER

Questo a grandi linee l’incredibile bottino della Procura di Torino, impegnata con la Questura e i media mainstream in una continua ed incessante opera di criminalizzazione di un movimento che lotta contro la devastazione del proprio territorio, lo spreco di denaro pubblico, la costruzione di un’opera inutile e dannosa.

Un movimento che di fatto lotta per tutte e tutti noi, in nome di una società più giusta e di un mondo che rispetti i bisogni reali delle persone, contro le perverse logiche del profitto e del mercato.

Un popolo intero che alza la testa e vuole decidere, scegliere, autodeterminarsi. E per queste ragioni va evidentemente e platealmente punito.

Oggi il Movimento No Tav è colpito con accuse tanto pesanti quanto infondate, come quella di terrorismo che minacciano l’agibilità politica di ogni lotta costruita dal basso, condotta con spirito di autodeterminazione, autogestione e azione diretta. Dalle lotte per il lavoro e il diritto alla casa, a quelle per il reddito e la terra…lotte per la propria autodeterminazione e per la libertà di scelta sulla proprie vite. Lotte che noi donne conosciamo particolarmente bene proprio perché da sempre colpite sulla nostra pelle, attraverso i nostri corpi da istituzioni cieche, sorde e rapaci che vorrebbero controllarci, reprimerci, criminalizzarci in una società che non esita ad avocare a sé il monopolio della violenza e la gestione del potere.

Siamo assassine quando abortiamo, poco di buono perché rivendichiamo spazi di  autonomia, e la violenza in fondo ce la cerchiamo perché impariamo a dire di no e a voler scegliere da sole….

E se poi si scopre che siamo pure No Tav e usciamo di casa per andare ai cortei, il minimo che ci possa capitare è che qualche sbirro solerte ci insulti e ci metta le mani sulle tette o tra le cosce per farci sentire tutto il suo disprezzo.

Violenza sulle donne e violenza sulla terra. Un legame duro da spezzare quando si parla di autodeterminazione, bisogno di libertà, pretesa di autonomia.

La terra, i saperi, la vita, la morte…impedirne l’appropriazione in nome del profitto è un modo che soprattutto le donne hanno per mettersi in gioco. Quando pensiamo alla violenza pensiamo di solito alla violenza contro noi stesse, la Valle e noi tutte diamo un esempio diverso: se la violenza di una divisa che occupa la tua terra è certa e chiara, altrettanto chiara e naturale sarà la reazione. Il taglio di una rete, la violazione del cantiere, il lancio di una pietra: siamo a un passo dal riconoscere che possiamo respingere il corpo estraneo, sia esso un uomo che violenta picchia o uccide, sia esso lo Stato.

La lotta delle donne contro l’alta velocità è rabbia delle donne senza vittimismi, è il rigetto degli stereotipi, è chiedersi: ”io cosa sono disposta a fare per uscire da quel cantuccio in cui mi vogliono relegare?”, è cambiamento di sé e degli altri e cambiamento di segno nella presa di coscienza della propria forza.

Non è, solo, opporsi al treno: questo le donne lo sanno bene, e lo sanno di più, perché opporsi al capitalismo che si fa strada scavando le montagne e violentando terra e comunità per noi vuol sempre dire opporsi all’ordine sociale patriarcale del possesso.

LIBERTA’ PER CHIARA, CLAUDIO, MATTIA, NICCOLO’

LIBERE TUTTE, TUTTI LIBERI

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Cantare femminista: famiglia, aborto, lavoro…

Famiglia, ruoli sessuali, aborto, lavoro sono alcuni dei temi delle canzoni che tra il 1972 e il 1975 furono scritte e variamente interpretate, messe in scena e cantante nelle piazze dalle donne del Movimento Femminista Romano, per culminare nell’incisione del 33 giri “Canti delle donne in lotta”, della metà degli anni ’70: la tradizione maschile non offriva o non esprimeva compiutamente quanto le donne, le compagne, avevano dentro e così si cominciò a cantare femminista …

Vi proponiamo, filo rosso di una lotta per l’autodeterminazione che attraversa i decenni e che ancora ci trova attente protagoniste, il testo di “Abortire”, canzone dedicata al tema dell’aborto clandestino e soprattutto, dell’obiezione di coscienza di certi medici, allora come oggi,  obiettori di comodo e per convenienza sulla carne viva delle donne …

Si faceva chiamare dottore

Perché aveva la laurea ad onore

Era lui che faceva abortire

Le compagne per centomila lire

 

Ma se negli occhi tuoi c’è paura

La sua voce si fa più dura

Se la paura diventa grande

Se hai bisogno di una voce umana

Per abortire tu devi tacere

Come una lesbica o una puttana

 

Lui ti sta facendo un piacere

Tu stai solo scontando un errore

Così per te non c’è che umiliazione

Tanto non hai mica pagato un milione

 

Anche se poi l’avessi pagato

Neanche quel prezzo sarebbe bastato

Minimamente a negare il riscatto

Di chi è schiavo e accetta il baratto

 

Per liberare il tuo corpo in catene

Devi spezzare chi te le tiene

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Il 22 febbraio in piazza a fianco del Movimento NoTav

NESSUNA CRIMINALIZZAZIONE PUO’ FERMARE LE LOTTE
Il 22 febbraio, giornata nazionale di lotta

*contro la criminalizzazione delle lotte, e in particolare del movimento NOTAV,

*in solidarietà a tutte/i le/gli imputate/i e le/gli indagate/i

*per sostenere tutte le lotte sociali, contro le nocività e le devastazioni del territorio

*contro un’accusa di terrorismo che oggi colpisce 4 nostri/e compagni/e ma mira ad imporre una finta pacificazione sociale limitando fortemente l’agibilità politica di tutte e tutti coloro che lottano per la propria libertà ed autodeterminazione

Saremo in piazza anche noi!
L’appuntamento è dalle ore 12 in piazza Madama Cristina (piazza tematica del welfare).
A seguire – ore 15 tutte e tutti in piazza Castello: concentramento e corteo.

Posted in acab, comunicati/volantini, iniziative, no tav, repressione, resistenze.

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Decreto femminicidio: alcuni spunti di analisi e riflessione

Pubblichiamo qui di seguito la trascrizione dell’intervento fatto da una compagna di MeDeA nel corso di un’iniziativa che si è tenuta in Valsusa qualche mese fa organizzata insieme alle DonneInMovimento. Purtroppo l’audio registrato è andato perso, ma speriamo – anche con la scrittura – di essere in grado di restituire la ricchezza degli spunti di analisi proposti in quella giornata.

***

L’estate scorsa (2013),durante incontri estivi tra le donne della Valle o che la Valle frequentano con assiduità,venne espresso il desiderio – anche alla luce di quanto accadde alla compagna pisana durante un suo fermo – di proseguire quanto abbozzato l’anno precedente in occasione della due giorni del 25 novembre (Violenza sulle donne, violenza sulla terra), con la volontà di costruire un momento  più assembleare, più discorsivo, in cui ognuna portasse la propria esperienza, i propri pensieri su un fenomeno universale nello spazio e costante nel tempo,quale è la violenza maschile sulle donne.

Continued…

Posted in 25 novembre, femminicidi, iniziative, no tav, ReFe, violenza di genere.

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YO DECIDO – iniziativa a Torino al fianco delle donne spagnole

YO DECIDO – DECIDO IO, AL FIANCO DELLE DONNE SPAGNOLE, PER UN ABORTO LIBERO E SICURO

SABATO 1 FEBBRAIO ORE 15 – SOTTO IL CONSOLATO SPAGNOLO IN PIAZZA CASTELLO A TORINO
INIZIATIVA DI SOLIDARIETA’ E CONTROINFORMAZIONE
(PRESIDIO E VOLANTINAGGIO)
Collettivi Femministi, Associazioni di Donne e Singole di Torino
Al fianco delle Donne Spagnole
Per l’Autodeterminazione

In questi giorni il nemico dichiarato del governo spagnolo sembrano essere le donne, con un progetto di legge antiaborto significativamente denominata “Legge organica di protezione dei diritti del Concepito e della Donna in gravidanza” che, vista la maggioranza di cui gode il Partito Popolare, sembra destinato a riportare indietro le lancette del tempo.
Dall’essere un diritto, come nella legge Zapatero del 2010, l’aborto torna ad essere reato, sebbene depenalizzato, e consentito in due sole circostanze, in caso di violenza sessuale o se sussistono gravi rischi per la salute fisica o psicologica della donna. In tutti gli altri casi, sarà vietato per legge, con l’ovvia e terribile conseguenza di un ritorno agli aborti clandestini. La legge, che fa carta straccia della precedente, si presenta dunque ancor più restrittiva di quella in vigore dal’85 al 2010, di cui in parte ricalca l’impianto.
I gravi rischi devono essere certificati e motivati da due specialisti diversi dal medico che eseguirà l’interruzione di gravidanza. Nel primo caso il termine scade alla dodicesima settimana, e solo se la violenza è stata denunciata, mentre nel secondo il limite è fissato a ventidue settimane. Le motivazioni dovranno essere valutate da specialisti della patologia, dopo di che la donna sarà costretta ad attendere altri setti giorni prima di una decisione definitiva, che altri avranno preso per lei.

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Governi che odiano le donne – Da Salerno sulla Spagna –

Riceviamo dalle compagne salernitane e volentieri diffondiamo

GOVERNI CHE ODIANO LE DONNE.
LA SPAGNA NEGA IL DIRITTO ALL’ INTERRUZIONE VOLONTARIA DI GRAVIDANZA
E’ in attesa di essere approvata la legge più retrograda degli ultimi 30 anni in materia di aborto, annunciata il 20 dicembre scorso dal Partito Popular al governo, che riporterà la Spagna agli aborti clandestini e a pratiche mediche anche mortali per le donne. Infatti si potrà abortire solo a due condizioni: 1) se si è state violentate; 2) se il feto presenta gravi malformazioni, tali da essere incompatibili con la vita; tutto ciò previa approvazione di  medico e psicologo che “accerteranno” che le suddette condizioni si ripercuotano sulla salute fisica e mentale della donna. Fuori da queste condizioni sono previste sanzioni economiche per la donna e la perseguibilità penale per il personale medico che l’assiste. Da giorni i movimenti femministi spagnoli sono nelle piazze a ribadire in concetto fondamentale: le donne sono individui con diritto di scelta sul proprio corpo e sulla propria vita!
E IN ITALIA?

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Una risata li seppellirà

Sabato 4 gennaio 2014. Come ogni primo sabato dei mesi dispari, ancora una volta i preganti antiabortisti del Comitato No194 si ritroveranno davanti agli ospedali di diverse città. Durante una maratona di 9 ore di preghiera contro aborto ed eutanasia molesteranno le donne di passaggio con i loro manifesti splatter e le loro litanie colpevolizzanti. Come se ciò non bastasse, nel resto del tempo si impegnano a diffondere una propaganda omofoba, transfobica e razzista. Che due ovaie!!!
Di fronte a questo rigurgito, rivendichiamo l’autodeterminazione dei nostri corpi, fermamente convint* che sarà una risata a seppellire questi cattolici integralisti! Quindi, anche in questa occasione, non mancherà il solito appuntamento di disturbo, irrisione e sberleffo nei confronti dei preganti. La nostra azione sarà ovviamente rivolta anche a denunciare la situazione all’interno degli ospedali e dei consultori, dove continua a crescere la presenza dei cosiddetti ‘movimenti per la vita’ (?!!) e degli obiettori di coscienza: fra medici, infermieri ed anestesisti la percentuale di obiezione a livello nazionale supera ormai il 70%.
A Milano diamo appuntamento con scope, cappelli da strega, pentole e mestoli, ma anche vin brulè, cioccolata calda… e TORTE!!! Ci ritroveremo dalle 10.30 alle 13.00, sabato 4 gennaio, di fronte all’ospedale di Niguarda, dove dovrebbe svolgersi la prossima maratona di preghiera milanese. In caso di spostamento dell’iniziativa di fronte a un altro ospedale, seguiranno aggiornamenti.

Auguriamo il diffondersi di iniziative simili nelle altre città in cui saranno presenti i feti-cisti in questa giornata

Partecipate e fate girare!!!

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