… altro principio inespresso, e questo perché addirittura è dato per scontato, è che i programmi decisi a tavolino dai governanti si realizzeranno con certezza in quanto i popoli sono oggetti passivi delle decisioni prese e non ci si aspetta da loro nessuna reazione se non l’obbedienza, la conformità anzi, più totale…
Nel 1997 l’antropologa Ida Magli pubblica per Bompiani “Contro l’Europa”, opera da cui abbiamo tratto la frase che introduce questo contributo, e che si poneva l’obiettivo di spezzare il silenzio intorno all’Unione Europea evidenziando come i problemi che la sua costituzione, il Trattato di Maastricht, nonché le sue concrete articolazioni e realizzazioni a venire prospettavano, fossero problemi antropologici, quindi problemi degli/per gli uomini, e le donne, uomini e donne della cui esistenza solo gli economisti, come i dittatori, prefigurava Magli, si dimenticano e disinteressano. Molte di noi lessero Contro l’Europa e ne discussero con passione alcuni nodi, in qualche modo anche provocatoriamente sollecitate da Ida Magli, attraverso le pagine del libro, ad affrontare temi che a quindici anni di distanza, e sono tanti!, segnano ancora molte delle nostre riflessioni, pur non condividendo sempre, allora come oggi, alcune delle conclusioni della saggista e/o il suo modo di porre e dipanare il ragionamento, e pensiamo in particolare – e se ne fa qui un cenno rapidissimo per elencazione- ai capitoli dedicati al rapporto tra islam e donne, tra comunismo e Cristianesimo, a Israele, all’antiamericanismo e al così definito addio all’Occidente…
Abbiamo scelto di riprendere in mano Contro l’Europa proprio in questi giorni e ne riproponiamo alcuni passaggi di stringente attualità, nostre lapidarie e nette interpretazioni/citazioni quali chiavi di lettura utili a offrire un ordine di riferimento, un contesto più ampio in cui inscrivere quanto stiamo vivendo: la crisi, l’euro come meta di salvezza, le leggi dell’economia assunte al rango di verità indiscutibile, di vera e propria religione.
Contro l’Europa vuol dire non accontentarsi, in apparente normalità e fatalistica ineluttabilità, delle sirene dei Potenti per cui o Europa o Morte…
Contro l’Europa vuol dire sospettare, svelare, combattere un meccanismo di enorme portata messo in moto da banchieri ed economisti, che ha come punto di non ritorno il cambiamento completo e irrevocabile delle vite di centinaia di migliaia di uomini e donne…
Contro l’Europa vuol dire tirare il freno del treno su cui siamo costretti a correre o quanto meno cominciare a chiedersi che cosa c’è alla fine del viaggio…
Contro l’Europa vuol dire pensare di costruire una opposizione reale contro la dittatura degli economisti, da Dini a Ciampi a Prodi e oggi a Monti, per citare solo l’Italia, che per prima ha aperto la strada all’ unificazione della figura dell’economista con quella del Capo del Governo…
Contro l’Europa vuol dire riconoscere che è in gioco una partita per il potere, per estendere il quale si parte dalla moneta, l’euro, con l’assoluta certezza che il resto, vale a dire il dominio sui popoli, necessariamente seguirà…
Contro l’Europa vuol dire scalfire la sacralità del progetto europeo, che non è pensabile se non come “il Bene”, di contro al baratro, la catastrofe, il default…
Contro l’Europa vuol dire contro la falsa coscienza di chi pretende di farci credere che moneta e mercato siano indipendenti dalle società di cui sono espressione e che una sola struttura, quella economica, possa davvero reggere l’intero sistema…
Contro l’Europa vuol dire non piegarsi, non piegarsi a chi ha finalmente e spietatamente proclamato che Dio è Denaro, che le strutture liturgiche al suo servizio sono le regole dell’economia, che la moneta, l’Euro, è il tabernacolo che milioni di credenti sono chiamati ad adorare, offrendosi vittime per il suo Regno…
Contro l’Europa vuol dire scardinare le strade che portano alla costruzione del Potere, il potere del Fato che detta sentenze inappellabili, verità indiscutibili che, tranne le voci dei molti, di quel 99% che piange lacrime non istituzionali, destra, sinistra e media ripetono come inevitabilmente logiche: o Euro o Morte!
A seguire, vi invitiamo alla letture dell’editoriale di Ida Magli pubblicato il 3 dicembre scorso con il titolo “La nuova Duma”, per Italiani Liberi.
Per approfondimenti:
Ida Magli, Contro l’Europa, Bompiani 1997
www.italianiliberi.it che raccoglie molti altri interventi di Ida Magli
La nuova Duma
Ida Magli, 3 dicembre 2011
Finalmente i progettisti dell’Unione europea hanno gettato la maschera. Una maschera debole, trasparente, quasi inutile, quella che hanno portato fino ad oggi, ma pur sempre maschera. Mercato, mercato, mercato; finanza, finanza, finanza; ma soprattutto: democrazia, democrazia, democrazia. Da oggi, non più. Abbasso la democrazia, viva la dittatura. Il New York Times esalta il suo nuovo eroe: il Re Giorgio che, con piglio autoritario, è riuscito in un colpo solo a far governare l’Italia da persona non eletta e a far indossare al Parlamento italiano le vesti della Duma, quella Duma di cui il nostro Presidente sentiva profonda nostalgia visto che era formata dal partito unico e approvava immancabilmente le decisioni prese da Stalin.
Il gioco del “debito”, poi, ha anch’esso messo in mostra il suo scopo. Non è l’aver ceduto la sovranità monetaria che sta riducendo le nazioni al lumicino – ci ripetono instancabilmente i banchieri europei e del mondo intero – ma il fatto che insieme a quella monetaria non avete ceduto anche la sovranità su tutto il resto: il governo finanziario, l’imposizione delle tasse, il sistema pensionistico, la politica estera… Insomma, cosa pretendono le nazioni ? Di essere ancora “nazioni”? Di conservare qualche briciola di sovranità? Sciocchezze da “maiali” quali siete. L’euro sarebbe stata la più forte delle monete se non avessero voluto metterci le mani i governi nazionali. Imparate dunque, cari miei, dalla prima della classe.
La Germania, lei sì che è furba!
Non ha avuto che da cambiare il nome alla propria moneta e oplà, eccola a fare affari a meraviglia con tutto il mondo e con la vicina, simpaticissima Russia sopratutto. Non per nulla è stato il suo grande guru Helmuth Kohl a imporre all’euro il valore del marco. E chi aveva la lira, chi aveva la dracma, che non valevano neanche la centesima parte del marco? Sono stati i loro governanti a truffarli e dunque che vogliono? Arranchino, piuttosto. Non è compito dei tedeschi preoccuparsi degli alleati o dei sudditi. Nell’Ue poi gli alleati-sudditi sono tutt’uno: obbediscano e facciano bene i compiti.
Adesso, però, siamo arrivati al punto di non ritorno. I cittadini non hanno nessun potere, salvo che si voglia giungere alla ribellione, cosa che nessuno si augura. Gli unici che hanno ancora in mano la possibilità di non tradire gli italiani, consentendo la sopravvivenza dell’Italia come Stato sovrano e indipendente sono i parlamentari. Andare avanti sulla strada intrapresa con l’Unione significa la soggezione totale ai banchieri, la perdita di qualsiasi residua libertà e il progressivo impoverimento dovuto all’aumento del debito. Questa, infatti, è cosa sicura: la mancanza di una moneta emessa dal proprio stato e non soggetta, perciò, al pagamento degli interessi alla Bce , può garantire soltanto l’aumento del debito in forma esponenziale e la contrazione delle possibilità di mercato.
I parlamentari riflettano se convenga rimanere alla storia per aver votato Sì a tutto questo.
Se hanno un dubbio, chiedano agli elettori di decidere: indicano un referendum sull’Ue.
BRAVE BRAVE BRAVE!e se si ragionasse in termini di default, loro, però?chi ha deciso e quando che o mercato o morte?