Abbiamo chiesto ad alcune amiche, e compagne, di raccontarci un 8 marzo speciale, che è rimasto nei loro ricordi perché significativo, intenso e, magari, ancora attuale. Vi proponiamo i loro brevi contributi invitandovi ad aggiungervi i vostri!.
… il mio 8 marzo da ricordare non è stato un 8 marzo! Era febbraio, occupazione dell’Università, la prima partecipata davvero dopo la pantera, tra compagne e studentesse ci si chiedeva se saremmo arrivate a organizzare una giornata della donne in università o se l’occupazione sarebbe finita prima…quindi, per non rischiare, decidemmo di prenderci un momento tutto per noi durante una serata di apertura di Palazzo Nuovo per un concerto e dalla presidenza di Lettere trascinammo giù per due piani, allora agli interrati c’erano le sale per le proiezioni, un tavolone di legno enorme e mentre su sentivamo suonare e cantare e saltare, noi ci sedemmo sopra a raccontarci un po’ di noi, del nostro rapporto con il corpo, con la sessualità, anche con le nostre fantasie…ci sentivamo leggermente in imbarazzo ma ci sciogliemmo piano piano e qualche ora dopo stavano ridendo come pazze delle nostre paure e ingenuità di ragazzine, riflettendo su quanto poco sapessimo di noi stesse allora. Furono ore davvero dense e l’atmosfera era magica perché ci sentivamo, su quel tavolo, in una dimensione tutta per noi ma non isolata, tant’è che decidemmo di dedicare alla sessualità altre riflessioni e confronti e magari un’assemblea proprio per l’8 marzo. L’occupazione finì in effetti prima, ma non terminò l’esperienza di quel gruppo di giovani donne, molte delle quali hanno continuato, e continuano, a definirsi femministe, seppur con i primi capelli bianchi con cui fare i conti!.
C.
Non mi ricordo l’anno, ma non è passato tanto tempo, tre o quattro anni al massimo: il mio 8 marzo più bello è stato anche il primo in cui ho partecipato a un corteo di sole donne, o comunque in cui le donne erano e dovevano/volevano essere la maggioranza, pur senza esclusioni. Ero con tante mie compagne di scuola, con il simbolo femminista disegnato in nero col pastello sulle guance e mi sono commossa quando siamo entrate in piazza cantando “tremate, tremate le streghe son tornate!” ma ho praticamente pianto quando ci siamo messe a ballare dietro il furgone a corteo concluso e le compagne più grandi intorno ci battevano le mani e qualcuna entrava nel cerchio con noi scatenate…tra loro c’erano anche mia madre e una sua amica. Poi mi hanno detto che si son sentite come se avessero passato qualcosa di importante da una generazione all’altra.
S.
Il mio è un 8 marzo di inizio millennio, ero a scuola e la professoressa di italiano, dopo averci raccontato la storia della giornata internazionale della donne, sottolineando che non è la “festa della donna”, ci aveva chiesto di nominare una donna delle arti o delle scienze o della politica di cui ricordavamo le opere, possibilmente del ‘900…niente, a nessuno veniva in mente un nome, finché una mia compagna tirò fuori Grazia Deledda e la prof fece una specie di sorrisetto amaro, dicendo che andava benissimo, ma non ci sembrava un po’ poco?! No, non eravamo ignoranti noi, e non erano neanche incapaci le donne: non è che le donne in un secolo non avessero scritto, pensato, dipinto, scoperto o comandato, ci disse, e allora? Qual era il problema? Ci ho pensato tanto da quel giorno e mi ricordo che, incuriosita, mi misi a sfogliare tutti i libri di storia che avevo conservato per ricavarne l’impressione che le donne erano di solito relegate in apposite pagine o capitoli che riguardavano la vita, le consuetudini e i costumi di un’epoca, con l’eccezione di personalità speciali e in ogni caso almeno fino al rinascimento. Poi il buio, con qualche luce con le guerre d’indipendenza, sia nella letteratura sia nelle arti, per ricomparire con le staffette della resistenza e la Grazia Deledda di cui sopra…certo è un po’ estremo come punto di vista, ma all’università mi capitò tra le mani Carla Lonzi e qualcosa in più mi sembra di aver capito!
V.
il mio 8 marzo più bello è stato quello dello scorso anno, quando finalmente mio padre, dopo anni di martellamenti, non l’ha più chiamata festa della donna ma giornata! e non mi ha chiesto: “cosa fai stasera?”….!!!