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Chi dice “Io Donna” dice danno!

A questo link potetet trovare l’articolo della rivista Io Donna.

C’è chi fa l’appello, nome e cognome. Noi ci limitiamo al secondo. E infatti l’Italia deve esser piombata, in questi ultimi due giorni, nell’Alto Medioevo: un pregio o un difetto fisico, l’iscrizione ad una corporazione municipale, la provenienza geografica della famiglia, il nome del padre, lo status sociale o, eccoci!, un mestiere, potevano esser accostati al primo nome per render certa l’identificazione della persona e l’appartenenza alla medesima discendenza. Così son nati,  si son radicati e si sono tramandati i cognomi.
L’Italia medievale dei nostri giorni trasmette il cognome e il mestiere.
Il figlio del notaio fa il notaio. La figlia dell’avvocato fa l’avvocato. Il figlio del farmacista fa il farmacista. La figlia del commercialista fa la commercialista…e il nipote di uno dei maggiori storici della letteratura italiana e insigne critico dantesco, Natalino Sapegno, fa il giornalista. La figlia del nipote in questione fa la giornalista…sia chiaro, nessuna censura generica, chi scrive per MeDeA in quest’occasione fa l’insegnante come tutte le donne della sua famiglia d’origine: impariamo ad interessarci e a farci coinvolgere in primis da quanto abbiamo di più vicino e noto…in una casa piena di libri, in un contesto i cui stimoli intellettuali saranno stati di altissimo livello, niente di più facile che figli, nipoti e pronipoti seguano le orme di chi li ha preceduti.

Il fatto poi che quei figli nipoti o pronipoti non collaborino con il Corriere Mercantile (senza ironia e con rispetto, ci mancherebbe!) ma con le maggiori testate giornalistiche del paese è solo un dato che ci limitiamo a porgervi con malizia, noi donne furiose e urlatrici così diverse dalle tenere e ingenue fanciulle che abitano i sogni valligiani di Pierangelo Sapegno…
Quello che non sopportiamo è che ci vengano a fare la morale. A dar lezioni.
Una ministra che ha distrutto la scuola pubblica blaterando di meritocrazia è andata a far l’esame di stato per l’avvocatura nella sede più comoda. Un governo che accusa i giovani di volere il posto fisso e pure vicino a mammà ha tra i suoi esponenti una docente universitaria la cui figlia è installata nel medesimo ateneo. E un giornalista che collabora con un settimanale i cui argomenti forti sono piacere gossip moda e bellezza pretende di raccontarci la lotta No Tav, variante femminile, dall’asilo alla pietra.
Dopo aver sbattuto per anni in prima pagina modelle anoressiche seminude , non ci stupisce affatto che risulti incomprensibile un passamontagna. Come risulta incomprensibile, al valdostano e pure un po’ razzista Sapegno, la presenza in val di Susa di ragazze del Sud, di Napoli o di Roma. Eppure un giornalista, se fa correttamente il suo mestiere, qualcosa dovrebbe sapere o provare a intuire: cogliere per esempio che se quasi una giovane donna su tre del sud Italia è senza lavoro, per quella giovane donna appoggiare e sostenere, anche con la presenza e a tanti chilometri dalla propria regione, la lotta della val di Susa, vuol dire opporsi non solo all’inutile realizzazione di un’opera faraonica e devastante, ma soprattutto ribellarsi a un modello economico che tritura in nome del profitto le vite di tutte noi.
Molti elementi risultano invece, per noi che sconfitte non ci sentiamo affatto, chiarissimi: a scorrere l’articolo si percepisce nettamente quanto sia preciso il solco tra la cucina, i giochi dei bimbi, la timidezza e il sorriso delle donne buone e di pacifica disposizione alla protesta, e la rabbia, il passamontagna, la violenza delle donne cattive che fanno gli scontri: vi ricorda qualcosa? Non è per caso la stessa impostazione di Se Non Ora Quando?, mobilitazione nel nome della dignità delle donne plaudita, blandita e sostenuta dagli stessi quotidiani mainstream con cui collabora Pierangelo Sapegno, mobilitazione sorretta e pubblicizzata solo finché/perché ha portato milioni di persone in piazza contro Berlusconi?
Le donne per bene, le giornaliste per bene, le scrittrici per bene, le attrici per bene si son svegliate di colpo e hanno scoperto le veline, le donne per male. E i giornalisti per bene han scoperto le cattive ragazze meridionali dei centri sociali che avrebbero travolto le nonnine docili e dolci della nordica Val di Susa.
Vediamo se riusciamo a farci capire una volta per tutte, e ci proviamo ritornando a “Io Donna“: che tra quelle pagine compaiano pure splendidi abiti di classe, a noi, valligiane o in trasferta, madri o no, rubizze o pallidine, bellissime e violente, la classe  coinvolge in un’altra accezione.

A questi link altri post apparsi in rete:

http://femminismo-a-sud.noblogs.org

http://www.notav.info

http://www.senzasoste.it

Posted in 13 febbraio, immagini sessiste, immagini/immaginari, no tav, pensatoio, resistenze, storie di donne.


2 Responses

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  1. elisa sgobba says

    Giornaletti gonfi di pubblicità che per non vergognarsi troppo della merda che pubblicano ogni tanto infilano un articolo di attualità su cose di cui nulla sanno o capiscono. il problema è che questi sono i cosiddetti “femminili”, cioè giornali destinati alle donne, contribuendo a indirizzarle verso modelli di sé a base di cosmetici bellezza e consumi.

  2. anna says

    infatti è una questione esclusivamente di classe, e di patriarcato. Sapegno nel suo articolo neppure se ne accorge, ma le unisce in sé entrambe.