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3luglio: Corso Traiano e Valsusa

Domenica c’è stata la manifestazione nazionale in Val di Susa  contro la costruzione del TAV.
Il Partito Democratico, i media,compresi quelli che si autodefiniscono “liberi e democratici” e qualcuna si ostina a definire “amici”, e la polizia danno sull’avvenimento la stessa versione e la stessa lettura, che si può riassumere in poche parole: esercizio gratuito di violenza da parte dei manifestanti, infiltrazione di elementi violenti e venuti da lontano (alcuni parlavano addirittura inglese!), presenza dei centri sociali e, addirittura, di quei” demoni” degli anarchici, black block. Come se portare solidarietà alle lotte fosse un crimine.
Il PD conferma il suo ruolo di referente privilegiato delle multinazionali, i media quello di manipolatori dell’informazione, la polizia quello repressivo.

Potremmo smontare le argomentazioni false ,portate da questa e da questi, una per una, ma preferiamo utilizzare un altro metodo per capire come stanno veramente le cose. Il 3 luglio,sempre lo stesso giorno, ma del 1969, gli operai della Fiat, fuori dai cancelli di Mirafiori  in Corso Traiano, venivano violentemente caricati, senza alcun preavviso, dalla polizia, in un festival di lacrimogeni, arresti e pestaggi per impedire loro di fare un corteo. Anche quella volta, la versione dell’allora PCI, dei media e della polizia fu la stessa. Oggi ci sono i violenti, allora c’erano gli “estremisti”, oggi ci sono i centri sociali, allora c’erano gli studenti e gli operaisti, gli infiltrati e i delinquenti comuni. Peccato che gli arrestati, quelli finiti in ospedale e i licenziati erano tutti operai della Fiat !

Oggi, come allora, le violenze sono dei/delle manifestanti! I media, nella loro impudenza, non si limitano a mettere sullo stesso piano aggrediti e aggressori, ma ne rovesciano le parti e, in questo si distinguono i giornalisti/e della televisione di stato che faranno sicuramente carriera e, i/le più affidabili, saranno eletti/e nelle liste del PD!

Oggi sappiamo che i valligiani non vogliono il TAV, allora gli operai rivendicavano, cito letteralmente, ” rifiuto del salario legato alla produttività, cento lire di aumento sulla paga base uguale per tutti, seconda categoria per tutti e abolizione delle categorie, riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, parificazione normativa tra operai e impiegati”. Queste erano le “estremistiche ” richieste dei lavoratori.
Allora, come oggi, PCI/PD, media e polizia svolgono il loro compito e, nella divisione dei ruoli, convergono verso un unico obiettivo. Che questi facciano il loro lavoro e le loro scelte non sconvolge più di tanto, ma l’imbarazzo ce lo crea chi, ancora ,fa finta di credere alla stampa, accreditando qualche testata come diversa e più diversa delle altre, chi presenta il PD come compagno di strada, chi fa finta di non sapere qual’è il ruolo della polizia e con questi fa giri di valzer. Ci troviamo di fronte a persone acculturate, spesso con posizioni sociali ed accademiche importanti, perciò la loro finta ignoranza sull’argomento è evidente, le loro scelte si spiegano con la loro collocazione: lecite, come ogni scelta personale, ma non pretendano da noi patenti di democrazia. Sono altro rispetto a noi femministe.

Sempre il 3 luglio, ma del 1985, Francesco Cossiga giurava come presidente della repubblica, nominato con i voti del PCI. Noi femministe eravamo dalla parte degli operai di Corso Traiano, di Giorgiana
Masi e ,oggi, dei valligiani.

Ognuna si scelga da che parte stare.

Certo, quarantadue anni non sono passati invano: oggi gli operai lavorano nel cantiere del TAV.
La colpa è loro che pensano solo alla busta paga e si disinteressano di tutto, ma qualcuno ce li ha portati fin qui. Sono i sindacati che, lotta corporativa dopo lotta corporativa, li hanno resi così gretti ed insensibili a tutto. Gli operai sono responsabili delle loro scelte ma ne sono anche le prime vittime. ma chi li ha ridotti così, sindacati e partiti di sinistra, non hanno , da parte nostra, nessuna giustificazione , anche perchè, non contenti del risultato ottenuto, approfittano dell’attuale qualunquismo operaio, da loro prodotto, per motivare l’inconsistenza e la miseria delle lotte/non lotte che oggi promuovono.

Le vicende del TAV, con le dinamiche che innescano, per il fatto che esplicitano, al di là di tanti discorsi, ruoli e collocazioni, possono essere una risorsa per chiarire posizioni e determinare scelte di campo.

E.

Posted in no tav, pensatoio, resistenze.