Il monopolio statale in materia scolastica e le minacce dell’educazione sessuale e civile alla libertà religiosa, sono tra i temi che Benedetto XVI ha affrontato durante l’udienza al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede. Per il Papa è “preoccupante” che il “servizio che le comunità religiose offrono a tutta la società, in particolare per l’educazione delle giovani generazioni, sia compromesso o ostacolato da progetti di legge che rischiano di creare una sorta di monopolio statale in materia scolastica, come si constata ad esempio in certi Paesi dell’America Latina”.
Quali sarebbero questi progetti di legge a cui il Papa fa riferimento? E soprattutto quali sarebbero i servizi offerti dalle comunità religiose per l’educazione dei giovani? E questi servizi da chi sarebbero lautamente pagati?
Prendiamo l’esempio italiano, che è quello che conosciamo meglio. Ogni provvedimento legislativo, di qualunque governo, ha sempre previsto uno stanziamento più che generoso di milioni di finanziamenti alle scuole private. In Italia la stragrande maggioranza delle scuole private risulta gestita direttamente da ordini o istituti cattolici o si ispira all’educazione cattolica.
Le circa 7.000 scuole cattoliche ricevono infatti denaro pubblico sotto forma di: sussidi diretti, per la gestione di scuole dell’infanzia e primarie; finanziamenti di progetti finalizzati all’elevazione di qualità ed efficacia delle offerte formative di scuole medie e superiori; i “buoni scuola” per le scuole di ogni ordine e grado come contributo alle famiglie.
Mentre nelle scuole pubbliche mancano soldi per il funzionamento didattico e amministrativo e si chiede alle famiglie di partecipare ad ogni spesa, compreso l’acquisto della carta igienica, i “buoni scuola” per l’iscrizione alle scuole cattoliche di ogni ordine e grado, oggi ci costano oltre 9 milioni di euro all’anno.
La scusa che con tali buoni anche le famiglie meno abbienti possano accedere alle scuole private, nella stragrande maggioranza cattoliche, non regge nella pratica: infatti, nonostante questi finanziamenti, molte famiglie non possono scegliere la scuola per i loro figli, perché i costi e gli standard delle scuole private rimangono di gran lunga proibitivi per la maggior parte delle famiglie italiane.
Dettagliando poi i costi fra finanziamenti diretti e mancati introiti fiscali e prendendo in parte spunto dai calcoli del Prof. Piergiorgio Odifreddi pubblicati in “Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici)”, Ed.Longanesi, 2007, il costo totale per lo Stato italiano supera i 5 MILIARDI DI EURO L’ANNO!
Questo articolato e complesso sistema di finanziamento non è paragonabile con nessuno dei sistemi in vigore negli altri paesi europei. Un miliardo di euro attraverso l’8 per mille, 650 milioni di euro solo per pagare gli stipendi degli insegnanti di religione. Molto banalmente poi, in tutte le aule delle scuole pubbliche italiane campeggia un cristo crocifisso e viene insegnata (almeno ora in maniera facoltativa) la religione cattolica.
“Riconoscere la libertà religiosa – ha detto il Papa durante l’udienza – significa anche garantire che le comunità religiose possano operare liberamente nella società, con iniziative nei settori sociale, caritativo od educativo.
Qual è il soggetto più ricco e prospero nel settore sociale, caritativo, educativo? La Chiesa cattolica. Che chiede denaro, pretende privilegi, reclama potere. E a cui nel nostro paese, come altrove, tutto è concesso. Le casse del Vaticano si riempiono, mentre la longa manus della Chiesa arriva ormai dappertutto. Organizzazioni caritatevoli, associazioni, movimenti, scuole, persino nel settore terziario e dei servizi le cooperative legate alla Chiesa sono una vera e proprio potenza economica e politica.
“Proseguendo la mia riflessione – ha detto Ratzinger nella sua ampia disamina sulla libertà religiosa – non posso passare sotto silenzio un’altra minaccia alla libertà religiosa delle famiglie in alcuni Paesi europei, là dove è imposta la partecipazione a corsi di educazione sessuale o civile che trasmettono concezioni della persona e della vita presunte neutre, ma che in realtà riflettono un’antropologia contraria alla fede e alla retta ragione”.
A questo punto ci viene da chiederci se il Papa non si sia bevuto un cicchetto prima dell’udienza.
L’utilizzo della contraccezione è bandito, l’aborto è un omicidio e la sessualità è strettamente legata alla riproduzione. Peccato che mezzo mondo cerchi di andare in direzione ostinata e contraria e che i dettami della Chiesa su certe questioni puzzino davvero di repressione e controllo sociale.
L’antropologia contraria non solo alla fede, ma secondo Ratzinger, anche alla retta ragione ci condurrebbe ad un mondo di neutralità presunta e pericolosa. Peccato che la ragione da lui imposta sia tutt’altro che razionalmente (se non politicamente e culturalmente) accettabile.
L’educazione sessuale non minaccia la libertà religiosa, ma serve a conoscere e utilizzare la contraccezione, a proteggere la propria salute, a rifiutare una sessualità etero centrata, a evitare le malattie, a vivere la sessualità in maniera serena e consapevole. Serve anche e soprattutto a prevenire gli abusi, le violenze, le molestie sessuali. Serve a far cadere il tabù del sesso, dialogato, desiderato, condiviso. Pensiamo all’Italia, un paese dove il sesso è relegato alla mercificazione dei corpi e al voyeurismo dei programmi televisivi, che producono schiere di sessuomani costantemente stimolati e bombardati di messaggi e immagini pornografiche ma che al contempo soffrono di una sessuofobia patologica di cui la Chiesa cattolica è la prima responsabile.
Il pontefice si è detto, poi, soddisfatto per ”l’adozione da parte del Consiglio d’Europa, nello scorso mese di ottobre, di una Risoluzione che protegge il diritto del personale medico all’obiezione di coscienza di fronte a certi atti che ledono gravemente il diritto alla vita, come l’aborto”.
E il diritto di scelta delle donne? E il diritto alla salute per le donne? L’obiezione di coscienza negli ospedali e nei consultori è una piaga che sta mettendo in serio pericolo l’autodeterminazione delle donne e le possibilità che ci restano di decidere sui nostri corpi e sulle nostre vite.
La sostanza della fede religiosa, nonché la sua forza, è di rifiutare le giustificazioni razionali. Mentre ai non credenti si chiede di sostenere con buone argomentazioni le loro idee, ai credenti la stessa domanda non può esser rivolta, altrimenti – a detta loro – si violerebbe la loro libertà religiosa.
Il destino per le donne e gli uomini è dunque segnato, senza possibilità di credere e vivere in altro modo.
Ci chiedono obbedienza. Rispondiamo con la ribellione.
Sempre, indecorose e libere!
Complimenti per l’articolo!
un saluto di pace
madu