di Maria Teresa D’Antea (tratto dalla rivista EffE – gennaio/febbraio 1982 anno X)
Ascolta bambina
Quando ti lodano dicendoti bella
o ti umiliano dicendoti brutta
non prestare orecchio a nessuno
vogliono solo inchiodarti allo specchio
in una disperata solitudine.
Tu devi vivere non devi piacere
La Bellezza è all’interno della vita.
Quando ti leggono Cappuccetto Rosso
ti vogliono insegnare la paura
di scegliere da sola la tua strada.
Stai attenta bambina
i veri lupi son tutti coloro
che uccideranno la tua libertà.
Quando ti leggono Biancaneve
è per farti diventare una servetta
anche di un uomo sciocco e nano.
Ribellati bambina
E’ umiliante servire
se non è un gesto reciproco.
Quando ti leggono la Bella Addormentata
ti stanno iniettando un potente veleno
per fermare i tuoi ragionamenti
così quando sarai fatta grande
un uomo senza tanti problemi
sarà padrone di tutto il tuo cervello
Non ti addormentare bambina
La tua intelligenza gli fa molta paura
per questo ti chiamano stupida.
Ma quando ti dicono che sei intelligente
non fidarti troppo bambina
Vogliono spesso farti accettare
i loro discorsi interessati.
Quando ti dicono che sei dolce e buona
stai in guardia bambina
vuol dire che ti hanno in pugno
e controllano i moti del tuo cuore.
Sei dolce o ti hanno domato?
Quando ti dicono che sei ordinata e pulita
povera bimba sei già rovinata
hanno fatto di te una statuina
che non si sporca perchè non si muove.
Quando ti insegnano a vivere triste
mangia la foglia bambina.
Il dolore è una realtà
cui si deve far fronte quando c’è
non un valore
cui uniformare la vita.
Sulle nostre vite infelici
troppi uomini hanno vissuto di rendita.
La felicità è il più grande dirompente.
Chi crede più che sia un’utopia?
Tanti auguri, bambina.
Salve Marilena
Ho letto diversi tuoi articoli sparsi su internet.
Allego un alla presente un mio articolo (wikipedia) relativo al Libero-arbitrio sperando che possa esserti utile. Saluti da Bruxelles
–213.214.34.137 (d) 6 avril 2011 à 09:58 (CEST)Je n’ai pas la prétention d’apporter une solution à ce dilemme, ou impliquer des raisonnements relatifs à la mécanique quantique qui me semblent plus spéculatifs que pertinents dans ce domaine. Mais quelques réflexions, en commençant par : « existe-t-il une autre liberté que celle de nier les déterminismes » ? –Notre cerveau « décisionnel » est un élaborateur d’estimation de risque, c’est une aptitude naturelle que nous manifestons continuellement dans un état cérébral normal et de veille. Nous évaluons constamment des situations et planifions comment minimiser les pertes et maximiser les gains. Et finalement c’est l’anticipation du plaisir imaginé qui aboutit à une décision, ou refus d’une action qui n’aura pas lieu à cause du déplaisir (supposé) anticipé. Quitte à que l’on se trompe…– Je dirais que notre cerveau est un système « sélectionniste », et non « instructionniste » ! –Pour ce qui concerne la « liberté d’indifférence » je fais bien volontiers référence à une citation de Gérard Pommier : « L’acte de dire non n’échappe pas aux déterminismes : c’est seulement une contre-détermination, qui donne l’illusion de liberté ».– « Jamais nous ne prenons conscience du savoir nécessaire à l’accomplissement de n’importe quelle tâche, ni des étapes intermédiaires du processus. Nous n’avons conscience que du résultat » (Antonio Damasio).– Une décision implique une réflexion, bien sûr, mais elle porte déjà en elle, tout en intégrant les éléments du passé, l’acte sur lequel elle débouche.– « La perception est décision, et l’émotion en est le juge suprême » (Alain Berthoz).– Il nous arrive parfois de prendre des décisions en ayant l’impression de ne pas très bien savoir pourquoi ; c’est parce qu’elles résultent d’un « conflit » interne entre le cerveau rationnel (néocortex, qui relève de l’acquis) et le limbique (émotionnel et pulsionnel, qui relève de l’inné), qui ne sont pas forcément d’accord… A ce stade est-il raisonnable affirmer que « la conscience règne mais elle ne gouverne pas » ?– N.B. Je crois qu’une des raisons du refus (quelquefois obstiné) du déterminisme, en faveur du libre choix, est due à des considérations à la fois socio-politiques, morales et religieuses, car si nous sommes déterminés à agir, en vertu de quels principes peut-on encore nous condamner ? C’est ici, à mon avis, que « le bât blesse » ! Faut-il rappeler aux plus sceptiques que d’après les expériences effectuées par les neuroscientifiques du monde entier, tout porte à croire que nous prenons réellement conscience de « nos décisions » que quelques millisecondes après que la vraie décision -inconsciente- ait eu lieu ? Sans oublier qu’on peut prédire, simplement en regardant l’image du cerveau, quel mouvement s’apprête à faire la personne observée ou quelle émotion peut ressentir AVANT même qu’elle en prenne conscience !– Et pour terminer, devons-nous donner tort à Henri Laborit -et bien d’autres- quand ils affirment que le fait d’accepter le déterminisme n’aurait pas que des inconvénients, et pourrait nous conduire à raisonner autrement car l’intolérance dans tous les domaines résulte du fait que l’on croit l’autre libre d’agir comme il le fait, c’est-à-dire de la façon non conforme à nos attentes ou projets. On le croit libre de ses actes, de ses pensées, de ses jugements ; et à ce niveau de raisonnement, il me semble très difficile de ne pas éprouver des sentiments de rancœur, voire de haine -qui se trouvent très souvent à la base de nombreux antagonismes sociaux, conflits et guerres- et qu’on pourrait, dans une certaine mesure, éviter…..
Bien à vous – alessandro pendesini
Salve Macci
Solo per dire che l’uomo nasce, vive e muore solo…..
Malgrado cio’ la vita puo’ essere a volte esaltante di bellissime emozioni; il che mi fa dire che vale comunque la pena di viverla proprio per questi (rari) momenti….
P.S.Ritengo sia importante ricordarsi che l’Universo senza tè (o qualsiasi altro essere vivente) sarebbe incompleto……
Cordiali saluti da Bruxelles
alessandro
tutto questo lo sapevo quando ero bambina e mi dicevano che ero “strana”, e con quest’appellativo ho dovuto imparare a convivere sorridendo, e per tutta la vita.
Certo, poi ho incontrato i lupi sulla strada e anche i cacciatori, era tutto vero, ma ho continuato a scegliere la Via. Mi sono avvelenata da sola con veleni di sogni, perchè la realtà m chiedeva di più, di più, di più … ma dai sogni traevo la forza per combattere. e dietro quegli occhi sognanti avevo tuttta la consapevolezza del dolore, dell’ingiustizia, del limite affettivo di un mondo presuntuoso e inveece troppo fragile e ridicolo.
Ho imparato cpresto che esiste la violenza, che la stana non ero io ma quello che veniva fuori all’improvviso dlle parvenze normali, ho imparato che dovevo taceretanto era inutile parlare, ho imparato a dire con cautela, per difendermi, ho usato le parole per difendermi e costruire realtà divertenti, farmi proteggere dall’ironia.
Ho capito che gli uomini non vogliono vedere quello che sei ma quello che vorrebbero tu fossi solo perchè non hanno il coraggio di affrontare se stessi, se avessi sperato di esistere per qualcuno avrei dovuto soffrire o annullarmi infine, ma non mi sono addormentata, non ho ceduto, non sono diventata ordinata e pulita più del mio necessario, e quando mi hanno chiamato deficiente ho sorriso complice a me stessa e sono andata via, sempre. Ho amato l’amore, ho amato l’amore però, finchè ho potuto ho cercato con la mia anima di tingere fiori sbiaditi, di far rinascre le rose rosse nel giardino come l’usignolo di Oscar Wilde, perchè l’Ideale è sublime, perchè l’ideale è poesia, armonia, bellezza a cui ancora voglio tendere … ma in questo mondo di ragioni del caso, l’amore non esiste, non è esistito reale e complice, non mi ha riscaldato ed io ho vinto, sono libera e sola, some sempre e da sempre profondamente sola
posso farvi leggere una breve poesia scritta tanti tanti anni fa quando ancora ragazzina avevo letto poco sul femminismo?Ancora oggi mi stupisco, non per le mie capacità davvero minime. ma per il mio innato e forse inconsapevole antagonismo verso il maschilismo. Eppure mi sono sposata innamoratissima ed continuo a vivere con lo stesso uono, non vi dico con quali casini. Mia madre che, pur essendo religiosa, aveva idee precise sulla emancipazione femminile e non mi ha mai contrastato aiutandomi a mantenere il lavoro fino alla pensione , ripeteva a tutti”Mia figlia non doveva sposarsi, soffre lei e fa soffrire anche la sua famiglia”. A suo modo aveva ragione visto il mio non uniformarmi alle regole “casalinghe”. Ecco i pochi versi: Un verso lungo e macabro/ il gatto vuole la gatta/ una parola dolce/ l’uomo vuole la donna. /Amori diversi ma ugualmente bugiardi. Grazie e un saluto affettuoso
bellissima la poesia, peccato quel “nano” che mi pare un po’ offensivo nei confronti di persone che hanno il diritto di essere rispettate. Sono sicura che non è intenzionale usare questo termine per offendere, però meglio evitare. Grazie
lacrime, commozione, verità.
Effe: i miei 16anni. Effe: quando scoprimmo la sorellanza.
Commovente e saggia, grazie.