La situazione dell’obiezione di coscienza nel nostro paese è sempre più allarmante. Non basta gridarlo a gran voce, non basta invocare la difesa della 194.
Vogliamo tentare di fare qualcosa in più, vogliamo provare a spingerci oltre…vorremmo farlo con tutte voi.
TANA LIBERA TUTTE!
Questo il nome della campagna che abbiamo pensato per liberare le nostre scelte e le nostre possibilità di autodeterminarci davvero.
STANIAMO GLI OBIETTORI!
Nominiamoli, spargiamo la voce su dove lavorano, su come si chiamano, diciamoci chi sono e rendiamo pubbliche e accessibili a tutte queste notizie.
Chiediamo il vostro aiuto e sostegno nella raccolta di queste informazioni.
SE LI CONOSCI, LI EVITI!
Raccontateci le vostre storie e le vostre esperienze negli ospedali, nei consultori, nelle farmacie. Pubblicheremo sul blog le vostre testimonianze, in forma anonima naturalmente, in modo che altre donne possano sapere dove, come, quando accedere all’IVG senza incappare in questi personaggi…
***Qualche anno fa il Collettivo femminista Maistat@zitt@ di Milano aveva promosso una campagna dal titolo “Obiettiamo gli obiettori”: in rete circola ancora il loro manifesto. Ad oggi di fatto la situazione è andata peggiorando e le percentuali di obiezione sono in costante aumento.
Scrivevano nel 2008 le Maistat@zitt@ …
“L’obiezione di coscienza all’interruzione di gravidanza per medici e farmacisti aveva un senso all’entrata in vigore della legge e alla messa in vendita delle pillole antiabortive: c’erano persone che altrimenti si sarebbero trovate a dover fare, per legge, qualcosa che la loro coscienza gli vietava. Giustissimo. Da subito, però, doveva essere predisposto un meccanismo secondo cui le nuove leve, ginecologi e farmacisti, che avessero deciso di intraprendere la carriera non avrebbero avuto più questa possibilità: se la tua coscienza te lo impedisce, fai altro. I testimoni di Geova sono contrari alle trasfusioni di sangue: se vogliono seguire la loro fede, intraprendono professioni che non li mettono di fronte all’obbligo di venirle meno. L’obiezione di coscienza per i ginecologi oggi andrebbe semplicemente abolita, per tutti i futuri ginecologi. […] Pretendiamo dalle Asl, dai Consultori e dagli Ospedali l’elenco del personale medico-sanitario che pratica l’obiezione di coscienza.”
SCRIVETECI QUI SUL BLOG, AL NOSTRO INDIRIZZO MAIL (noi.medea@autistiche.org), SUL NOSTRO PROFILO FACEBOOK (Medea Torino).
RACCONTATECI LE VOSTRE STORIE E INSIEME…STANIAMO GLI OBIETTORI!
GRAZIE AI VOSTRI CONTRIBUTI CERCHEREMO DI COSTRUIRE UNA MAPPATURA DELL’OBIEZIONE DI COSCIENZA DEL NOSTRO TERRITORIO E NON SOLO.
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La legge n. 194 del 22 maggio 1978 (Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza) è da anni sempre più a rischio di disapplicazione. La difficoltà di accedere all’IVG rischia di implementare la zona grigia degli aborti clandestini, anch’essi in crescita, nel nostro paese. Si tratta tuttavia di un collasso annunciato a causa di carenze originarie della legge stessa, che non norma la pratica dell’obiezione limitandosi a prescrivere l’ovvio e – almeno per ora, sulla carta – l’indiscutibile: il dovere, anche per gli obiettori, di prendere parte alle pratiche di assistenza antecedenti e seguenti l’interruzione e comunque la non invocabilità dell’obiezione in situazioni di pericolo per la vita della donna che è ricorsa all’IVG (art.9 l.194/78)
Lo stesso articolo 9 si limita a prescrivere l’obbligo, per gli enti ospedalieri, di assicurare il compimento delle IVG anche a fronte dell’obiezione di coscienza del loro personale e affida alle regioni il compito di controllare e garantire l’attuazione della legge anche attraverso la mobilità del personale.
Ma la possibilità dell’odierno, progressivo dilagare dell’obiezione di coscienza tra medici ed anestesisti, che oggi persino il restio Ministero della Salute non può non registrare con preoccupazione, si inscrive proprio in quella legge, e nel cattivo compromesso, denunciato già all’epoca dalle donne, su cui la legge riposa. La 194 infatti ascrive l’aborto alla sfera penale, facendolo rientrare nell’ambito dell’opposizione legalità/illegalità, con ciò, di fatto, negando, rimuovendo e depotenziando le competenze femminili, i saperi e le pratiche delle donne sul proprio corpo e sulla procreazione. Da un lato rappresenta dunque una tappa importante nel vasto processo a un tempo sociale, culturale ed economico di medicalizzazione del corpo, che caratterizza l’Europa e l’Occidente almeno a partire dal XIII secolo (quando, con sempre maggior frequenza, il medico compare da protagonista sulla scena del parto, insieme all’ostetrica) e che ha di fatto espropriato gli individui dei saperi diffusi, collettivi e sociali sulla vita (i corpi e le loro trasformazioni, dalla nascita alla morte) a favore dello Stato e, nell’ultimo secolo, delle multinazionali globali del farmaco. Dall’altro, come evento storico, rappresenta il compromesso – è sempre bene non scordarlo – tra le istanze clericali, conservatrici, democristiane del paese sede dello Stato Vaticano e quelle laiche e progressiste.
L’obiezione di coscienza è quindi in forte aumento, secondo una curva che negli ultimi 30 anni non ha cessato di crescere: + 17,3%.
Il dato nazionale rappresenta la media del fenomeno nelle singole regioni, e a livello locale si sfiorano cifre che di fatto, da tempo, costringono le donne che scelgono di interrompere la gravidanza a migrazioni forzate, in corsa contro il tempo, tra le singole ASL o al di fuori della propria regione, basti pensare al Lazio, dove l’obiezione registra un inquietante 91%.
A Sud le regioni a più alta percentuale di ginecologi obiettori di coscienza. Punte in Basilicata (85,2%), Campania (83,9%), Molise (85,7%), e Sicilia (80,6%). Mentre a Nord si distinguono provincia di Bolzano (l’81.3%) e Veneto (76.7%). In tutta la penisola la percentuale non scende mai al di sotto del 50%, tranne per la Valle d’Aosta (16,7%). Simile situazione tra gli anestesisti obiettori e personale non medico.
Per avere cifre più dettagliate, provincia per provincia, si può fare riferimento alla relazione annuale del Ministero della Salute, facilmente reperibile in rete.
A Torino e provincia la presenza di obiettori tra i ginecologi/he è preponderante: rappresentano infatti l’84,6% nella ASL TO1, il 69,2% nella ASL TO2, il 61,53% in TO3, il 68,96% in TO 4.il 61, 20% in TO 5, dati sostanzialmente simili a quelli degli/delle anestesisti/e nelle stesse ASL.
Ma nelle altre province si registrano situazioni ancora più critiche, in particolare nelle ASL di Novara, dove 1 solo medico è attivo, di Alessandria (2 medici) e di Cuneo (3 medici)…una mappa che delinea, in generale, la crescente difficoltà di portare a termine l’interruzione di gravidanza per le donne che la scelgono, e, nello specifico, una mobilità interna tra ospedali sempre più frequente ed obbligata che rappresenta, di fatto, una grave limitazione alla libera scelta delle donne.
Spesso poi la scelta dell’obiezione deriva più da scelte opportunistiche di carriera che non da reali convinzioni religiose o morali. I pochi obiettori/trici vedono di fatto molto limitate le proprie opportunità di avanzamento professionale e allo stesso tempo molti medici/he che obiettano nel pubblico, praticano poi le IVG a pagamento. Chi non obietta è dunque costretta/o a impiegare la maggior parte del proprio tempo a praticare aborti per sopperire alla scarsità di personale non obiettore.
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Famiglia, ruoli sessuali, aborto, lavoro sono alcuni dei temi delle canzoni che tra il 1972 e il 1975 furono scritte e variamente interpretate, messe in scena e cantante nelle piazze dalle donne del Movimento Femminista Romano, per culminare nell’incisione del 33 giri “Canti delle donne in lotta”, della metà degli anni ’70: la tradizione maschile non offriva o non esprimeva compiutamente quanto le donne, le compagne, avevano dentro e così si cominciò a cantare femminista …
Vi proponiamo, filo rosso di una lotta per l’autodeterminazione che attraversa i decenni e che ancora ci trova attente protagoniste, il testo di “Abortire”, canzone dedicata al tema dell’aborto clandestino e soprattutto, dell’obiezione di coscienza di certi medici, allora come oggi, obiettori di comodo e per convenienza sulla carne viva delle donne …
Si faceva chiamare dottore
Perché aveva la laurea ad onore
Era lui che faceva abortire
Le compagne per centomila lire
Ma se negli occhi tuoi c’è paura
La sua voce si fa più dura
Se la paura diventa grande
Se hai bisogno di una voce umana
Per abortire tu devi tacere
Come una lesbica o una puttana
Lui ti sta facendo un piacere
Tu stai solo scontando un errore
Così per te non c’è che umiliazione
Tanto non hai mica pagato un milione
Anche se poi l’avessi pagato
Neanche quel prezzo sarebbe bastato
Minimamente a negare il riscatto
Di chi è schiavo e accetta il baratto
Per liberare il tuo corpo in catene
Devi spezzare chi te le tiene