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Estratti da “Sputiamo su Hegel. La donna clitoridea e la donna vaginale.”, di Carla Lonzi

1974, Rivolta Femminile

[…] Alle donne è stata imposta una coincidenza tra meccanismo di piacere e meccanismo di riproduzione che non c’è – come invece nel maschio -nella sua fisiologia…comunicano ma non coincidono. Si tratta di un gesto di violenza culturale che non ha riscontro in nessun altro tipo di colonizzazione. Questo gesto di violenza culturale è l’imposizione del coito eterosessuale come norma e in esso, l’imposizione dell’orgasmo vaginale come unico proprio di una donna che ha completato in modo normale la propria crescita e maturazione psico-fisica.

Un colmo nella colonizzazione, è stato raggiunto quando alla donna , privata dell’espressione della sua propria e autonoma sessualità, si è vietato di ricorrere a soluzioni abortive. Con il modello sessuale imposto dall’uomo alla donna, privata della scoperta e della manifestazione della sua propria sessualità, acquisisce la rinuncia e la sottomissione come caratteristiche del suo essere femminile.

Godendo di un piacere come risposta al piacere dell’uomo la donna perde se stessa come essere autonoma, esalta la complementarietà al maschio, trova in lui la sua motivazione di esistenza.

La cultura sessuale patriarcale, essendo rigorosamente procreativa, ha creato per la donna un modello di piacere vaginale.

Per godere pienamente dell’orgasmo clitorideo la donna deve trovare un’autonomia psichica dall’uomo. Questa autonomia psichica risulta così inconcepibile per la civiltà maschile da essere interpretata come un rifiuto dell’uomo, come presupposto di un’inclinazione verso le donne. Nel mondo patriarcale dunque viene riservato in più l’ostracismo che si ha per tutto ciò che si sospetta un’apertura all’omosessualità….

Non ci pronunciamo sull’eterosessualità_ non siamo così cieche da non vedere che è un pilastro del patriarcato, non siamo così ideologiche da rifiutarla a priori…ognuna di noi può studiare quanto le piace o spiace il patriarca e quanto l’uomo.

Dal punto di vita patriarcale la donna vaginale è considerata quella che manifesta una giusta sessualità mentre la clitoridea rappresenta l’immatura e la mascolinizzata, per la psicoanalisi freudiana addirittura la frigida.

La donna vaginale è quella che è stata portata a una misura consenziente per il godimento del patriarca mentre la clitoridea è una che non ha accondisceso alle suggestioni emotive dell’integrazione con l’altro, che sono quelle che hanno presa sulla donna passiva, e si è espressa in una sessualità non coincidente col coito.

L’orgasmo vaginale come problema scientifico equivale ormai alla disputa intorno al sesso degli angeli- esistono donne sulle quali il condizionamento culturale a godere durante il coito è efficace e altre, la maggioranza, sulle quali non è efficace.

In quest’ultimo caso la donna o trova una condizione autonoma dall’uomo e rivendica il proprio orgasmo nella clitoride oppure esita a riconoscersi nel proprio sesso e si ferma in stadi dolorosi.

la donna clitoridea che diventa aspirante vaginale vede neutralizzata nella sua creatività e ripropone, sul piano culturale, quella dipendenza dal mondo maschile che la sua autonomia sessuale aveva messo in dubbio sul piano erotico.

La categoria della repressione, adottata dalla cultura maschile per spiegare le disfunzioni in cui si svolge il rapporto tra i sessi, è un nuovo schermo da cui viene celata l’oppressione della donna.

Il femminismo per la donna prende il posto della psicoanalisi per l’uomo. In quest’ultima l’uomo trova motivi che rendono inattaccabile e scientifica la sua supremazia come assetto finalmente rispondente alla libertà di tutti, nel femminismo la donna trova la coscienza collettiva femminile che elabora i temi della sua liberazione. La categoria della repressione nella psicoanalisi è equivalente a quella servo-padrone nel marxismo: entrambe hanno di mira una utopia patriarcale dove la donna viene di fatto programmata come l’ultimo essere umano represso e assoggettato per sostenere lo sforzo grandioso del mondo maschile che rompe per se stesso le catene della repressione e della schiavitù.

Senza l’abolizione dello schema sessuale maschile e senza una presa di coscienza della donna vaginale non esiste femminismo. E il patriarcato, come epoca storica, è ancora al riparo dalla fine. Significa infatti che il matrimonio resisterà come modello di rapporto poichè viene contestato solo come istituzione e non come ruoli sessuali e struttura di coppia

L’uomo non sa più chi è la donna quando questa esce dalla sua colonizzazione e dai ruoli attraverso i quali egli si preparava un’esperienza già fatta e ripetuta nei millenni: la madre, la vergine, la moglie, l’amante, la figlia , la sorella, la cognata, l’amica e la prostituta. La donna era un prodotto confezionato in modo che egli non avesse nulla da scoprire in quell’essere umano. Ogni ruolo presentava delle garanzie per lui, uscirne era cadere fuori dalla considerazione dell’uomo, era la fine. Ogni donna “diversa” oggi sa che ogni uomo in cuor suo le decreta la fine poichè, non arrivando a catalogarla, si sente irritato e impotente di fronte al fatto che la comprensione tra i sessi non è più così limpida. Aiutato in ciò anche dalla psicoanalisi, che riflette l’ostilità maschile ad ammettere che la donna sia un problema per lui, egli bolla ogni donna non identificata col ruolo attraverso un giudizio sulla sua salute psicosessuale.

In anatomia e fisiologia non è un mistero che la parte del corpo femminile più ricca di terminazioni nervose è la clitoride e che la vagina rappresenta un luogo reattivo solo nel vestibolo o terzo esterno e che per il resto è una vera e propria “impossibilità anatomica” (Kinsey) quanto a sede dell’orgasmo. D’altra parte dall’inizio dei tempi ogni cultura erotica ha vaneggiato sulla necessità di tecniche particolari e di sapienza amatoria da parte dell’uomo per far provare piacere nel coito alla donna e per farla arrivare agli stadi liberatori della tensione sessuale. In effetti durante il coito si produce un massaggio ritmico indiretto sulla clitoride che determina infine la reazione orgasmica

La nefasta analogia fallica con cui è stata interpretata la clitoride da Freud, ha impedito di identificare nell’organo di piacere spontaneamente trovato dalla bambina nell’autoerotismo, l’organo di piacere della donna.

Il fatto che l’uomo ci ha voluto vaginali contro ogni evidenza fisiologica ci doveva far dubitare: poichè l’uomo ha voluto sempre la donna non nella libertà ma nella schiavitù

La donna non si è espressa in nessun settore della vita tantomeno nella riflessione sulla sua sessualità: non ha scritto il suo KamaSutra

IL pene si manifesta allora in tutta la sua verità di organo autoritario che valorizza il luogo dove avviene il suo piacere per quanto gli serve e non pèer la reciprocità

La psicoanalisi sbaglia quando afferma che la maturità dell’essere umano femminile consiste nella disposizione al darsi e nell’abbandono all’altro. Questa disposizione è invece quella che contrapposta alla strada scoperta nell’autoerotismo dalla bambina, la allontana dal vero erotismo e la relega nel campo del sentimento….

Il piacere vaginale non è per la donna il piacere più profondo e completo ma è il piacere ufficiale della cultura sessuale patriarcale. raggiungerlo per la donna significa sentirsi realizzata nell’unico modello gratificante per lei: quello che appaga le aspettative dell’uomo.

Nella seduta amorosa la donna non deve aspettare dall’uomo delle maldestre iniziative sulla clitoride che la disturbano, ma deve mostrare lei stessa quale è la carezza ritmica preferita che, ininterrotta, la porta al punto del godimento. Il rapporto con una donna che vuole il piacere clitorideo come sessualità in proprio non presuppone una tecnica e gesti erotici inusitati, ma un diverso rapporto ttra soggetti che riscoprono le loro fonti del piacere e i gesti ad esse convenienti. L’uomo deve sapere che la vagina è, per la donna, una zona moderatamente erogena e adatta ai giochi sessuali mentre la clitoride è l’organo centrale della sua eccitazione e del suo orgasmo.

La donna clitoridea non ha da offrire all’uomo niente di essenziale, non si aspetta nulla di essenziale da lui. Non soffre di dualità e non vuole diventare uno, Non aspira al matriarcato che è una mitica epoca di donne vaginali glorificate. La donna non è la grande – madre, la vagina del mondo, ma la piccola clitoride. Per la sua liberazione essa chiede carezze, non eroismi. Vuole dare carezze, non assoluzione e adorazione. La donna è un essere umano sessuato. Al di fuori del legame insostituibile comincia la vita tra i sessi. Non è più l’eterosessualità a qualsiasi prezzo, ma l’eterosessualità se non ha prezzo.

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