Qui di seguito pubblichiamo i testi utilizzati per la trasmissione radiofonica “Il colpo della strega” su prostituzione, turismo sessuale e i mondiali di calcio in Brasile.
Parliamo di mondiali ? E perché no?
A noi in calcio piace e ci piace perché è un gioco di squadra dove conta e viene esaltata l’abilità dell’individuo se inserito in un collettivo che agisce in modo coordinato e collaborativo, ovvero esprime l’importanza della collaborazione sociale affinché ognuno si possa esprimere e valorizzare ed anche l’importanza della individualità perché l’azione del collettivo sia efficiente,efficace, produttiva e bella.
Il tutto ottenuto solo con i piedi!
Però non vogliamo rubare il mestiere agli uomini (si sa che i veri esperti di calcio sono loro!), evitiamo commenti e valutazioni sportive e guardiamo i mondiali con occhi di genere.
La società brasiliana,si sa, ha grosse sperequazioni e grande miseria, ecco come efficacemente la descrive lo scrittore Paolo Lins in commento alla azione repressiva delle Upp, le famigerate Unidad de policia pacificadora:
“La delinquenza armata in Brasile è politica,perché riunisce i più poveri,quelli che soffrono la fame,chi subisce le discriminazioni razziali,la manodopera non specializzata,i discendenti degli schiavi,,i semianalfabeti,buona parte della popolazione indigena che è stata vittima di un genocidio e che è discriminata come la popolazione nera, se non di più, e gli abitanti del nord emigrati nelle città più ricche del paese. Sono vittime di una discriminazione sfacciata da parte dei discendenti degli europei e degli immigrati bianchi delle classi più ricche da quando il Brasile è il Brasile, e che hanno avuto più opportunità sociali per il solo fatto di essere bianchi (il colore dei colonizzatori): La società brasiliana è razzista come quella europea o statunitense. Sono stufo di sentir dire che siamo meticci quando la povertà è nera o quasi del tutto nera e i bianchi o quasi bianchi hanno in mano la ricchezza del paese. Nessuno qui ammette di essere razzista, nessuno ammette di fare discriminazioni…Viviamo in un paese pieno di carenze, e lo dico perché ho sofferto per il fatto di essere nero, perché ho vissuto in una favela e perché ho visto morire mia madre per mancanza di assistenza medica nel paese del calcio”.
Ed allora uno sguardo di genere che cosa vede al di là della sfavillante kermesse multimiliardaria appena conclusasi?
Vede un paese,il Brasile, che da sempre è stato una delle mete preferite del turismo sessuale, ove ogni anno migliaia di turisti europei e americani affollano le sue spiagge, ma soprattutto le sue pousadas (pensioni) alla ricerca di sesso a basso costo. Si stima che i visitatori per turismo sessuale siano ‘normalmente’ 500.000 l’anno (dall’Italia si parla di 80.000) e in occasione dei mondiali ne sono arrivati circa 600.000 a cui si aggiungono tre milioni di spostamenti per turismo interno.
E’ provato che l’organizzazione di grandi eventi, cioè di manifestazioni a cui affluiscono migliaia di persone, prevalentemente di sesso maschile, sia sportive,che politiche o commerciali, inducono il fiorire di un prospero mercato più o meno sommerso, di corpi femminili (molti) e maschili o transgender (alcuni), tragicamente anche di minore età, adolescenti se non talora bambini, nell’espletamento di una sessualità tipicamente maschile, anche in quei pochi,ma non isolati casi in cui l’acquirente è donna, perché è maschile (e non solo del capitalistica) è l’ideologia che informa il mercimonio,la compra-vendita di corpi e di piacere sessuale :
– durante i mondiali nella civilissima e ricca Germania sono arrivate ad arricchire l’offerta circa 40.000 ragazze, prevalentemente dai paesi dell’Est;
– durante i mondiali in Sud Africa è stato dimostrato un giro di prostituzione forzata, con un movimento di ragazze provenienti per lo più da più povero Mozambico;
– per l’EXPO’ 2015 a Milano sono previste ex novo circa 30.000 ragazze, ma questo ‘fenomeno’ avviene ogni anno in occasione delle fiere, ad es. quella del mobile, con numero ridotto ( l’assessore al Welfare Pierfrancesco Majorino parla di 7000 sex workers che diventano 15.000 in occasione delle fiere)
– per non parlare delle esigenze numericamente insoddisfatte durante le periodiche assemblee generali della FAO a Roma, con prostitute di ‘cultura’,universitarie o anche laureate.
In Brasile in prospettiva dei Mondiali 2014 e delle Olimpiadi 2015 è stato sufficiente semplicemente potenziare la rete la già presente, che coinvolge guide turistiche, agenzie di viaggio, tassisti ed anche proprietari di alberghi.
Antonia Lima, coordinatrice di un centro ministeriale di sostegno alla gioventù dichiara :
“ Lo sfruttamento sessuale è un crimine complesso. Coinvolge una filiera estremamente ramificata, che conta dei soggetti nel settore del turismo, delle strutture recettive, delle compagnie di taxi…non sfuggono neanche gli stessi rappresentanti dello stato. Poliziotti, responsabili dei servizi pubblici, funzionari.”
E Joao, uno dei tanti tassisti di Fortelesa racconta al giornalista che trasporta .
“I gringos [ e qui sono gringos statunitensi ed europei ] quando arrivano hanno già i numeri delle garotas de programa (le escort locali). Mi contattano, mi dicono dove andarle a prendere e poi gliele porto in albergo. E’ pieno di italiani” -continua- ”mettono da parte 3000 euro in un anno di lavoro per poi passare qui una settimana da re.”
E le tariffe : sesso a pagamento per tutte le tasche!
In un albergo a 4 stelle a Praia Iracema Forteleza racconta Marta, nome probabilmente inventato:
“Lo faccio per essere indipendente,ma solo con gente di qualità: L’anno scorso un italiano mi ha contattata per una settimana 200 reais (circa 60 e) al giorno. Andavamo sempre fuori a cena e mi comprava di tutto e quando se ne è andato mi ha lasciato 800 reais (circa 260 e)”.
Ma poco lontano, nei vicoli vicini, si scorgono corpi magri malvestiti di giovani donne…che aspettano i clienti. Il prezzo qui è di 40 reais ( circa 10 e) per una trepadihna, una sveltina…in macchina, in un sottoscala di edifici abbandonati o all’aria aperta…
La richiesta più sofisticata ora è nei flat (monolocale) ovvero mini appartamenti affittati tutto compreso : casa, festini, spesso con minori, droga e cocktails; frequentemente sono gli intermediari immobiliari che provvedono alla casa e al party completo.
Brigitte Louchez, responsabile di Barraca da amizade, una delle tante associazioni che si occupa, credo in modo molto frustrante, di contrastare lo sfruttamento minorile, sessuale e lavorativo, in quel di Forteleza :
“ Gli stranieri che vengono per turismo sessuale non vanno neanche più negli hotels. Acquistano un pacchetto completo che comprende una casa sulla spiaggia e delle accompagnatrici a loro scelta. Arrivano quindi su una spiaggia, trovano una confortevole soluzione per l’alloggio e delle prostitute che li attendono. Soluzioni molto difficili da smascherare”.
Le varie iniziative governative e non, partite in previsione dei due grandi eventi, apparentemente per tutelare le prostitute e circoscrivere il fenomeno, in realtà lo confermano.
Ne citiamo alcune
– la campagna governativa lanciata in occasione della Giornata della Prostituta il 2 giugno ‘ Io sono felice di essere prostituta’ : questa frase, accostata alla foto di una presunta prostituta,è comparsa su manifesti di sensibilizzazione per la prevenzione delle IST ed è stata scelta dal Ministero della salute per ridurre il pregiudizio nei confronti delle lavoratrici del sesso, lavoro legale in Brasile e di cui c’è una proposta di regolamentazione in parlamento da parte di Jean Wyllys (*) deputato gay del piccolo partito PSOL-RJ partito socialismo e libertà. L’affermazione è stata poi modificata in “Non mi vergogno di lavorare con il preservativo” per le critiche mosse da associazioni di categoria a da una parte del mondo politico):
– l’iniziativa della associazione delle prostitute del Minas Gerais (*) che organizza un corso di inglese base per le iscritte ( hanno aderito 300 su 4000 socie);
– all’accordo stretto dalla banca Caiya Economica Federal con le sex workers per la riscossione dei compensi attraverso carte di credito;
– gli investimenti in infrastrutture e nella selezione di ragazze poliglotte (richiesto inglese e spagnolo oltre il portoghese) da parte delle case di appuntamento più eleganti di Rio e S. Paolo, chiamate correntemente terme per la disponibilità di vasche Iacuzzi e tariffe da 100 a 200 e l’ora.
E, last but not least, il nostro sguardo vede la prostituzione minorile,una cupa e crudele realtà che non può più essere negata, anzi è confermata dalla campagna lanciata contro di essa: ‘Don’t look away’ (non guardare,non voltarti dall’altra parte) promossa,forse con buone intenzioni dalla onlus ECPAT (end child prostitution pornografy and trafficking) utilizzando come testimonial sportivi di varie nazionalità per sensibilizzare turisti e no,a cui hanno aderito personalità dello spettacolo e sostenuta – certo ipocritamente – dalla FIFA e dai governi vari .
Lo sfruttamento e l’abuso sessuale dei minori (a mio insindacabile giudizio è la degradazione particolarmente schifosa a cui può giungere la sessualità concepita come ricerca di piacere solo per sé, nella completa oggettivazione,reificazione,annullamento,distruzione dell’altro, cioè la sessualità maschile dominante) praticato tramite il turismo sessuale muove ogni anno nel mondo un giro d’affari di 80-100 milioni di dollari e vede il Brasile al secondo posto nel mondo per le baby prostitute/i, si stima ve ne siano circa 2.200.000 minori sfruttati, con un coinvolgimento annuale di 500mila nello sfruttamento sessuale.
Stando ai dati ONU (con tutti i limiti per la difficoltà della raccolta dati di tale fenomeno e il critico scetticismo nei confronti di tale organizzazione: tutte ricordiamo ad esempio lo ‘scandalo’ della missione di ‘pace’ in Mozambico nel1992-94 ) le vittime della violenza sono per il 60% tra i 13 e i 17 anni, per il 30% tra i 7 e i 12, il rimanente 10% deducetelo voi…0-6 anni.
Numeri certi li troviamo in un’inchiesta su 151 minori nella regione di Cearà nel N-E del Brasile : il 71,7% riferisce il primo abuso tra i 7 e i 14 anni, il 76,9% sotto i 16.
E i clienti? Dati ONU Unicef: almeno 3 milioni ogni anno si muovono per turismo sessuale, di cui 1/3 cerca minori; di questi 65% sono turisti occasionali, il 30% abituali, 5% vengono definiti pedofili ( e gli altri no?!); il 30,3% è tra i 19 e i 30 anni, il 41,5% tra i 31 e i 50, il 5,3% oltre i 50.
Per descrivere il fenomeno nei suoi aspetti più brutali ed angoscianti lasciamo la parola alle ragazze.
– Pollyanna ha 14 anni, si prostituisce per due dollari in una lurida stanza di una favela di S: Paolo, i clienti sono quasi tutti operai che lavorano alla costruzione del grande stadio: ha cominciato la vita dopo la morte della madre, non sapeva come trovare i soldi per pagare l’affitto e per mangiare. Le hanno detto che molti uomini cercavano sesso e lei si è organizzata in questo modo, ha già abortito un paio di volte e confessa: “Aspettiamo l’inizio dei mondiali,io e le altre ragazze. Io sono una delle più grandi.”
– Thais ha sedici anni, lavora all’interno di un garage,sfatta dal crack, arriva a 15 rapporti al giorno. “Che posso fare? I miei sono morti e ho bisogno di soldi; i miei
clienti sono uomini che lavorano allo stadio. Domani ho un appuntamento in albergo,sarà una buona giornata “. Anche Tais si aspetta “ …un sacco di lavoro con i tifosi del calcio. Quando la coppa del mondo inizia triplico il prezzo, dovranno pagare anche 20 dollari.”
Forse non si accorgono di vivere in un incubo o forse si… perché molte vedono nei mondiali una improbabile occasione di uscita.
Brigitte Louchez,coordinatrice di Barraca da Amistade, una delle tante associazioni che si occupano dello sfruttamento minorile, a Forteleza capitale della regione di Cearà nel N-E del Brasile e che ha acquisito negli ultimi anni il titolo di capitale del porno-turismo, spodestando altre città del paese, conferma :
“…come se non bastasse (dopo aver parlato delle tensioni sociali e dello stretto legame tra traffico di droga e prostituzione) la maggior parte delle giovani e dei giovani che si prostituiscono nei pressi dello stadio, vedono nei clienti europei una speranza di salvezza. Si dicono che così, magari,incontreranno un occidentale che le sposerà o le porterà via con sé. Coltivano il ‘sogno americano’ di lasciarsi alle spalle la vita che fanno.”
E una conferma la troviamo nelle stesse ragazze.
Daiana ha 17 anni e da 4 è sul marciapiede. Mantiene la sua bimba di un anno, tre fratelli e una sorella di 16 anni fresca puerpera, in tutto sono in 8.
“Avevo 13 anni quando ho iniziato a prostituirmi. Ne ho già viste di cose…Ogni volta che salgo sull’auto di un cliente non so mai come andrà a finire. Mi chiedo sempre se montare o no,ma alla fine non ho scelta. Se non lo facessi i miei fratelli non saprebbero come sfamarsi, non avrei di che comprare i pannolini. E’ però molto rischioso. Ci sono dei clienti come quelli che si vedono alla televisione: pronti ad aggredirti ed ucciderti. Una volta che sei salita in macchina, se succede qualcosa hai finito,non c’è via di scampo.”
“Vorrei che questa coppa del mondo segnasse una svolta per tutte noi. Mi piacerebbe incontrare qualcuno che ci aiutasse, che fosse lì soltanto per me. Quanto mi auguro è di avere di che sfamare mia figlia senza dover tornare qui sul marciapiede..Pur di dire basta alla vita che ho condotto sinora sarei pronta a tutto.”
Il quadro di sconforto lo chiudiamo con due voci femminili di operatrici di professionalità forse opposte, e ciascuna a modo suo rivela la triste situazione:
Alice Oliveira, coordinatrice della Associazione delle prostitute di Cearà
“Il problema non sono soltanto gli stranieri che vengono a cercare i bambini. No non c’è solo questo. Esiste anche la connivenza di molte famiglie povere che non hanno altro se non dei bellissimi bambini e delle bellissime bambine. Capita quindi che siano direttamente coinvolte nel giro della prostituzione. Sono le stesse famiglie che vengono pagate,che ricevono una serie di vantaggi. E così finiscono per tacere.”
Effettivamente il ‘lavoro’ dei minori può arrivare a coprire oltre il 62% delle entrate di una famiglia povera e può mancare la coscienza stessa dello sfruttamento ( nell’indagine già citata il 68% non si sentiva sfruttato ,una bimba spiega
“…sono trattata bene, i clienti mi trattano normalmente, non mi picchiano e pagano quello che gli viene chiesto.”)
A questo punto mi e vi chiedo: se non solo la società fosse equa – ridistribuzione della ‘ricchezza’ e un altro modo di produzione della ‘ricchezza’- ma soprattutto mancasse la domanda?
Ana Isabel Cabral, coordinatrice del programma Vira Vida, sostenuto dal Sesi (Servizi sociali dell’industria, un ente pubblico di assistenza) per il reinserimento di giovani che lasciano la prostituzione
“…mi pare una battaglia contro i mulini a vento di un sistema che spesso vanifica gli sforzi compiuti sul campo…pochi casi emergono,frequentemente si perdono per strada o vengono archiviati…Purtroppo la nostra è una società maschilista e da molti lo sfruttamento sessuale non è neanche considerato un crimine.”