Abbiamo aperto con la lettura della lettera della mamma di Chiara, compagna in carcere dal 9 dicembre scorso per le lotte contro l’alta velocità in Valsusa. La potete rileggere qui sul nostro blog.
A seguire finalmente un buona notizia, l’annullamento dell’ergastolo per Pinar Selek, militante, sociologa, femminista, dal 2009 rifugiata in Francia. Qui e qui tutte le informazioni sulla notizia.
Ci siamo poi occupate delle lotte delle facchine a Bologna, leggendo il comunicato della Coordinamenta di Roma che crediamo centri alcuni nodi importanti della vicenda e facendo una diretta con Eleonora del Laboratorio Crash di Bologna, che fin dall’inizio ha seguito con passione le lotte della logistica. Una storia, quella della facchine, di cui potete trovare sul sito Infoaut.org tutte le informazioni e la cronaca. Una lotta esplosa dopo che le facchine per anni hanno subito molestie e ricatti sessuali del capo reparto a cui si sono aggiunte gravissime irregolarità nella busta paga e lo spregio di qualsiasi diritto . Dopo l’ennesimo abuso, il licenziamento a voce di due operaie, le facchine della Yoox, organizzate dal S.I.Cobas, hanno scioperato per 48 ore picchettando il loro magazzino. Puntuale è arrivata la ritorsione dell’azienda che ha mandato la celere a reprimere brutalmente la mobilitazione. Un caso emblematico, questo delle facchine, donne, quasi tutte migranti e iper sfruttate, che esplicita quanto le oppressioni di genere, razza e classe siano assolutamente inscindibili. Ci ha scaldato il cuore sentir risuonare da quelle parti le melodie valsusine…al grido di “la facchina paura non ne ha”, queste agguerritissime donne hanno resistito alla polizia e ottenuto che venissero ascoltate le loro richieste.
Ancora un storia di ribellione, resistenza e autodeterminazione arriva da Firenze, con le tredici donne che hanno deciso di occupare uno stabile dopo essere state sgomberate dalla prima occupazione che avevano messo in piedi. Ne abbiamo parlato con Francesca, del Movimento di lotta per la casa di Firenze e con Faith e Kadija, due delle occupanti. Dopo mesi passati per strada, o nelle strutture comunali, la cui “accoglienza” significava controlli e orari rigidi di entrata e uscita, un gruppo di donne ha occupato una palazzina per farne la propria casa, nonché punto di partenza per il proprio riscatto. Alcuni passi molto significativi del loro comunicato:” Nella società di oggi se non hai soldi per pagare anche l’aria che respiri vieni trattata dalle varie istituzioni come se stessi soffrendo di uno strano morbo, per il quale devi essere controllata a vista, curata, internata in case di accoglienza che sembrano carceri. Proprio come se la povertà fosse una malattia e il controllo sociale una cura. Noi non siamo malate e non ci piace il ruolo della vittima. Anche se siamo sole con i nostri figli, abbiamo deciso di reagire e condividere le nostre esperienze, perché ci saremmo ammalate davvero, se non avessimo trovato il coraggio di riprenderci insieme la nostra libertà. Noi vogliamo un luogo di pace e armonia, dove sentirci autonome e felici.”
Per concludere un tributo speciale a Nina Simone, sacerdotessa del soul e icona del movimento di liberazione afroamericano, la storia della sua vita accompagnata dall’ascolto di alcune delle sue canzoni più significative. Nella prossima puntata continueremo con la seconda parte.
Per riascoltare la puntata…