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Intervento sulla violenza maschile contro le donne

 In Italia una donna su tre tra i 16 e i 70 anni e’ stata vittima nella sua vita della violenza di un uomo. Quasi 7 milioni quelle che hanno subito violenza fisica e sessuale. Ogni anno vengono uccise in media 100 donne dal marito, dal fidanzato o da un ex. Viene uccisa una donna ogni due giorni e mezzo. Un milione e 400 mila donne hanno subito violenza sessuale prima dei 16 anni. Un milione di donne ha subito stupri o tentati stupri.

La violenza maschile sulle donne è un’emergenza sociale, è fatto quotidiano, è un bollettino di guerra. Sui giornali si parla di episodi, ma non c’è nulla di episodico e di eccezionale, in un fenomeno che si ripete quotidianamente, sempre uguale a se stesso.

Intanto sui corpi delle donne si continua a legiferare, a parlare di sicurezza, di protezione, di vittime da difendere. I nostri corpi vengono ancora e sempre strumentalizzati per militarizzare un territorio, per criminalizzare i/le migranti, per controllare le persone attraverso la paura.

Sperimentiamo invece nella lotta che abbiamo forza e potere, che la violenza può essere agita, che dare la vita non vuol dire non saper usare la forza. Mettiamo in campo la nostra rabbia. Impariamo ad attaccare e non solo sempre a difenderci.

Impariamo che decidere tutte insieme crea autonomia, ed essere autonome abbatte le gerarchie, elimina deleghe e consente di passare all’azione.

Se ti ribelli, se alzi la testa, in casa, come fuori, sono mazzate.  Se dici no, a tuo marito, al tuo compagno, a tuo padre, al tuo ex…

Se dici no sul posto di lavoro…Se dici no manifestando il tuo dissenso in piazza…Se dici no.

Allora diventiamo tutte insieme l’eco infinito di quei no.

Impariamo a difenderci, a solidarizzare tra donne, ad autodeterminarci. Impariamo a pretendere dagli uomini che abbiamo intorno, mariti, figli, compagni di vita e di lotta, un’attenzione e una consapevolezza maggiore rispetto alle relazioni, ai ruoli. Impariamo a esigere che certe questioni – anche dentro il movimento – non siano più la politica di serie B. Impariamo a dire no, a dirlo insieme e a dirlo sempre più forte. Impariamo a pensare di essere forti, potenti e capaci di reagire. Impariamo a ribellarci. Impariamo l’autonomia.

Trasformiamo la paura in rabbia, la rabbia in forza, la forza in lotta.

Per ogni donna stuprata e offesa, siamo tutte parte lesa!

Posted in 8 marzo, acab, comunicati/volantini, controllo, corpi, femminicidi, femminismi, immagini/immaginari, migranti, no cie, no tav, repressione, resistenze, sessismo, storie di donne, violenza di genere.

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