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CONTINUANDO LA NOSTRA LOTTA …

partigianeIn occasione del 25 Aprile pubblichiamo, come ogni anno, un contributo dedicato ai diversi ruoli delle donne nella Resistenza, e lo facciamo attraverso testimonianze, memorie e storie individuali di partigiane per ricordare ancora una volta che la partecipazione delle donne alla lotta di liberazione costituì, di quella lotta, fondamento e sostanza e non, semplicemente, supporto ausiliario.

Dedichiamo quindi queste pagine alle “fattorine”, così infatti venivano definite le donne, le ragazze che distribuivano, rischiando la vita, la stampa della resistenza al nazifascismo. 

… il 25 Aprile, quando uscii, il mondo mi pareva meraviglioso, e l’insurrezione più meravigliosa ancora!…

Lina Battifora, Genova

Noi Donne, Rinascita delle Donne, la Voce della Donna, La Nostra Voce, La Donna Friulana, La Compagna, La Difesa della Lavoratrice, Donne in Lotta, La Nuova realtà: sono questi alcuni dei giornali o fogli clandestini realizzati, stampati e diffusi dalle donne durante la guerra di Liberazione su tutto il territorio italiano, dal Piemonte alla Campania, a volte con tirature limitate o di pochi numeri; ad essi si aggiungono volantini, lettere, circolari – nonché giornali e fogli di partito – la cui redazione e distribuzione costituisce enorme fattore di rischio cui le antifasciste non si sottraggono, spesso contando su una fitta rete di sostegno e complicità da parte di donne comuni: una vicina, una collega, una portiera che prestano una stanza, nascondono un pacco, avvisano se arrivano i tedeschi o le Brigate Nere.

Coraggio, fantasia, istinto e passione … da qualunque parte venisse, purché incitasse alla lotta contro il nemico, la stampa doveva essere diffusa, con tutti i mezzi e a qualsiasi rischio … queste sono le parole di Irma Zampini, che nel suo appartamento semi distrutto dai bombardamenti organizza un gruppo di donne che prepara i testi, prende accordi coi tipografi, ritira e fogli stampati e li imbusta come fossero lettere da distribuire, per esempio, ai professori affinché non prestassero giuramento alla Repubblica di Salò.

Molte donne imparano a battere a macchina, a usare il ciclostile, a usare una radio o una ricetrasmittente, altre attraversano le città a tutte le ore del giorno e della notte per raccogliere i testi che erano stati precedentemente nascosti in luoghi concordati, magari li correggono e poi li portano nelle tipografie clandestine, alcune attraversano persino le linee coi giornali nascosti addosso e li lasciano sulle porte delle case e delle cascine anche dei paesi più sperduti, altre ancora salgono sugli autobus e dal predellino posteriore gettano i fogli ai passanti …

 … ecco le loro storie …

Laura Salada, insegnante di Brescia, si alzava presto e prima di andare a scuola, lungo il tragitto, lasciava giornali e volantini porta a porta,

Ebe Flamini, a Roma, mise a disposizione la sua casa come deposito per la stampa clandestina del Partito d’Azione, di cui faceva parte dal ’43,

Dolores Romei, sempre a Roma, liberale, riuscì a mantenere intatta la rete di trasmissione del giornale di partito anche dopo l’arresto di numerosi membri del comitato di redazione,

Maria Odone, ancora a Roma, fece stampare quarantottomila copie di un volantino a sostegno dei renitenti alla leva e poi organizzò un gruppo di ragazze giovanissime che avevano il compito di distribuirne letteralmente a pacchi in tutta la città divisa per zone, lasciandoli nei bar, sulle panchine, nelle cassette della posta dei portoni aperti,

Maria Negarville, a Torino, imparò astuzie e trucchi per diffondere i primi volantini che esortavano le donne a ribellarsi al nazifascismo dalle amiche e compagne dei Gruppi di Difesa della Donna,

Ada Gobetti, sempre a Torino, indossava una pelliccia consunta, si metteva un fazzoletto in testa e carica di borsoni assumeva l’andatura di una donna anziana, inoffensiva e piena di malanni e sotto lo sguardo vigile e complice di Espedita, la sua portiera, affrontava il giro di distribuzione del materiale che teneva nascosto in casa,

Carolina Crippa, a Milano, venne arrestata perché trovata in possesso di giornali clandestini,

Anna Anselmo lasciava copie di Noi Donne nelle mense e negli spogliatoi delle fabbriche, persino nei bagni!, passando davanti alle guardie che controllavano ovunque,

Liliana Barca, figlia di un avvocato romano, entrava e usciva dal tribunale e lì lasciava volantini e giornali,

Gina Vanoli organizzò il suo Gruppo di Difesa della Donna, in totale una ventina di ragazze, in modo che la notte quattro o cinque battessero a macchina sotto il letto per non farsi sentire e le altre a rotazione andassero ad attaccare i manifesti sui muri di notte, facendo finta di uscire col fidanzato,

ad Alba le partigiane scrissero un volantino in tedesco e lo distribuirono persino nelle caserme nascondendo le copie sotto le gonne,

Domenica Florio organizzò il Gruppo di Difesa in modo che una macchina portasse ognuna in un paese diverso e lì, alle donne che stavano nei mercati o in piazza, venivano distribuiti i volantini e il giornale e persino si organizzavano comizi volanti,

Lidia Gadoni, a Ravenna, raccoglieva a casa sua le notizie raccolte dalle donne del Gruppo di Difesa nei vari punti della città, poi di notte, in un sotterraneo, stampava L’Unità e Noi Donne e al mattino organizzava la rete di distribuzione,

Edera Felici, a Torino, coinvolse tutta la famiglia: la cognata raccoglieva il materiale, lei poi spalmava di colla i manifesti e i fogli e con il marito li andava ad attaccare ai muri di notte,

Teresa Cerruti, ancora a Torino, usava la sua postazione di lavoro come cassiera al cinema Asti per raccogliere i pacchi con la stampa clandestina e poi li distribuiva ai compagni e alle compagne che li andavano a prendere,

Lina Battifora, archivista a Genova, si spostò da una casa all’altra con tutto l’archivio e i materiali della stampa clandestina fino a quando viene arrestata,

a Roma le donne composero e diffusero nell’Aprile del ’44 un manifesto indirizzato alle Potenze Neutrali, alle Nazioni e allo Stato Vaticano, denunciando in esso la distruzione di Roma e le sofferenze patite dalla popolazione a causa dell’occupazione tedesca,

in Piemonte, tra Torino e Cuneo, gruppi di giovani donne trasportavano e diffondevano con regolarità la stampa clandestina viaggiando di notte nonostante coprifuoco, oscuramento e bombardamenti,

Lina Merlin, a Milano, organizzò un gruppo di compagne e addirittura redasse un volantino destinato alle donne tedesche per incitarle alla lotta contro il nazismo,

ad Asti i Gruppi di Difesa della Donna diffusero un proclama in occasione della Pasqua del 1945, rivolto alle donne, alle contadine, alle operaie, alle partigiane e alle massaie in cui rivendicavano l’uso delle armi contro i fascisti traditori e i tedeschi oppressori,

e terminiamo con le parole di Rita Maggi, una ragazzina genovese di 16 anni, attiva nei Gruppi di Difesa, che con una decina di ragazze, divise a coppie, diffuse persino nelle caserme della milizia fascista questi particolari manifesti:

“… si avvicinava l’8 marzo del ’44 e per quel giorno volevamo che la popolazione, e in special modo le donne, sapessero che tale data andava ricordata, perciò i due giorni precedenti li trascorremmo a scrivere manifestini di tutti i colori e di tutte le dimensioni …

… ci divertivamo pensando ai musi che avrebbero fatto le Brigate Nere leggendoli!…”

Bibliografia

Ada Gobetti, Diario partigiano, Einaudi 1956

Bianca Guidetti Serra, Compagne, Einaudi 1977

Rossana Rossanda, Le altre, Bompiani 1979

Marina Addis Saba, Partigiane, Mursia 1998

Simona Lunadei, Lucia Motti, (a cura di), Archivio storico delle donne Camilla Ravera, Fondazione Istituto Gramsci, Donne e Resistenza nella provincia di Roma, Provincia di Roma, 1999

Anna Maria Bruzzone, La resistenza taciuta, Bollati Boringhieri 2003

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