I due ospedali del quartiere Vanchiglia di Torino sono sotto attacco. Il Maria Adelaide rischia di chiudere, mentre il Gradenigo è in odore di speculazione e privatizzazione. I lavoratori e le lavoratrici dei due presidi ospedalieri, per estendere la loro mobilitazione, hanno deciso di informare i cittadini e le cittadine del quartiere di quanto sta succedendo e hanno incontrato sulla loro strada il Comitato di Quartiere Vanchiglia. Comitato che naturalmente ha raccolto subito l’appello, rilanciando una mobilitazione cittadina in difesa della sanità pubblica e dei due ospedali in particolare.
Qui sul sito del Comitato Vanchiglia viene spiegata per bene tutta la storia e si annuncia la Manifestazione con corteo di questo sabato. Il ritrovo è alle ore 10.00 di sabato 13 aprile 2013 davanti al Maria Adelaide Lungo Dora Firenze 87.
Da parte nostra non possiamo far altro che cercare di amplificare la voce di chi lavora e di chi abita in Vanchiglia attraverso il nostro blog e la nostra pagina Facebook, invitare tutte e tutti alla manifestazione e contribuire con qualche riflessione in più riguardo una questione che ci tocca molto da vicino, anche e soprattutto in quanto donne. Cogliamo l’occasione per ricordarvi che tra l’altro la settimana prossima ci sarà anche la manifestazione cittadina per lo sciopero della sanità-assistenza-servizi-enti locali indetto dalla CUB “per la difesa del welfare, del benessere dei cittadini e delle cittadine, dei diritti sociali, della qualità e quantità dei servizi sociali e sanitari”. Gioedì 18 aprile si scenderà quindi nuovamente in piazza, con ritrovo alle ore 9 a Porta Susa.
Ma veniamo alle nostre riflessioni. Proviamo a chiederci che cosa significano la privatizzazione della sanità e dei servizi o per esempio il taglio dei sussidi ai disabili o agli anziani. Proviamo a chiederci che cosa vorrebbe dire in particolare per noi donne, da sempre considerate le naturali dispensatrici di cure e flucro essenziale di ogni buon focolare domestico.
Vi ricordate l’intervista che abbiamo fatto a Sonia Mitralis, compagna greca, nel corso della non stop radiofonica dello scorso 8 marzo? Vi rinfreschiamo la memoria, potete riascoltare l’intervista qui, mentre a questo link trovate i suoi documenti scritti.
Sonia ci spiegava come l’erosione dei servizi e le privatizzazioni nella sanità decise dal governo greco abbiano portato al collasso la popolazione greca, in particolare i ceti meno abbienti, in particolare le donne. Il racconto di donne costrette a partorire negli ingressi dei pronto soccorsi perchè non in grado di pagarsi il ticket per una prestazione che fino all’altro giorno era all’interno dell’assistenza sanitaria pubblica, ci fa rabbrividire. Il pensiero che tantissime donne, già pesantemente espulse dal mercato del lavoro, siano state costrette a lasciare le loro occupazioni per tornarsene a casa a badare ai figli, agli anziani, ai malati, alla famiglia, a causa della privatizzazione dei servizi, ci dà l’idea della regressione storica che è in corso.
In Grecia si sta assistendo alla distruzione di tante conquiste che le donne hanno ottenuto vendendo cara la pelle. Ecco perchè da sempre diciamo che questa crisi la stiamo pagando soprattutto noi, con un peggioramento incredibile delle nostre condizioni di vita e della qualità delle nostre esistenze, con un ritorno nel privato e nella dimensione domestica che ci riporta indietro di decenni. Ecco perchè diciamo da sempre, come compagne antagoniste e femministe che il paradigma di genere è imprescindibile in ogni analisi sociale, politica, economica, di fase, che si voglia mettere in campo. Ma purtroppo, molto spesso, le nostre piccole parole rimangono inascoltate perchè anche quel movimento che sentiamo come la nostra casa, fatica ad assumere questa contraddizione e a rivolgere il suo sguardo e il suo pensiero anche da questa – dalla nostra – parte.
Lasciare il lavoro vuol dire sacrificare la propria autonomia e tornare ad essere completamente dipendenti dalla famiglia, dai mariti, dai genitori. Sonia ci parlava dei miliardi e miliardi di euro “risparmiati” attraverso il lavoro gratuito e non retribuito affidato e svolto dalle donne che lo stato greco ha utilizzato per pagare il debito e che quindi sono finiti direttamente nelle casse delle banche e del Fondo Monetario Internazionale. Donne richiamate a rimpiazzare il welfare e lo stato sociale, donne che lavorano senza retribuzione e senza riconoscimento perchè le istituzioni non vogliono più farsi carico della cura, dell’assistenza, etc…proprio come si vorrebbe accadesse in Italia, dove il concetto di privatizzazione della sanità è stato sdoganato a destra come a sinistra ormai da anni.
Ma torniamo a casa nostra, nella speranza che la Grecia e i racconti di Sonia ci abbiano insegnato qualcosa. Ve lo ricordate il Libro Bianco di Sacconi con cui vi abbiamo ammorbate per mesi?
Quel progetto che rappresentava come ineluttabile e indissolubile il legame tra maternità, donne e famiglia, quasi a sancire la procreazione come destino di libertà per le donne, soprattutto con l’obiettivo della produttività.
Quel progetto che sanciva la sussidiarietà tra pubblico e privato. Un pubblico sempre connotato negativamente come modello fallimentare, mentre il privato veniva presentato come sinonimo di progresso ed eccellenza: sia per quanto riguarda la sanità, che per quanto riguarda le pensioni, o la scuola e la formazione.
Quel progetto che metteva nero su bianco il fatto che le donne abbiano innegabilmente un ruolo fondamentale e chiarissimo che non è possibile in alcun modo equivocare: alle donne compete la cura di bambini e anziani, è questo il loro vero lavoro, gratuito e di loro esclusiva pertinenza.
Quel progetto che diceva chiaramente che lo stato non può e non vuole più occuparsi di sanità e servizi e quindi ben vengano i privati, il volontariato sociale e naturalmente le donne, il vero pilastro della società capitalistica, perchè senza di loro non si produrrebbe nuova forza lavoro e senza di loro il sistema così com’è immaginato non potrebbe funzionare e andare avanti.
Un sistema sanitario privato è un sistema sanitario per pochi, per chi se lo potrà permettere. Per tutti gli altri ci saranno gli ingressi dei pronto soccorsi sbarrati. Un sistema di servizi provati è un sistema di servizi per pochi, per chi se li potrà permettere. Per tutti gli altri ci saranno i cancelli degli asili nido chiusi e mamme, nonne, zie, sorelle, costrette a casa per badare alla figliolanza.
Lo sappiamo che non ci sono solo gli ospedali o gli asili nido. Ci sono le comunità, i dormitori, gli assegni di accompagnamento per gli anziani, i sussidi e il sostegno per i disabili e tutto ciò che oggi ci sembra scontato ma che ci stanno cercando in tutti i modi di strappare e rubare. Rubare è la parola giusta, anche se potrebbe sembrarvi strano e fuori posto un discorso simile su un blog come questo, ma ogni tanto ci tocca pure a noi parlare come “cittadine per bene”, o meglio come gente che vive e lavora in questo mondo e con questo mondo ci fa i conti tutti i giorni, purtroppo. Dicevamo rubare è la parola giusta, perchè lor signori seduti in poltrona dovrebbero ricordarsi che i cittadini e le cittadine pagano le tasse e ne pagano pure tante. Quindi ognuna/o di noi dà una parte dei suoi guadagni allo stato perchè lo stato glieli restituisca in servizi. Questo sistema non dovrebbe funzionare così? C’era pure una pubblicità sulla RAI che pretendeva di spiegarcelo stigmatizzando gli evasori fiscali. E pure la pensione ce la paghiamo noi con anni e anni di contributi, mica ce la regala qualcuno. Idem per quanto riguarda la scuola, la sanità, i servizi. Sono gratuiti certo, perchè non li paghiamo direttamente, ma indirettamente attraverso le tasse li paghiamo, eccome.
Giusto per non concludere queste righe parlando di tasse, che ci viene la tristezza solo a pensarci, rinnoviamo l’invito a partecipare al corteo di sabato, ma più in generale a ragionare, a pensare bene a ciò che potrebbe succedere se questa deriva, e chiamarla così ci sembra già un eufemismo, non dovesse venire arginata…Da parte nostra, visto che arginare ci interessa poco, perchè il nostro orizzonte è sempre e comunque rivoluzionario, vi invitiamo a riflettere, a mobilitarci insieme, a condividere anche questa lotta…