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La salute delle donne non è merce di scambio!

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

Denunciamo la situazione insostenibile che si è venuta a creare a Susa per il reparto di Ostetricia e Nido, a rischio chiusura o nella migliore delle ipotesi di ridimensionamento. La stessa sorte è toccata a tanti altri reparti o presidi ospedalieri, presenti sui territori e funzionanti (per esempio, l’ospedale Valdese).

La Regione scrive che il punto nascite (non il reparto) sa mantenuto anche se fa registrare circa 330 parti, un numero “inferiore rispetto ai parametri richiesti a livello nazionale”. Il leghista Cota, in piena campagna elettorale, “regala” questo contentino alla Valsusa e arriva addirittura a parlare di potenziamento della struttura solo a causa delle “crescenti esigenze del territorio, come l’insediamento di migliaia di lavoratori impegnati per diversi anni nei cantieri della To-Lione”. (www.regione.piemonte.it/notizie/piemonteinforma/diario/l-ospedale-di-Susa-non-chiude-anzi-sar-potenziato.html). Così la Lega, dopo essere finita sotto inchiesta per le speculazioni sulla sanità pubblica piemontese pretende di barattare i servizi indispensabili presenti e garantiti sul territorio per le donne e per la comunità della montagna, col presunto potenziamento di altri reparti funzionali ai cantieri TAV e agli incidenti sul lavoro messi cinicamente in conto e che, in modo evidente, l’Ente considera un inevitabile effetto collaterale.

Ci sono solo promesse elettorali e non reali rassicurazioni sul mantenimento del servizio di ostetricia e ginecologia! Anzi, nel comunicato della Regione è chiaramente ribadito che solo le donne con parto fisiologico saranno accolte a Susa: le altre saranno dirottate su Rivoli. In questo modo avranno buon gioco i nostri politicanti l’anno prossimo a sostenere che il reparto di Susa deve essere chiuso perchè il numero di donne che vi partoriscono è sempre più esiguo. Lo possiamo dire perchè ad alcune di noi è stato detto che avrebbero potuto partoriore a Susa solo se avessero avuto un parto fisiologico, unicamente tra la 38esima e la 40esima settimana, non un giorno in più nè uno in meno. Per esempio, anche un’induzione del parto con ossitocina (comune nei reparti maternità) dovrà essere praticata a Rivoli.

La volontà della Regione è quella di andare verso la chiusura del reparto e il conseguente smantellamento dei servizi correlati. Non possiamo aspettarci alcun sostegno concreto dalla giunta segusina e dalla sindaca Amprino, preoccupata molto di più di far viaggiare velocemente i nostri figli su irrealizzabili treni del futuro che di farli nascere. Bisogna dire che anche le altre amministrazioni, comprese le opposizioni, non hanno brillato proponendo iniziative concrete. Molti sono pronti, invece, a svendere i beni comuni, sostenere la cementificazione della valle e il suo stupro per mano militare. La conseguenza sarà la disgregazione di una comunità che può avere un futuro solo se difendiamo i nostri diritti e ci opponiamo ai soprusi e agli autoritarismi.

E’ sempre più palese che il TAV sconvolge ogni aspetto della vita delle/i valligiane/i. Mobilitiamoci e partecipiamo all’iniziativa del 2 febbraio a Susa. FERMIAMOLI! L’ospedale è un diritto e non può essere compensazione per la distruzione del territorio.

DonneInMovimento

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