Abbiamo ricevuto questo contributo e abbiamo deciso di pubblicarlo perchè riteniamo punti l’attenzione su una questione tanto importante quanto urgente, questione di cui si parla molto poco e che rischia di cadere come una bomba sulla nostra città senza che nessuno faccia nulla per fermarla…
Qualche sera fa quasi per caso sono finita al Cinema Centrale a vedere un documentario di Jacopo Chessa sul referendum di Mirafiori del 2010 dal titolo “L’Accordo”. Lì ho incontrato un amico, compagno operaio della carrozzeria Fiat Mirafiori, nonchè Rsu Fiom.
Mi ha raccontato l’attuale situazione in Fiat. Dopo aver passato un anno a 800€ in cassa integrazione, lavorando 3 giorni al mese, a luglio sono stati richiamati a lavorare per tutto il mese per ultimare le ordinazioni della Musa oramai non più prodotta.
Inizialmente era garantito il mese pieno ma venerdì scorso, mentre erano in linea, è arrivata la notizia che quello sarebbe stato l’ultimo giorno di produzione e che la ripresa tanto promessa di settembre non ci sarà perchè il ‘mercato’ non permette di garantire la nuova produzione. Cassa a zero ore, quindi, per 2600 operai/e su poco più di 5000 delle carrozzerie (probabilmente faranno fuori i ‘meno graditi’), con un salario di circa 800€ ma anche con la sicurezza che questi non saranno chiamati a lavorare nel caso in cui qualcosa dovesse cambiare e si dovesse riprendere la produzione. Cassa a 0 ore, quindi, da luglio 2012 sino al 31/12/2013 (ricordiamo che dal primo gennaio 2014 infatti sarà a pieno regime la riforma del lavoro Fornero!).
La cosa sconcertante che mi raccontava è che se fosse successa la stessa cosa anche solo un anno fa, gli operai e le operaie avrebbero cercato di reagire, come minimo uno sciopero con corteo interno. Invece la notizia è passata senza colpo ferire, andando a colpire gli animi già depressi e feriti degli e delle operai/e.
Mi raccontava che adesso molti di quelli/e che hanno votato si al referendum, se ne sono pentiti/e ovviamente, ma erano all’epoca davvero terrorizzati/e dalle minacce sulla fuga di FIAT dall’Italia, sperando che Marchionne mantenesse la parola data. Volevano disperatamente credere di poter mantenere il posto di lavoro.
Tra le nuove regole c’è stato l’immediato abbattimento dei 10 minuti di pausa, che passano da 40 a 30…10 minuti fondamentali per riposare il fisico ma anche la mente; l’aumento dei tempi della catena in corso d’opera, ovvero, se non c’è stata la produzione richiesta il giorno/turno prima allora il caporeparto aumenta la velocità del rullo che passa i pezzi agli/alle operai/e che, ovviamente devono essere pronti/e.
All’aumento del ritmo gli operai e le operaie sono andati/e dalle Rsu presenti (ricordiamo anche che la Fiom non ha più titolo nello stabilimento, non avendo firmato il nuovo contratto), i quali, non potendo dare alcuna risposta , hanno controbattuto chiedendo se volevano fare il 730! Già… perchè l’unica proposta utile ed accettabile che avrebbero potuto dare sarebbe stata quella dello sciopero immediato, di un corteo, purtroppo però, sempre grazie alle nuove regole scioperare contro il contratto firmato e la regolamentazione non è più possibile ed il recupero della produzione è presente nelle nuove regole.
Insomma la situazione è più pesante di quello che si può immaginare.
Se, quando lavorano, le condizioni di sfruttamento e ricatto sono disumane, quando si sta fuori dalla fabbrica (cioè in cassa) la situazione non è migliore: chi ha dei risparmi attinge a quelli ma chi non li ha o non li ha terminati, si indebita fortemente oppure chi può, se ne torna nella città di origine anche se da anni non è più la città di ‘appartenenza’ (per loro e per la loro famiglia).
Il mio amico mi diceva che se non riprende la produzione, lui prevede che la ‘bomba’ sociale di Mirafiori potrebbe scoppiare tra un paio d’anni al massimo. Ultima chiccha: premio della produttività, frutto di un accordo tra i sindacati riconosciuti e azienda, premio che si basa sulla presenza…è ovvio che sono fuori le maternità e chi ha preso permessi o malattia (bastano infatti 9 giorni di assenza all’anno e si viene esclusi). Per quanto ne so le donne Fiom hanno cercato di fare qualcosa con una lettera e una mobilitazione che chiamavano in causa la Fornero, la Consigliera Regionale delle PO, etc. Ma ad oggi non c’è stato alcun esito. Pare che i sindacati amici stessero pensando ad una sorta di proporzione in base alle presenze, cosa che per la FIOM è impensabile. Va respinto totalmente questo principio, dialogare vuol dire invece accettarlo e riconoscerlo.
Penso che sarebbe indispensabile informare e risvegliare la cittadinanza su questo tema perchè davvero la bomba sociale degli operai/e di Mirafiori ed indotto (il rapporto è 1 a 4: per ogni operaio/a Mirafiori ce ne sono 4 nell’indotto) rischia di scoppiare improvvisamente. Altro obiettivo dovrebbe essere quello di cercare di ricompattare gli/le operai/e le cui volontà, forze e coscienze sono davvero state violentate da tutta questa situazione.
Giorni fa un’allieva è venuta a salutarmi: lei, la madre e il fratello tornano giù, da una nonna che mette a disposizione la casa, da una famiglia che può dare un aiuto, da un pezzo di terra che si può far fruttare…rimane solo il padre a Torino, cassaintegrato Fiat. I ragazzi sono disperati perché, nati e cresciuti a Torino, hanno il timore di un cambiamento troppo violento e totale delle loro vite. La madre è stata licenziata da una coop di pulizie. Marchionne vola per il mondo con il suo pullover blu e i sindacati offrono servizi da commercialisti. Forse ingeneroso dire a chi ha votato si “ve l’avevamo detto”…ma che sia di lezione per il futuro: contro i padroni vi è una sola strada, e non è quella che porta a rifugiarsi al sud.