Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Lettera aperta a tutti i gruppi e le realtà appartenenti e operanti nel mondo delle pari opportunità
Lettera aperta a tutte le donne.
Siamo donne lavoratrici che da anni svolgiamo un servizio prezioso per altre donne: crescere ed educare i loro bambini. Siamo educatrici di prima infanzia precarie, dipendenti del Comune di Torino, presso i Servizi Educativi. Donne che vivono la condizione di precarietà da tanti anni, svolgendo un lavoro essenziale e fondamentale come la cura dei più piccoli. Il lavoro di cura spesso nella nostra società è visto e vissuto come un lavoro invisibile e proprio per questa specificità noi educatrici rischiamo di risultare invisibili come dei fantasmi. Da settembre infatti, a causa di perversi meccanismi di gestione amministrativa che han consentito che la componente precaria arrivasse al 30% del personale, ma soprattutto a causa della fuoriuscita dal patto di stabilità della nostra Città, nei Servizi Educativi sarà impossibile procedere con nuove assunzioni, ed i servizi all’infanzia della Città potrebbero presto essere smantellati attraverso la concessione a privati di 10-15 nidi .
Circa trecento precarie ogni giorno sostengono e mantengono in vita il sistema nidi-materne della Città insieme alle colleghe di ruolo e alle assistenti educative. Scegliendo di esternalizzare si perderebbero risorse umane e professionali preziosissime, nelle quali la Città ha in questi anni molto investito anche in formazione professionale.
La storia dei nidi, li vede trasformare negli anni da meri spazi di accudimento e di assistenza a veri e propri luoghi di educazione e di cura, di vita, di benessere e di crescita psico-sociale dei piccoli, di sostegno al lavoro delle donne, permettendo e favorendo loro l’accesso al mondo del lavoro. Con la legge istitutiva 1044 del 1971 la natura dei nidi acquista una dimensione fortemente e fondamentalmente pubblica. I nidi rappresentano vere e proprie culture organizzative, nati all’interno di un processo democratico, risultato ed espressione di lotte di donne che hanno avuto a cuore la maternità e la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro delle donne stesse. I nidi sono anche il frutto di queste lotte, dove al centro delle riflessioni e dell’agire delle donne vi era innanzi tutto il corpo. La maternità è l’espressione più alta delle trasformazioni del corpo, dei vissuti e dell’intimo di ogni donna, declinata in tutte le sue forme. La maternità come evento della vita da tutelare e proteggere.
I nidi, inoltre, hanno accolto le molteplici forme ed espressioni della storia delle donne ed il pensiero della differenza, attraverso l’educare alla diversità di genere, e al rispetto di ogni peculiarità identitaria, hanno definito e definiscono ancora oggi una strada ancora tutta aperta e in divenire.
I nidi e le scuole dell’Infanzia pubblici hanno permesso che il valore della maternità e la cultura legata alla primissima infanzia assumesse un valore sociale di notevole rilevanza, permettendo alle donne di lavorare con sempre più professionalità, consentendo e sostenendo il lavoro delle donne che non vogliono rinunciare ad essere madri e ad essere presenti nella società come professioniste. Oggi l’esistenza degli asili nido pubblici rappresenta l’espressione massima delle politiche delle pari opportunità in tutte le sue forme.
I nidi sono un bene d’interesse pubblico, un bene collettivo e un diritto universale da salvaguardare, soprattutto in tempi di crisi ed in tempi dove politicamente si disinveste economicamente sempre di più sul Sistema Welfare, rischiando di compromettere drammaticamente e irreversibilmente il benessere e gli equilibri di un’ intera società. Non si possono cancellare anni di lotte delle donne, di investimento di tanti cittadini e cittadine per sostenere il diritto al lavoro delle donne, il diritto alla maternità, il diritto alla genitorialità, ma soprattutto il diritto dei bambini a non essere semplicemente accuditi, bensì ad essere sostenuti nella crescita come soggetti e come persone. In gioco c’è moltissimo, c’è la democrazia e il suo manifestarsi nel Welfare, c’è la storia delle donne italiane in questi ultimi 50 anni.Vi chiediamo il vostro sostegno, chiediamo che la nostra voce diventi anche la vostra. Vi chiediamo di leggere attentamente i nostri documenti e condividere le nostre iniziative affinché non vada perduto ciò che è più prezioso agli occhi delle donne: il diritto di vivere in libertà e pienezza la propria dimensione di genere e di cittadinanza.
Comitato Zero-Sei.com
Infanzia Bene Comune
A questo link si può firmare la petizione on line
Il prossimo appuntamento di mobilitazione è fissato per il 23 aprile 2012 dalle ore 16 con un presidio davanti al Municipio di Torino.
Durante il presidio di lunedì prossimo, noi, educatrici, maestre, assistenti educative, come sfondo del nostro dissenso utilizzeremo il nostro “agire educativo” che si esprime nel quotidiano anche attraverso il gioco. Visibilità “dell’agire educativo” come forma di protesta, come risposta pacifista per chi ha voluto che fossero usati i manganelli lunedì scorso nel momento in cui la comunità educante chiedeva con determinazione di essere ricevuta per aprire un confronto e dire fortemente NO alla privatizzazione. Noi rispondiamo con il gioco. Principio massimo educativo del nostro operare.
In che modo? Ci vestiremo di rosso per mostrare la nostra rabbia, useremo teli e accessori per colorare la piazza di rosso. Creeremo spazi di gioco destrutturato cioè con materiale semplice coloreremo la piazza con i bambini. Quindi i bambini e le famiglie saranno con noi a protestare con ciò che c’è più di creativo e pacifico: il gioco
Useremo i colori e le emozioni per sottolineare il nostro dissenso e la tutela dei bambini attraverso la tutela dei servizi educativi e la tutela del lavoro delle educatrici, maestre e assistenti educative.
La RABBIA che si trasforma in speranza, perchè UN MODO DIVERSO E’ POSSIBILE.
Venite tutti con noi in piazza con qualcosa di rosso, dipindi di rosso, teli, teloni ecc..
Perchè UN MODO DIVERSO E’ POSSIBILE.