Riceviamo dalle compagne e amiche di Lucha y Siesta di Roma e condividiamo con voi.
I diritti delle donne non si toccano!
Oggi è iniziata la campagna in difesa della casa delle donne Lucha y Siesta.
La casa delle donne Lucha y Siesta, in Via Lucio Sestio 10, occupata l’8 marzo del 2008, per ospitare l’esperienza di molte donne rischia di essere sgomberata in nome di una logica sconsiderata che ha perso di vista la centralità del bene pubblico come risorsa comunitaria.
Oggi in tante e tanti siamo andati nella sede di Atac Patrimonio perché questa società compartecipata comunale, ha deciso di vendere lo stabile di Via Lucio Sestio, insieme ad altri immobili, per far fronte alle inefficienze economiche della mala gestione capitolina. Oggi abbiamo scoperto che per vendere questo immobile, non inserito nella delibera 39/2011 che riguardava la generale dismissione del patrimonio dell’ATAC, si è rispolverata una vecchia delibera del commissario straordinario prefetto Morcone del 2008.
In 4 anni decine e decine di esperienze di vita hanno attraversato la casa e la hanno plasmata. Lo sportello settimanale grazie alla collaborazione con diversi servizi garantisce alle utenti l’orientamento e le informazioni necessari nei momenti di difficoltà, di debolezza o di violenza, i percorsi formativi e professionali intrapresi dalle donne che ci vivono, la solidarietà dei cittadini e le importanti attività, quali la sartoria professionale e il mercato artigianale, dimostrano che siamo ormai parte del quartiere.
Dall’azione di un gruppo è nato un lavoro sinergico fra diversi soggetti che mettendo a frutto le risorse territoriali hanno trasformato un posto abbandonato in un luogo di incontro e di ascolto, di condivisione e di discussione riconosciuto a livello cittadino.
Non accettiamo che l’amministrazione pubblica appoggi la svendita del patrimonio pubblico in nome dell’interesse privato e della rendita speculativa. I percorsi che nascono, che valgono e che rispondono alle esigenze del territorio devono essere rispettati e difesi .
Oggi abbiamo messo in campo solo la prima battaglia della nostra guerra a chi continua a negarci diritti, a strumentalizzare la violenza sulle donne per mettere in campo politiche securitarie contro gli ultimi, a distruggere il patrimonio pubblico della nostra città, a svendere ogni possibilità di cambiamento.
Noi non ci stiamo! Caro Sindaco Lucha y Siesta non si vende! Quell’immobile è già stato valorizzato dal lavoro e dall’impegno di tante donne di questa città!