Facciamo Breccia sfilerà l’11 giugno per le vie di Roma durante l’Europride 2011 rivendicando autodeterminazione, liberazione, laicità, antifascismo, antirazzismo e antisessismo. Ecco dal loro sito il testo di convocazione della manifestazione.
Nel giorno in cui i movimenti LGBTIQ europei si danno appuntamento in Italia per la consueta sfilata dell’orgoglio, pensiamo sia quanto mai necessario partecipare a questo percorso rilanciando i ragionamenti politici che abbiamo sempre prodotto e dai quali ci posizioniamo come femministe, lesbiche, trans e gay di fronte al pensiero unico del neoliberismo, all’Europa dei mercati, al trattato di Schengen e alle politiche razziste e securitarie. Essere europee/i in questo momento significa essere coinvolte/i, nostro malgrado, nella difesa ad oltranza dei confini del continente per impedire la possibilità di circolazione di tutte le persone che fuggono dalla miseria e dai propri paesi di origine, alla ricerca di una vita migliore, degna di essere vissuta.
Essere cittadine/i europee/i ci investe delle più grette retoriche sui nostri corpi chiedendoci il conto della nostra partecipazione al bene comune, attraverso politiche razziste e neofasciste. Il neoliberismo risponde ad una delle più grandi crisi che lo abbiano mai investito, distruggendo le ultime possibilità di welfare e rafforzando, insieme al contributo delle gerarchie vaticane, l’ideologia della famiglia.
Rivendichiamo quindi la nostra laicità come sottrazione al potere teologico ed etico espansionista del vaticano, ma anche come sottrazione al potere economico, politico e militare degli stati europei. Entrambi perseguono il medesimo scopo: perpetuare la supremazia dell’Europa “bianca e civilizzatrice”. I diritti di cittadinanza delle soggettività LGBITQ, all’interno di quelle che abbiamo definito “democrazie sessuali”, passa direttamente per la negazione dei diritti di cittadinanza di altre soggettività che sono poste al di fuori dei meccanismi di inclusione, perchè appartenenti ad altre culture, ad altre religioni, ad altre etnie, soprattutto perché soggetti “destinati” allo sfruttamento. Il rafforzamento e la difesa dell’identità di un’Europa bianca, cristiana, eterosessuale e borghese, passa attraverso i meccanismi della paura e dell’assedio e attraverso l’esclusione, il respingimento, la detenzione nei CIE (veri e propri lager del ventunesimo secolo) di chiunque attenti ad essa. E’ attraverso le politiche securitarie, basate sulla retorica della difesa di quelle categorie considerate “vittime”, in particolare proprio le donne e le soggettività LGBTIQ, che la difesa della Fortezza Europa viene fatta passare sui nostri corpi. La “guerra al terrore” passa tanto attraverso il bombardamento dei paesi in cui le donne portano il burqa, quanto attraverso i bombardamenti mediatici sull’ “allarme stupri” o sull’ “emergenza omofobia”. Questi ultimi, anziché denunciare la violenza dell’eterosessismo, strutturale nelle nostre società, criminalizzano i migranti, disegnati tutti come maschi, adulti, sessisti e omofobi e ci conducono direttamente alle sfilate “contro tutte le violenze” a braccetto con un sindaco che porta al collo la croce celtica, o alla richiesta di più controlli, più sorveglianza, più polizia, più repressione.
I nuovi fascismi si stanno assumendo il ruolo di paladini nella difesa delle “vittime”, presentando l’occidente come il migliore dei mondi possibili in procinto di essere travolto dalla barbarie e dall’inciviltà, e presentando loro stessi come gli strenui difensori di quelle categorie che non sono capaci di difendersi autonomamente, perché deboli e costituzionalmente inadatte. Per stare dentro ai canoni della cittadinanza viene chiesto alle donne e alle soggettività LGBTIQ di non avanzare pretese di autodeterminazione, di essere decorose e rispettabili, di stare al proprio posto, di sventolare il tricolore e cantare l’inno di Mameli, di avere fiducia nell’Europa delle banche e della moneta unica. In una parola: di essere innocue/i, docili e brave/i cittadini/e. All’interno di questa situazione dobbiamo fare un discorso a parte per le persone trans, escluse a priori da qualsiasi possibilità di cittadinanza, escluse dalla possibilità di avere un lavoro e, molto spesso, rinchiuse esse stesse dentro i CIE, perché senza documenti, perché esse stesse migranti/immigrate. Le persone trans si trovano ad incarnare e a vivere sulla propria pelle la trasgressione dalla norma eterosessuale e l’incasellamento binario dei generi, per essere poi perseguite attraverso il ricatto del permesso di soggiorno o della non appartenenza alle etnie e alle classi sociali dominanti.
Rifiutiamo radicalmente ogni forma di vittimizzazione e ogni forma di cittadinanza e di inclusione delle donne e delle soggettività LGBTIQ in nome di politiche razziste e fasciste che creano ad arte un clima di paura e di intolleranza, criminalizzando le persone migranti/immigrate e lasciando a noi le briciole dell’elargizione di diritti finora mai effettivamente realizzata. Ad una politica omo-nazionalista basata sulla nostra adeguatezza alle categorie dei mercati, alla nostra capacità di consumo, alla nostra rispettabilità e alla nostra innocenza e bianchezza, rispondiamo: no grazie!
Alla retorica della nostra possibile inclusione in una società familista ed eteropatriarcale, che trova la sua ragione d’essere nell’esclusione delle persone migranti/immigrate, preferiamo la pratica politica dell’autodeterminazione e della liberazione, partendo da noi stesse/i, dai nostri corpi, dalla nostra capacità di costruire relazioni e percorsi di liberazione.
La nostra identità non è nazionale!
Appuntamento l’11 Giugno 2011 alle ore 15 in Piazza dei Cinquecento per uno spezzone auto-determinato, antisessista, antifascista, antirazzista.
Coordinamento Facciamo Breccia