Ieri mattina si è tenuto il consiglio della Regione Piemonte. Tra i punti previsti all’ordine del giorno vi era la relazione annuale del Difensore Civico (in questo caso l’avvocato Antonio Caputo), il cui compito dovrebbe essere quello di tutelare i cittadini e le cittadine in riferimento a carenze, disfunzioni, abusi o ritardi di pubblici uffici chiedendo conto all’amministrazione del suo operato riguardo al reclamo presentato.
Mentre nel palazzo della Regione si apriva l’assemblea del consiglio, fuori si formava un presidio dei comitati contro il nucleare insieme ad un presidio di donne contro la Delibera Ferrero che già nel dicembre 2010 avevano richiesto l’intervento del Difensore Civico affinchè si pronunciasse su alcuni punti del protocollo. In una settimana erano state raccolte ben 412 firme di cittadini e cittadine che si opponevano all’ingresso del Movimento per la vita nei consultori pubblici.
Non appena sono stati appesi gli striscioni, la polizia si è schierata a difesa del portone del palazzo della Regione, impedendo l’ingresso a chiunque volesse entrare per ascoltare la seduta pubblica. Pare che lo stesso Consiglio Regionale avesse dato mandato di tener fuori i/le manifestanti per una questione di ordine pubblico.
Nel frattempo, in aula, alle ore 11.00 (la seduta è stata rimandata per ben 2 volte per mancanza del numero legale!) iniziava il consiglio. Dopo aver letto l’odg, un consigliere dell’opposizione, venuto a conoscenza del divieto di accesso alla seduta, ha sollevato la questione chiedendone la motivazione alla presidenza, con la richiesta di far entrare in aula tutti i cittadini e le cittadine fino a riempimento della stessa (in quel momento erano presenti solo 4 uditori) indipendentemente delle proprie opinioni e dalla propria posizione politica. La risposta della presidenza è stata che le autorità competenti avevano ritenuto necessaria questa misura per una questione di ordine pubblico. A quel punto il consigliere ha ribadito che, essendo l’assemblea a porte aperte, non si poteva e non si doveva negare il diritto di assistere al consiglio. Dopo aver preso visione delle relative norme di comportamento, il consigliere ha richiesto, almeno, la possibilità dell’ammissione di una delegazione di una paio di persone. Il Presidente ha rilanciato con una controproposta che prevedeva l’inizio della seduta per poi trattare la questione nella seconda parte della stessa, poiché i/le manifestanti erano in presidio per un motivo che non riguardava la relazione del Difensore Civico. Evidentemente il Presidente non era nemmeno informato delle motivazioni e della composizione dei/delle manifestanti, tant’è che ha accordato il proseguimento dei lavori con gli altri mal informati consiglieri regionali, probabilmente troppo distratti dalla lettura dei quotidiani e dai loro portatili accesi su facebook…
A questo punto il Difensore Civico ha iniziato la sua relazione annuale, nella quale, tra i vari aspetti, ha sottolineato l’aumento delle richieste dei cittadini e cittadine di intervento (690 nel 2009 contro circa 1200 del 2010) proponendo un maggior riconoscimento come Pubblico Servizio a garanzia della propria imparzialità tra le parti.
Nel frattempo la contrattazione all’esterno otteneva che 3 delegate del presidio potessero partecipare all’assemblea del consiglio regionale. Le donne accompagnate e sorvegliate a vista dalle guardie, sono state controllate accuratamente, le borse e le tasche perquisite.
Tra i vari interventi di ringraziamento bipartisan per le attività svolte dal Difensore Civico, l’opposizione ha sottolineato che il 50% circa delle richieste di intervento sono state fatte proprio in ambito sanitario e assistenziale, riconoscendo questi come i punti più deboli dell’amministrazione regionale attuale. Nel proprio intervento, il consigliere Andrea Stara ha focalizzato l’attenzione sul pronunciamento del Difensore Civico rispetto alla richiesta di oltre 400 cittadini e cittadine sulla Delibera Ferrero nello scorso dicembre 2010.
Ricordiamo che il Difensore Civico aveva già risposto a queste richieste nel Gennaio 2011, esprimendo la propria preoccupazione a riguardo ed inserendo tra i destinatari dell’esposto, tra gli altri, anche l’Assessora Ferrero, la quale non ha ritenuto ad oggi (e siamo a fine marzo), di dover dare alcuna risposta, né tanto meno di aprire un confronto sulla questione, nonostante abbia espresso, in alcuni consigli regionali, la propria disponibilità ad esporre (ma non discutere) la delibera. Il Presidente del consiglio Regionale ha risposto che si impegnava a rimandare la richiesta di risposta in sede di IV Commissione (che agisce anche in materia di sanità), che si riunirà oggi, 30 marzo.
Di fronte a questo impegno che la Giunta si è assunta ed in attesa della prossima sentenza del TAR dell’8 giugno (anche questa aperta al pubblico), dobbiamo continuare a mobilitarci, ad (in)formarci e informare…sempre in allerta e pronte davvero a tutto, per impedire che questa scellerata delibera entri in vigore e il Movimento per la vita possa entrare a tutti gli effetti nei consultori pubblici.