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Piccole storie ignobili

In Italia 7 medici su 10 sono obiettori di coscienza, quasi 6 su 10 per quanto riguarda gli anestesisti, quasi 5 su 10 per il personale non medico. Si stima, per difetto, che il numero di aborti clandestini sia intorno ai 15.000 all’anno. Una donna su sette nel mondo muore per complicazioni legate ad aborti effettuati in condizioni mediche e igieniche non idonee.

 … sul totale degli obiettori di coscienza, più del 70% sono uomini…

…negli ospedali in cui viene introdotto il cosiddetto gettone per chi effettua interruzioni di gravidanza, capita che medici e anestesisti si scoprano non obiettori…

In occasione del 25 novembre, Giornata Internazionale contro la Violenza Maschile sulle Donne, pubblichiamo alcune testimonianze, per ricordare che la violenza sui nostri corpi ha molte facce.

Nord Italia, ospedale convenzionato, giovane donna si reca presso uno degli ambulatori specialistici interni per disturbi legati alla malattia genetica di cui soffre, scopre di essere incinta, viene avvicinata da un’infermiera sulla cinquantina che la prende sottobraccio e le propone, nel caso, di indirizzarla presso un ginecologo che lavora nella medesima struttura e che pur professandosi obiettore, esegue aborti nel proprio studio. Nonostante il rifiuto, le infila in tasca un foglietto.

Nord Italia, ospedale pubblico, gruppo di donne in attesa della visita ginecologica preliminare all’ i.v.g., nella saletta, pur preclusa ad amiche o parenti delle pazienti, viene fatto entrare un uomo che tenta di portare via una tra le più giovani delle donne presenti, più volte pronunciando a voce alta la frase “che ci fai tu in mezzo a queste assassine, tu non sei come loro”. Nessun operatore sanitario interviene, pur essendo un momento molto delicato per tutte e nonostante alcune siano visibilmente shoccate. La ragazza si lascia convincere e va via.

Nord Italia, ospedale pubblico, giovanissima donna migrante, nigeriana, ricoverata d’urgenza probabilmente a seguito di un tentativo di interrompere la gravidanza attraverso l’ingestione di dosi massicce di farmaci contro l’ulcera, viene interrogata da tre poliziotti, due uomini e una donna, mentre si trova a letto, stordita e dolorante. Parla male l’italiano, firma un foglio di carta senza avere la minima idea di cosa vi sia scritto sopra. I poliziotti si allontanano dal letto solo dopo le proteste di un gruppo di pazienti. Un’infermiera fa presente che la paziente deve essere medicata e che devono proprio uscire dalla stanza. La porta viene chiusa ma sino all’ ultimo i poliziotti apostrofano la ragazza dicendole che aspettano fuori e che torneranno.

Nord Italia, ospedale pubblico, una coppia scopre che il feto presenta gravissime malformazioni e chiede di poter effettuare un aborto terapeutico nei termini di legge, tutti i medici cui si rivolgono rifiutano di intervenire in quanto obiettori. Il tempo passa, i due si rivolgono ad un ginecologo di un’altra regione ed effettuano l’intervento appena entro i limiti previsti.

Sud Italia, ospedale pubblico, una signora effettua un aborto terapeutico dopo una diagnosi in cui si  evidenziano gravissimi danni al sistema cerebro spinale del feto, viene ricoverata e lasciata senza alcuna cura o assistenza da parte dell’intera equipe presente in reparto, in una sala con la sola presenza dei familiari. Tutto il personale sanitario si era dichiarato obiettore.

Centro Italia, ginecologo di fiducia rifiuta di avviare le pratiche per un aborto terapeutico per una sua paziente, la signora si rivolge al consultorio ma non è possibile rispettare i tempi effettuando l’intervento nella sua regione. Tramite una conoscente viene a sapere che è possibile recarsi in Francia, Nizza, o in Svizzera, Zurigo, soprattutto in casi come il suo. La donna parte appena possibile,  decide per la Svizzera. Quasi la metà delle pazienti che incontra è italiana.

Centro Italia, impossibile abortire in un’intera provincia, il 100% del personale sanitario si dichiara obiettore, una giovane donna è costretta a spostarsi nelle regioni limitrofe, il tempo passa e le assenze dal lavoro si moltiplicano, il contratto è a termine e non viene rinnovato. La situazione viene resa pubblica, la provincia decide di  stipulare un contratto ad hoc con un medico non obiettore proveniente da fuori.

Sud Italia, ospedale pubblico, giovane donna viene prima offesa e poi trattenuta e malmenata da un anestesista appena prima dell’intervento di interruzione volontaria di gravidanza, la paziente era agitata ed evidentemente non sufficientemente sedata, l’operatore, poi sospeso dal servizio, si giustifica dicendo che credeva si trattasse di una tossicodipendente.

Posted in 25 novembre, aborto, autodeterminazione, storie di donne.

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  1. #save_194 di Mercoledì: rassegna stampa del 5/12/2012 « #save194lazio linked to this post on 12/05/2012

    […] possibile,  decide per la Svizzera. Quasi la metà delle pazienti che incontra è italiana.” continua a leggere Il Fatto Quotidiano, 26/11/2012: mentre in Italia l’accesso alla contraccezione di emergenza […]