Skip to content


Cantami o diva…

Riceviamo da un’amica e volentieri pubblichiamo

Care compagne,
sono nata in Germania, figlia di un italiano e di una tedesca, vivo ad Atene con mio marito, greco, e le mie figlie. Fino a qualche anno fa ci guardavano tutti come dei pazzi o degli incoscienti, se non proprio, come ebbe a dire mio padre, degli emeriti imbecilli, dato che avevamo scelto di stabilirci in Grecia invece di approfittare dei vantaggi, innegabili, della ricchissima Monaco.
Oggi guardano mio marito come un eroe omerico e io mi sento trafiggere dalle stesse occhiate che, sono sicura, puntavano dritto al cuore dei cittadini americani d’origine asiatica durante la seconda guerra mondiale…ho vissuto un unico momento di gloria, esclusivamente per la mia metà italiana, solo pochi giorni fa, quando l’Italia ha sconfitto e buttato fuori dagli Europei la Germania: qui non c’è alcun bisogno di penne epiche per tracciare parallelismi tra calcio e politica economica!

Vi voglio però raccontare come stiamo vivendo, mie personalissime istantanee al femminile da un paese devastato ma non rassegnato e neppure sottomesso.
La prima: mia suocera che  si mette a cucinare cibo che né congela, tra noi non usa, né prepara per le nuore…dove diamine va a finire? stupore generale fino alla scoperta di una sorta di mensa popolare su base volontaria nel quartiere…che razza di sconvolgimento debba avere dentro questa anziana signora greca cui non è mai mancato nulla io non me lo immagino neanche.
La seconda: una collega mi racconta di aver sentito che alcune donne hanno partorito sul pavimento dell’ospedale, non avendo i soldi per pagare un’assistenza che lo stato non copre più. Non ci credo io e non ci crede lei, insomma questa è grossa, anche se sappiamo bene in che condizioni sia la sanità in Grecia, ma poi lo leggiamo sui siti di movimento e sui giornali stranieri…come quando il ministro dell’istruzione disse che non era vero che i bambini in Grecia svenivano per la fame in classe per poi essere smentito dall’Unicef e qui ci vorrebbe un punto esclamativo ma non me la sento proprio di esclamare niente.
La terza: alcune settimane fa, dopo un’altra giornata di assedio al parlamento, manifestazioni cariche lacrimogeni, una battaglia insomma, la mia amica mi dice, mentre tossisce e sputa e piange, non so se mi sento più come una donna di Sarajevo nel 1992 o come una di Buenos Aires nel 2001 ma so che i mandanti sono gli stessi.
Ecco altre notizie vere dalla Grecia.
Un abbraccio,
A.

Posted in anticapitalismo, crisi/debito, pensatoio.