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Che ne è della Delibera Ferrero?

Un aggiornamento

La Casa delle Donne di Torino, in data 14 dicembre 2010 e, successivamente, A.C.T.I.V.A. DONNA, associazione femminile che ha come scopo la promozione dei diritti e delle Pari Opportunità, hanno presentato, entro il termine utile del 27 dicembre 2010, il ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale contro il “Protocollo per il miglioramento del percorso assistenziale per la donna che richiede l’interruzione volontaria di gravidanza”, proposto dall’assessore regionale alla sanità Caterina Ferrero e approvato dal Consiglio Regionale del Piemonte in data 15 dicembre.

La Casa delle Donne di Torino, rappresentata dalle avvocate Mirella Caffaratti e Arianna Enrichens, ha impugnato la deliberazione della Giunta, con la quale, lo ripetiamo, viene consentito l’ingresso esclusivamente alle associazioni cosiddette “pro-vita” nei consultori famigliari pubblici e ai volontari di tali associazioni viene riconosciuta la possibilità di effettuare il primo colloquio con le donne che intendono intraprendere il percorso di interruzione volontaria della gravidanza, al pari e indifferentemente rispetto al personale sanitario.

Il ricorso è fondato sulla convinzione, ampiamente e esaurientemente motivata nelle oltre 30 pagine che le avvocate hanno redatto, che tale provvedimento sia illegittimo e fortemente lesivo dei diritti, della dignità e dell’autodeterminazione delle donne.

Esso viola la legge 194/1978, viola le leggi nazionali e regionali istitutive dei consultori, legge regionale 39/76 e nazionale 405/75, viola il principio di eguaglianza espresso dall’art. 3 della Costituzione Italiana, in quanto autorizza l’ingresso nei consultori pubblici alle sole associazioni che abbiano nello statuto la difesa della vita sin dal concepimento, requisito soggettivo nel testo della delibera, nonché gli articoli 2 e 32, e viola, infine, tutta la normativa in materia di protezione dei dati personali, DL 196/2006, infatti, lo precisiamo nuovamente, gli attivisti del Movimento per la Vita non sono vincolati al segreto professionale.

Ne abbiamo avuto del resto un esempio in occasione della lettura pubblica, durante l’ultimo incontro del ciclo formativo “Maternità Oggi” organizzato per i volontari del MpV nel dicembre scorso, delle lettere scritte alla consulente familiare Benedetta Foà dalle sue pazienti…

Questi sono, dunque, i punti cardine sui quali si è fondato il ricorso.

Ricordiamo che nell’impugnare la delibera presso il TAR è stato richiesto l’esame d’urgenza, e infatti l’udienza, dopo le notifiche ai soggetti interessati, vale a dire la Regione Piemonte e il Movimento per la Vita, è stata fissata in data 19 gennaio, in Camera di Consiglio, quindi non in udienza pubblica, accorpando i due ricorsi presentati, appunto, da Casa delle Donne e ACTIVA DONNA, rappresentata dall’avvocato Antonio Ciccia.

Che cosa è accaduto?

Un dato importante risiede nella presentazione, come resistente al ricorso, non solo della Regione Piemonte e del Movimento per la Vita di Torino, ma del Movimento per la Vita Nazionale, come federazione che raccoglie i movimenti e i centri di aiuto alla vita su tutto il territorio italiano, rappresentato direttamente dal suo fondatore e presidente, Carlo Casini (affiancato da due avvocate…), a dimostrazione della volontà, peraltro espressa da Casini in una conferenza stampa appositamente convocata, di difendere la delibera fino in fondo così com’è e, inoltre, a smentita di ogni possibile voce di eventuali modifiche da parte dell’assessore Ferrero, voci circolate nei giorni immediatamente successivi alla notifica dei due ricorsi, quasi a voler intervenire politicamente e non a livello giudiziario.

Ma il Presidente della Regione Roberto Cota ha precisato nuovamente che non intende cambiare una virgola del testo.

Altro dato, che ha fatto nascere un sia pur trattenuto ottimismo, il parere espresso dal difensore civico avvocato Antonio Caputo in merito alla delibera, a seguito della presentazione di ben  412 richieste di intervento giunte al suo ufficio, da cittadine e cittadini e associazioni.

Al termine delle 17 pagine in cui precisa e definisce contenuti e finalità del suo intervento, il difensore civico, dopo aver sollevato le questioni della compatibilità con la 194, della privacy, del ruolo e della funzione dei consultori, dei requisiti delle organizzazioni di volontariato e della laicità dello stato, sollecita ad una “buona amministrazione”, che , nel senso della legalità, realizzi  “ogni attività intesa alla verifica di coerenza della delibera in oggetto ai principi e alla legislazione di riferimento, salvo restando ogni ipotetico profilo di illegittimità”.

Ma torniamo al 19 gennaio: il presidente Vincenzo Salamone, affiancato dal consigliere Paolo Lotti e dalla relatrice Manuela Sinigoi, si è riservato di esaminare insieme i due ricorsi,  Casa delle Donne e ACTIVA DONNA, e ha rinviato al 8 giugno l’udienza che considererà nel merito la delibera, una data che, tenendo presente i due anni in media di tempo per l’ assegnazione delle udienze, è da ritenersi davvero vicina, a testimonianza della volontà di effettuare la discussione di merito quanto prima, riconoscendo, di fatto con questa calendarizzazione, l’importanza della questione.

Seppur non ufficialmente, ribadiamolo, la delibera è sospesa: ovviamente le avvocate della Regione Piemonte non potevano in sede di camera di consiglio prendere impegni in tal senso, il riferimento è alle precise indicazioni del TAR, che ha ritenuto necessario una valutazione nel merito in tempi brevi; se dovessero essere tuttavia realizzati atti attuativi della delibera stessa, per esempio per quanto riguarda l’istituzione del registro e/o degli elenchi di iscrizione nelle ASL delle associazioni di volontariato e privato sociale, essi saranno immediatamente impugnati da chi ha presentato il ricorso.

Facciamo notare come, in ogni caso, dopo l’udienza del 19 non è stato dato seguito, in assessorato, ad alcuna attività di attivazione della delibera Ferrero: si rimane fino all’8 giugno in una sorta di situazione di congelamento, ma con la massima attenzione da parte nostra, anche dentro i consultori.

Una riflessione, in conclusione, riguarda la condotta politica e legale del Movimento per la Vita, ben deciso a difendere la delibera, e questo ci pare naturale, ma, soprattutto, assolutamente consapevole di come  in Piemonte si stia giocando una partita di rilevanza nazionale: pur trattandosi di un atto amministrativo e non legislativo, come Carlo Casini vorrebbe, la delibera viene considerata una sorta di sondaggio per capire fino a che punto spingersi per quanto riguarda interruzione volontaria di gravidanza e limitazione del principio di autodeterminazione, e quali possono essere le reazioni politiche, sociali e dell’opinione pubblica, a fronte dell’obiettivo dichiarato, e di reale interesse, vale a dire una legge nazionale che proceda lungo il solco indicato in Piemonte e nel Lazio, passando per la Lombardia, e termini in una modifica sostanziale, a più di trent’anni di distanza dalla sua approvazione, della legge 194, snaturando, come logico e non sgradito esito, di smantellare i consultori pubblici non solo per quella parte, pur minima, di attività che riguarda l’aborto.

Noi non ci stiamo.

*Ringraziamo in particolare la Casa delle Donne di Torino per il ricorso e per tutte le informazioni tecniche in merito fornite e condivise nel corso delle assemblee indette sul tema alle quali abbiamo partecipato.

Posted in autodeterminazione, consultori, corpi, delibera ferrero, iniziative.